sabato 30 dicembre 2017

ANIMA

E poi metti le luci di un albero di Natale, la stanza buia, la penombra. Metti la notte, fuori, l'inverno oltre la finestra, metti le labbra morbide, le stelle che si accendono, metti le tue braccia, le canzoni che si scrivono, metti che sono felice, metti i poeti che parlano alla luna, le fontane che zampillano, i fiori che non sanno e vivono. Metti che sei tu, metti che mi fai un po' paura, metti che sorridi, metti che é bellissimo, metti un orizzonte, una costellazione lontana, un' esplosione di stelle, e poi ancora la notte, le luci di Natale, il mio cuore per te, e tu, solo tu.

MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE - una recensione

Un libro che ha in copertina una formula matematica, una equazione che abbina lettere greche e segni e grafie scientifici. Non ci si aspetterebbe mai di stringere tra le mani una storia d'amore, un romanzo sull’amore e sulla vita.
Manuale di fisica e buone maniere è un libro gentile e allo stesso tempo lucidamente implacabile, un romanzo che abbina scienza e letteratura, per descrivere la drammaticità di una condizione umana bloccata nell’incapacità di vivere pienamente, o di vivere secondo la norma, secondo schemi, “leggi” e regole convenzionali, come i più fanno.
"É la storia di occasioni mancate” di un Lui e una Lei, accompagnati da un passato tragico, entrambi alla ricerca di una propria dimensione, o forse entrambi rassegnati ad andare incontro a se stessi e al proprio destino, nonostante i tentativi di determinare se stessi e la propria autenticità. Ed é così che le leggi della fisica diventano sistema duale e speculare di interpretazione e di riferimento, una lente d’ingrandimento sotto la quale si riflettono e si definiscono i due protagonisti e la loro storia, come i pianeti e le orbite su una grande cartina del sistema solare, come i quanti in un sistema entropico e di riferimento, come su un moto rettilineo ed uniforme e le sue variazioni o sull’attrazione spazio-tempo. 
Daniele Germani scrive un romanzo intenso, un romanzo permeato da una “scientificità” e da una poesia assolute.
 Non è un caso che questa “dualità”, questa duplicità tra uomo e scienza, tra vita biologica e vita interiore, tra universo e io, tra leggi fisiche e moti del cuore si ripercuota in tutto il libro, nella strutturazione stessa dei capitoli ( correlati dalla numerazione tipica dei manuali scientifici e opportuna nomenclatura) e a cominciare fin dal titolo, lì dove un compendio normativo si abbina o antepone a un canovaccio di buone maniere, a un modus vivendi o leggi non scritte, che altro non sono che un tentativo per essere, o imparare a vivere. 
E così, noi che pure siamo fatti di materia, ci sottraiamo al moto dei corpi perché influenzati da altre “leggi”, da forze invisibili e incomprensibili a cui non sappiamo opporci. "Il senso di colpa, l’odio, l’affetto, l’amore”, sono forze non osservabili, ma che regolano le nostre vite, che ci espongono alla vita e ci rendono vulnerabili, che ci mettono di fronte all’amore e soprattutto alla possibilità del dolore, e cercare di rinunciarvi equivale appunto ad una vita a metà, ad una “non-vita”.
Così come il gatto di Schrodinger e la scatola chiusa, a metà tra ”essere vivo” o “essere morto”, potenzialmente e apparentemente vivo o morto. Così come il cielo di Londra, senza stelle eppure pieno di stelle, o la cometa di Halley, che é visibile ogni 77 anni una sola volta per ognuno, ed é già passata, sotto un cielo di nuvole e carico di pioggia. 
Ma così come le nostre vite sono influenzate da eventi incontrollabili, queste non sono determinate interamente da leggi ineludibili. C'é una possibilità di scelta, cui l’uomo non può sottrarsi, una minima possibilità.
 E qui arriviamo all’equazione di Dirac che descrive il fenomeno dell’entanglement quantistico, e che forse va oltre le azioni di ognuno e la vita stessa, la formula fisica dell’amore: “due particelle provenienti da uno stesso campo elettromagnetico, una volta liberate continuano a mantenere un legame tra di loro”. Ognuna continuerà ad influenzare l’altra anche se lontane e irraggiungibili, perché non saranno piú due sistemi distinti, ma ormai costituiranno un unico sistema.

Lui e lei, i protagonisti del libro di Germani, le cicatrici se le portano dentro. Ce l’hanno sulla pelle, l’una sulla mano e l’altro rappresentata da una gamba zoppicante, e ce l’hanno nella vita, in quella vita che è come un sistema entropico, in cui forse non bastano un manuale di fisica e uno di buone maniere, per vincere la solitudine ed essere davvero felici.  

di Laura D'Angelo

foto di Antonino Vicoli



Cerimonia di premiazione Premio letterario "R. Artese"- città di San Salvo - V edizione

http://www.premiosansalvo.it

venerdì 29 dicembre 2017

NOTTE DI FINE ANNO

Caro 2018,
mentre ti scrivo mi chiedo quanti sogni ci siano sotto il cielo, quante preghiere, quante attese per questo nuovo anno che sta per arrivare. Mi chiedo quanti sguardi all'insú, quanti desideri, quante speranze racchiuse in una notte, e capisco che alla fine siamo davvero tutti uguali, e non fa differenza, se ognuno ha il suo sogno o desiderio da portare con sé in una notte come questa.
E cosí quello che ti chiedo è di ascoltare i cuori della gente. Di guardare oltre le piccole storie di ogni giorno, oltre i lustrini dei vestiti della festa, oltre i malumori, oltre i sorrisi pieni di tristezza, oltre le lacrime piene di stanchezza, oltre le parole che non dicono nulla, oltre i gesti che non sanno di niente, e di portare a tutti un po' di serena felicità. Di portare un desiderio realizzato, un incontro fortunato, un messaggio inaspettato, una buona notizia, un sogno che si avvera, un sogno in piú.
Sai, in queste notti di festa a volte io mi sento un po' triste. Triste per i giorni che finiscono, come i tramonti, per gli abbracci che mi mancano, per le corse a perdifiato per la strada che si fanno sempre piú lontane, e vorrei respirare un po' piú forte, per tenerle con me, per non perdere le immagini sbiadite di una rincorsa verso il tutto e verso ogni nuovo continuo divenire. Sai, io a volte sono un po' appiccicosa, e vorrei che le cose che amo non finiscano mai, vorrei tenerle strette, stringerle forte, ripetermi il loro nome, vivere di queste e per queste, proteggerle, amarle e amarle ancora. Non mi piacciono i cambiamenti, anzi a dire il vero mi fanno paura, così come le cose che ci prendono il cuore, ci rubano l'anima e subito scompaiono, finiscono, o semplicemente si trasformano, e ci insegnano a diventare grandi, ad imparare dalla vita, da noi.
Ma il segreto di ogni tramonto é l'alba che ogni nuovo giorno porta con sé. Ed é per questo che per ogni anno che finisce ce n'é uno nuovo che ci aspetta. E forse mentre il mondo spara in cielo le proprie felicitá, dovrei essere felice anche io per questo.
Così per questo nuovo anno ti chiedo ancora tanto sole. Ti chiedo di potermi guardare dentro e fuori ed essere sempre me stessa, di metterci il cuore, tanto al resto ci pensa la vita, e di poter essere sempre la parte migliore di me. Ti chiedo abbracci veri e profondi in cui rifugiarmi, sguardi che sanno scaldare, parole che sanno ascoltare, incontri per cui valga la pena, baci come poesie, e incanti sulla pelle che profumano di felicitá, pieni di significato, pieni di te.
Ti chiedo di fare spazio...nel casino di questo cuore, che si affeziona ama tanto e non impara mai, ti chiedo spazio, tanto spazio, nient'altro se non per te.


mercoledì 27 dicembre 2017

COSE CHE HO IMPARATO DA POCO (A SCUOLA)


- Il motore non é soltanto una parte della macchina ma esiste davvero

-Anche la ruota dentata esiste sul serio
(e si puó calcolare)

-Quando ti arrabbi ti arrabbi davvero
(solo che ti senti dire che sono le donne che quando si arrabbiano urlano!)

-I ragazzi non studiano ma in compenso sanno copiare benissimo

-Le palme che tende Foscolo...le palme?! cosa sono 'ste palme?!

-Tra proposte di morte e proposte di matrimonio il passo é breve
(quale accettare?!)

-Mai lasciare sciarpette in giro...troverai qualcuno che le respirerà e annuserá
(mi é successo davvero!)

-I doppi sensi non sono solo doppi
(ma quadrupli...elevati al quadrato e così via)

-Tra cori goliardici e proteste il passo é brevissimo
(ogni scusa é buona)

-Gli aperitivi...vanno benone
(basta un goccetto e peró si ubriaca la prof!)
(
E qui qualcuno si deve sentire in colpa, molto in colpa!!)

-I quadri elettrici non sono solo quadri ma molto di più
(e tutto il resto é mistero)

E poi ci sono i ragazzi....

I ragazzi ti restano dentro, e sanno mancarti.
A volte sanno un po' di fumo, di rasta e musica rap, ma hanno le mani sporche di lavoro, ed é bello, perché profumano di dignità.
E poi hanno una sensibilità particolare, hanno personalitá.
Non sono come i tanti, omologati e senza idee, ma conoscono la vita, quella vera, e sanno dare tanto, con la loro spontaneitá e sincera semplicitá. 
Sono quelli che se ti dicono qualcosa é perché la sentono davvero, quelli che non conoscono l'endecasillabo ma sanno macchine e moto, quelli che parlano rap e qualche poesia ce l'hanno anche loro, fuori da scuola.
Sono quelli che incontri in giro per strada e ti dicono: "prof, ma sempre co' ste cuffiette, poi dice a noi", quelli che ti mandano a quel paese, e a volte ti offendono anche, quelli che non gliene importa proprio ma che sanno comunque farti sentire parte di un mondo, il loro... e tu non puoi fare a meno di provare simpatia, di volergli dare quattro schiaffi, di volergli già bene.

martedì 26 dicembre 2017

A BASSA VOCE

Hai notato che i bambini, quando vogliono dire un segreto, lo fanno piano, a bassa voce, all'orecchio e con le mani vicine come a proteggerlo e a non farlo scappar via?
E i grandi?
I grandi a volte non lo sanno, chiudono a chiave,  dimenticano, o mettono via.
A volte lasciano i loro segreti nel cuore, li contemplano lì dove vivono e fanno piú male, li mettono a tacere, fanno spazio, fanno silenzio. Eppure tutte le cose che durano parlano, hanno parole, non smettono mai.
Una canzone, una poesia, una frase sul muro, un fumo di sigaretta.
I grandi quando vogliono lasciano i loro segreti un po' ovunque.
Non ci vuole poi molto per sentire come i bambini, per dire come i poeti.
Basterebbe sussurrarti parole d'amore, magari un bacio, un respiro...sfiorando sulle labbra i segreti che vale la pena ascoltare di nuovo e ancora...
a bassa voce...con te.

sabato 23 dicembre 2017

PER TUTTO

Per tutto l'amore che crei.
Per tutto l'amore che prendi.
Per tutto quello che lasci.
Perché non é mai abbastanza.
Perchè a volte fai paura, ma è bellissimo.
Perchè "sentirti" è un sentimento.
Perchè...
...perchè collisioni di galassie,
fogli di quaderno, angoli di strada,
non dicono nulla 
se non quello che non so dire. 
Non ci vuole poi molto. 
Basterebbe stringere nel vento una carezza, un bacio da sussurrare, e ogni volta è Natale.

giovedì 21 dicembre 2017

CIÒ CHE RESTA

Dicembre, le cose che finiscono.
Mi fanno paura le cose che finiscono, quelle che cambiano, e si portano via una parte di me, di noi, di queste parole pensate per una lettera, e subito svanite. Mi fanno paura, vorrei stringerle forte, magari riempirle di baci, di abbracci che significano "resta qui", come chiudere tra le braccia un sogno, un amore timido e forte. Eppure tutto quello che non cambia non esiste. 
O forse esiste, ma è un ideale che vive di sé e per sé, ed io non voglio idee ma veritá, perché solo ciò che é reale e autentico ha senso davvero.
E così ho capito. Ho capito che tutto quello che dura davvero é sentimento, un sentimento vero che dá senso a tutto il resto, é il valore che gli diamo, perché solo così amiamo davvero.
Ho capito che se il tempo passa, tu no, non passi, che muore solo quello che non é importante, che non é reale, che non é vivo, che non ci tocca davvero.
Allora sarò forte, di fronte alla vita che va e si porta via una parte di noi, che mi manca, che mancherà...magari mi accoccolerò tra le lacrime, ma poi a testa alta ci proverò, forse piangerò ancora un po', un altro po', ma sarò me stessa, ed allora non conta nient'altro, se tutto quello che conta é il mio cuore che batte per te. E così la vita ci lascia sottosopra, con qualche piccolo incanto e meraviglia, con qualche sorriso a metá o tristezza antica, un canto, un soffio di vento.
Con le cose che non ci sono più e che restano, con quelle che restano ma sono giá andate via da tempo, con quelle che fanno parte di noi e che sono preziose come il regalo di una canzone, perché hanno lo stesso batticuore, lo stesso sguardo, la stessa luce negli occhi...ecco io che odio la parola fine, e che potrei vivere di un sapore per sempre, io che mi affeziono e non imparo mai, io voglio spazio per chi conta davvero. Il resto sono solo nuvole, senza senso, senza valore, senza forma, senza cuore.
E ciò che é senza cuore non può toccarmi.

sabato 16 dicembre 2017

PER TE

Erano le luci per strada a dire che finalmente era arrivato il Natale. L'aria era frizzante, e ogni angolo sembrava portare con sé il sapore di una promessa in più, o forse era soltanto attesa di qualcosa di speciale, qualcosa di magico, che respiravi nell'aria, nell'aria fredda dove sbuffi di fiato erano capriole e felicitá. Non so quando, ma c'é un momento esatto in cui tutto diventa inafferrabile ricordo. Succede piano piano, o forse no, c'é un istante preciso, le lacrime non sono piú quelle da bambina, e ogni sguardo é pieno di altri sguardi e verità.
Succede quando ti trovi a pensare e a ricordare. Quando é stata l'ultima volta, quando la prima, quante giravolte con quelle scarpette blu, quando si é diventati grandi e nessuno me lo ha detto, quanti flash con quelle foto a colori, che peró non rendono tutto quello che c'era davvero.
E cosí le luci di Natale, tornano, e riportano un po' tutto. Riportano il suono della campanella a scuola, il panettone con i canditi, gli auguri, le cose che si preparano ad ogni nuovo anno.
Riportano le luci che non ci sono piú, le strade che abbiamo visto prendere forma e poi cambiare, i passi oramai lontani, i ricordi. Riportano gli anni dei giochi, gli anni gentili. Riportano una parte di noi, di me. Di me che mi guardo allo specchio e forse non capisco i confini del tempo, le parole dei grandi, i loro perché, e che pure nonostante tutto verrei da te, con il cuore in mano, e ti direi le cose che non so dire, quelle vere, che sono piene di tutto, piene di te. Anche se poco.
Tutto ció che ho. 
Il cuore.
Per te.

giovedì 14 dicembre 2017

COME UN SOFFIO

Se potessi soffiare sulle cose, come fanno i bambini. Loro soffiano, e il dolore non fa più male, tutto passa, tutto scompare. 
Se potessi fare come loro.
Soffierei su una nuvola per vedere il sole, su un bacio per inviare un messaggio d'amore, su una neve bianca ma solo se magica. Tutte le cose belle hanno bisogno di fiato. E i bambini lo sanno.
Si prendono per mano e vanno avanti così, a vedere di quale soffio infinito é fatta la felicità. 

martedì 12 dicembre 2017

FIOCCO DI NEVE

Si dice che in inverno tutto muoia o riposi. Ma non é sempre così. In inverno ci sono le stelle cadenti. Lo sapevi? si chiamano Geminidi e succedono a dicembre, nelle notti di freddo, quando tutto attorno é un universo di indicibile poesia, e tutto é silenzio. Allora il buio non é mai così buio da privare il cielo del suo nome, e qualche cosa risplende nella notte, senza filo e senza voce. Si dice che in inverno il freddo sia così forte da congelare le parole della gente, da gelare cuore e mani. Ma non é sempre così. Succede quando le distanze diventano percorsi introvabili, quando finiscono "i per sempre", quando le cose si lasciano scivolare via, e tutto il freddo fa male e fa paura. Eppure ci si potrebbe morire dentro un abbraccio, nel  calore di un bacio. Se l'inverno ha il tuo respiro, la notte ha i tuoi occhi. Si dice che d'inverno cadono i fiocchi di neve. Non quelli che disegnano i bambini sui quaderni colorati, né quelli che vivono nella fantasia di ritornelli e giravolte, ma quelli che ti incantano davanti alla finestra ed ogni volta è un candore che cresce un po' di piú, così come cresce il cristallo al gelo e diventa una stella. Alcuni non lo sanno, ma ci sono cristalli speciali. Non a sei punte, ma a dodici, con gli angoli smussati eppure perfetti. È raro, ma quando succede l'inverno regala piccoli cristalli sovrapposti...e allora un fiocco di neve è come una poesia, poesia d'amore per te.


venerdì 8 dicembre 2017

CANTO DI NATALE

È questo il periodo piú breve e pieno dell'anno.
Il periodo del vapore sui vetri alla finestra, delle luci per strada, della notte buia ma piena di luccichii che sanno ascoltare.
Il tempo delle parole non dette, il tempo dei ricordi, degli addii, dei nuovi inizi, il tempo pieno di quel tempo che passa veloce, e che richiama un anno nuovo e qualche ricordo in più.
É questo il periodo delle case che parlano, e che raccontano ovunque la propria realtá. Felicità che si stringono attorno una tavola imbandita e definiscono serenità, assenze che si fanno sentire un po' di più, vuoti che tornano e si colmano nel calore di un amore che é come una certezza antica, un po' pianto, canto,  incanto. "Spesso ci sono più cose naufragate in fondo ad un' anima che non in fondo al mare" diceva Hugo.
E in questo periodo é così.
Le cose naufragate riaffiorano e ci dicono chi siamo, si portano via una parte di noi, e ce la restituiscono ogni volta che una canzone torna a dirci quello che conta davvero. E così mi guardo attorno e mi chiedo le cose che non capisco.
Cosa resta davvero, quanto conta quello che sento, perchè gli uomini parcheggiano a 0,3 mm di distanza, quanto sia unico un sentimento. Quello che so è che nell'anima ci naufragano un sacco di cose. C'è chi le chiama passato, chi esperienza, chi ricordi, chi gioia, vita, pianto, tormento. E in questo periodo riaffiorano. Vi si custodisce tutto quello che conta, tutto quello che resta, tutto quello per cui vale la pena...e poi ci sei tu...e allora naufragar m'è dolce in questo mare.


DICEMBRE

Sto aspettando la neve 
la neve per stare al calduccio nel letto
per avere silenzio
morbido
e tutto bianco
Sto aspettando la neve
per avere abbracci
che sanno scaldare
e guardarla alla finestra
con mani da stringere
mani con cui giocare
E poi ci vorrebbero
piccole ombre
di fiamme dal camino
scintille
che sono poesia
d'inverno
luci per la strada
e ancora qualche bacio
ma no
tanti baci
ci vorrebbe
la neve
ci vorrebbe
tutto questo
solo questo
ci vorrebbe
che ci vorresti tu


domenica 3 dicembre 2017

FARFALLE

-Cosa c'é qui?
-Questo é lo stomaco
-ma é morbido
(Eh giá, piatta dove non dovrei e morbida dove non vorrei..ma vabbé..)
-Sì perché sopra ci sono le costole e quella che chiamiamo gabbia toracica
-perché gabbia toracica?
-perché tutte le cose preziose vanno protette...e allora il cuore ha le sue difese
-e lo stomaco no?
-No perché nello stomaco ci sono le farfalle che hanno bisogno di essere libere e volare più forte e più lontano
-davvero ci sono le farfalle?
- sì che ci sono e lo sai anche tu
-e come lo capisco?
-quando sei felice e allora fanno le capriole.
Vedi, nello stomaco ci finiscono un sacco di cose...sogni, illusioni, disillusioni, le lacrime che spingi un po' più giù...ma se ti batte forte il cuore e senti quanto puó essere intenso un respiro...allora hai le farfalle nello stomaco.
-e succede sempre?
-non sempre, e questo é il bello. Sono le cose rare e speciali a far volare le farfalle. 

Un sorriso, un messaggio inaspettato, un bacio, un abbraccio...eccole lì assopite e poi veloci a fare le giravolte e a mettere tutto sottosopra!
-ma allora fa male?
-forse un po', ma é un'esplosione di colori e di ali che ti riempie dappertutto...devi solo saper riconoscere il volo giusto.
-ma allora le farfalle si innamorano?
- in un certo senso sì, perché solo l'amore sa dare spazio a certi voli...
- e se non c'é l' amore?
-allora credimi, le farfalle non volano.
Ci vuole pazienza, perché ogni bruco prima di diventare farfalla deve crescere e diventare un po' piú forte. A volte é doloroso, a volte é difficile, a volte ci vuole forza e coraggio. Anche i bruchi sono coraggiosi.
-e come fanno?
-seguono il cuore, quello che lo fa battere. Ad ogni battito diventano grandi un po' di piú, non vedono l'ora di diventare farfalle.
-e dopo volano via?
-No perchè l'amore é tempo che passa e che aspetta.
Lo stomaco su questo non sbaglia mai, anche se é morbido e non é chiuso in una gabbia. 

lunedì 27 novembre 2017

FIABA

L'altro giorno parlando con Martina mi ha detto: "vedi se ti batte il cuore, senti se respira". Ci é voluto poco per capire che il cuore batte in un sacco di posti, ma é solo in quelli speciali che respira davvero. Tu forse non lo sai, sei ancora piccola, ma ci sono respiri che ti tolgono il fiato, e tutto quello che puoi fare é sentire il battito del tuo cuore che accelera un po' di piú, e forse fa un po' male, ma é bello. Alcuni dicono che possono farne a meno di questi respiri speciali, e portano in giro il cuore a cercare in ogni nuovo posto il sapore del primo, ma io ti dico che non é così, c'é un unico grande respiro che dà senso a tutto il resto, e a volte respirare in due è come un unico grande battito, un unico grande sapore. Sono respiri interi, che vivono di meraviglia, di fiati lunghi e sospiri che lasciano le parole a metà, ed allora esistono laddove uno sguardo sa dare senso a tutto il resto, e lasciano cuori sul vapore del vetro, su un fiato alla finestra. A volte manca l'aria, spezzano il fiato. Ma son quelli che rendono bella la pioggia d'autunno, la fine di novembre, quelli che lasciano un piccolo calore sul cellulare, quando tutto é freddo e sta arrivando dicembre.Tu non lo sai, ma il cuore é un po' pazzo e a volte respira a modo suo. A volte si completa, a volte vive nel sapore di un respiro appena sfiorato, nel fiato corto di un ricordo, ed è assenza e mancanza. Ti sembrerà strano ma il cuore ci può vivere di questi respiri lontani, di questi respiri a metà, di questi battiti che sanno un po' di lacrime e incanto, perché tutto quello che conta é respirare un po' di più, fare un respiro più grande, dove tutto sopravvive e ritorna. 
É che il cuore batte in tanti posti, ma solo in uno vive e sorride.

sabato 25 novembre 2017

DONNA

Se dovessi definire cosa significa donna, non so se riuscirei, se sono la persona più appropriata. Intendiamoci, donna sono donna, e la prova non sono soltanto l'amore per le scarpe, i parcheggi selvaggi, o il discorso interminabile che ti farei con frasi e parole che forse durerebbero ore. Se riuscissi ad esprimermi tutto sarebbe diverso, così come se riuscissi a far capire tutto quello che provo, le distanze non farebbero male, e le parole non dette sarebbero solo un di più, non servirebbero, né conterebbero, se tutto quello che vorrei é racchiuso dentro un sogno o un abbraccio. E così mi trovo a guardare ancora una volta dentro me stessa, io con i miei capelli più corti e i miei sguardi da bambina, io che guardo le altre e le vedo grandi un po' di più, e dire che forse hai ragione, quando dici che devo ancora crescere, quando le altre sono sicure dietro i loro capelli piastrati e tacchi a spillo e femminilitá, e magari lo sanno quello che emanano, quello che vogliono. 
Lo so che un rossetto rosso non é da me, troppo rosso poi che non credo mi piacerebbe, anche perché per l'impronta di certi baci non ci vogliono colori indelebili, se indelebile é tutta l'emozione di un sentimento racchiuso tra due cuori e un po' di poesia. E così, con i miei capelli appena tagliati che più che donna sembro bambina, mi sono chiesta cosa sia oggi una donna.  E non é solo rigare una macchina e andare in giro con il serbatoio mezzo vuoto perché ogni volta scoccia fare benzina, né farsi guardare sapendo di essere tale, o andare avanti con la propria testa, con i propri valori che sono tutto quello che conta. Essere donna é sapere di potere amare qualcuno e vivere di quel sentimento praticamente per sempre, é accoccolarsi in una verità e crederci fino alla fine, é avere tanta forza anche se fa soffrire, ma solo perché "é giusto così", e allora tutto é valore e sentimento. Essere donna é voler amare e proteggere, essere rifugio e conforto per poterti amare ancor di più, é dirti "io ci sono", e allora non contano il tempo che passa, i giochi di chi non vuol vedere, le rughe sulla pelle se sono fatte di lacrime e veritá. Una donna é vero sa come farsi guardare, ma non tutte vogliono essere guardate da tutti, né vogliono essere considerate solo per il loro corpo o la loro bellezza . Alcune amano essere al centro dell'attenzione, altre preferiscono che ci sia una persona che sia lì solo per loro, che le scopri pian piano e all'improvviso, e allora vivono di quella magia perché sanno che le cose che contano sono quelle che sanno di amore e autenticitá. Essere donna non significa solo indossare un profumo o un bel vestito. É crederci fino alla fine, é sapere che c'é un amore così grande per cui vale la pena di vivere e soffrire, ma con una dignità e pienezza di sé, di cui solo le donne sono capaci.

domenica 19 novembre 2017

CITY OF ANGELS

Un film è sempre un film, ma non credo ci sia film migliore per spiegare cosa sia in realtà l'amore. Così, per "festeggiare" il compleanno di Meg Ryan, l'attrice protagonista, ho voluto ricordare una delle pellicole piú belle della storia del cinema, accompagnata da una colonna sonora praticamente perfetta (Iris, dei Goo Goo Dolls), complementare all'ambientazione ed affine all'emozione generale. É inutile dire che City of Angels é uno dei miei film preferiti.
È un film triste, intenso, poetico, a tratti permeato da una liricità e tragicità senza fine, ma così vero nella sua intima drammatica essenza, che il valore di un'esperienza é tutto nell'intensità con cui viene vissuta, nella conquista di un'autenticità, di un sentimento, che é coscienza di sé e pienezza di vita.
Ogni volta che vedo City of Angels piango tantissimo.
É così, puntualmente, ad ogni replica sempre la stessa storia. Occhi gonfi, plaid e divano bagnati (potrei scrivere un manuale su come imbruttirsi e distruggersi la faccia soltanto guardando la tv, come diventare un panda...un disastro!) e non serve a nulla stringere un cuscino o un fazzoletto per fermare la drammaticità di quella che é -poeticamente- una storia d'amore e di vita, una storia triste, a suo modo bellissima, d'amore.
Lui é un angelo immortale che ha il compito di assistere sulla terra le anime di coloro che sono prossimi alla morte e di portarli con sé. Lei é una dottoressa che salva vite, un chirurgo che stringe tra le mani cuori umani per impedirne l'ultimo battito. 
Lei e lui si incontrano, si scontrano, si scambiano vite, si riconoscono l'un l'altra, si innamorano.

"And I'd give up forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now..."


Seth é un angelo che osserva la vita ma non conosce la vita dell'uomo.
Conosce la luce, il volo delle cose, accompagna la morte, ma non sa cosa significhi il sapore del cibo, il gusto delle lacrime, il tocco di un bacio o il calore delle labbra sulla pelle. Non sa cosa é freddo, né cosa é dolore, non conosce la paura, l'acqua del mare che culla e accarezza, né il vuoto delle cose che mancano, e fanno rumore.

"...And I don't want the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's meant to be broken
I just want you to know who I am.."


Seth vive su un limite, come un moderno Titone.
Uno spettatore di fronte alla vita e alla morte, che può scegliere se decretare l'una o l'altra, é un messaggero, che non conosce vita e amore. Maggie aggiusta in sala operatoria i cuori degli uomini, sfiora con le mani la vita e la morte.
Non sa cosa significhi vivere davvero, quale senso ci sia a tutto, cosa ci sia oltre il sapore sabbioso e zuccherino di un frutto o di una pera.
Seth conosce gli altri angeli e vede tramonti dove gli uomini scorgono ombre. Ma sceglie di rinunciare a tutto, per amore. Rinuncia alle proprie ali, alla propria eternitá, alla propria immortalitá, alla beatitudine di una piena imperturbabilitá, diventa umano, per amare una donna mortale.

"...And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
And sooner or later it's over
I just don't wanna miss you tonight..."

Ed é qui il senso del film, nell' amore che ci rende umani, che ci fa scoprire il sapore di un volo e di una rinascita, lo stordimento di una caduta sull'asfalto, di un ultimo grande volo, da un cielo pieno di senso e di perché. É l'amore che è come un salto nel vuoto, un viaggio di ali che porta a trovarne di nuove, e allora non conta volare da soli se la mia ala é la tua e tutto questo ci fa essere vivi, se amore é vivere e amare é soffire, se é un unico grande volo, verso una nuova, diversa, eternità. 
Il film é ricco di spunti interpretativi, di parallelismi che evocano un gioco semantico di richiami e capovolgimenti. 
C'é il salto nel vuoto di Seth e il "folle" volo di Maggie (dove, ancora una volta, il viaggio di conoscenza di dantesca memoria é un bisogno di sapere), c'é la paura di cambiare e il desiderio di completarsi, c'é la perdita della incoscienza e il dolore della coscienza, c'é l'umanizzazione del io e la consapevolezza che solo attraverso l'amore, e la dimensione della sofferenza che questo comporta, si può diventare "veramente" umani. Nei film Disney l'amore é visto sempre come una danza.
É un incrocio di anime, una musica, un cambiamento sospeso tra paura e magia, tra armonia e veritá, ma é sempre una danza, un volo perfetto tra due cuori, tra evoluzioni e nuove realtá. In City of Angels la visione escatologica della caduta dell'angelo che scopre la bellezza della vita, una bellezza fatta di precarietà, dolore e sentimento, coincide con un salto nel vuoto, con l'abbandonare l'eusebeia della atarassia divina, per un semplice cuore che batte, per farsi umano, scoprirsi le ferite, e volare il volo eterno di tutti quelli che sanno cosa significa vivere, amare e soffrire.

martedì 14 novembre 2017

COSA SIGNIFICA UN MONDIALE

Era il 1990 quando Gianna Nannini cantava Notti magiche. Era l'Inno dei Mondiali Italia '90, ed io avevo appena quattro anni, mentre su un vecchio televisore analogico andavano le immagini di una squadra a colori bianco e azzurro, e le telecronache esclamavano i nomi di Schillaci, Baggio, Zenga. Qualche nome, per i ragazzi di Vicini, magari giá sentito perché allora andavano di moda gli album di calciatori e si scambiavano le figurine, ma a me non importava, erano i Mondiali, e l'omino stilizzato a tre colori con il pallone a far da testa era come un piccolo supereroe in un mondo di campi da calcio e folla urlante.
Per la veritá, sapevo che c'era stato un grande Mondiale: era l'82, Italia-Germania, l'Italia di Bearzot, l'Italia di Tardelli, delle immagini non più in bianco e nero ma finalmente a colori, l'Italia delle lacrime, di un gol che é stato come un unico grande grido, quello di un popolo unito dietro ad un unico grande sogno, che poi se si chiama "Campioni del mondo" é come la mitica epopea di tanti cuori ed un unico grande amore (e tricolore).
Io non sono molto esperta di calcio, lo seguo poco, meno che mai il campionato, e se dovessi vedere una partita oscillerei tra l'ansia dei tiri dell'avversario e il panico degli attacchi mancati (un disastro praticamente!) quando non subentra la noia o il sonno (eh già, io sono la paladina di tutte le donne in riferimento alla nota equazione uomo=film d'amore). Eppure la mancata qualificazione di ieri mi ha colpito molto e fatto riflettere.
Così al di là delle polemiche, delle teorie degli esperti, dei commenti al veleno degli arrabbiati, delle lacrime dei delusi, del pianto di Buffon che é come il simbolo di una fine ed un nuovo inizio (Scipione l'Emiliano piangeva sulle rovine di Cartagine e non conta nulla se questo indossasse una maglia del Parma, della Juve o della Nazionale), mi sono chiesta da profana (e donna) cosa significhi un Mondiale. E allora ho capito.
Un Mondiale sono innanzitutto ricordi. É uscire per strada e trovare il paese deserto, con le finestre aperte ed il caldo di giugno che ti racconta ovunque la stessa storia, la stessa partita. Sono le famiglie attaccate al televisore, gli amici, le magliette tutte azzurre, le vuvuzela e il tifo da stadio anche seduti in poltrona. Sono l'inno cantato e intonato a piena voce, l'enfasi nasale delle telecronache, e ancora fischi di inizio e corse da campioni dove l'emozione di uno é quella di tutti, dove non basta un nuovo gol per dimenticare il sapore del primo. E così penso alle luci dello stadio, al sudore tra i capelli, alle curve dove non sono mai stata ma credo si respiri fianco a fianco con l'altro, e penso pure agli sputi (ebbene sì) sul campo da gioco, che scandiscono un rito e scrivono un mondo, tra insegne, cartellini e bandiere. Penso a tutto questo, mentre ogni quattro anni diventiamo vecchi un po' di piú. Non lo sappiamo, o non ce ne accorgiamo, ma ogni volta è sempre diverso, ogni nuova formazione è un pezzetto di noi, della nostra storia che prende vita dai contorni di un campo per poi rimanere indelebile ricordo. Ed è questo che è triste. Che questa volta per noi non ci sarà nessun ricordo, almeno non come lo intendiamo noi, magari pensato con una persona speciale, o dietro le quinte delle proprie emozioni e fantasia. 

Ci hanno tolto un Mondiale, ma ci hanno lasciato il tempo dei sogni, per poter riprendere a sognare ancora.
...Eppure la pioggia di novembre                 resta sempre il mio rumore preferito...

lunedì 13 novembre 2017

ABBRACCI

E poi capisci che i veri abbracci non sono solo quelli che stringono, ma sono quelli che ti tolgono anche la facoltà di pensare. Sono quelli che ti lasciano muto, a chiederti quanto ancora potresti vivere tra quelle braccia, tra quella stretta, in quel respiro, quanto vivere e morire, con quel calore addosso, un'istante come tutta una vita, e attorno galassie, giri di costellazioni, esplosioni di stelle, onde che si infrangono sulla riva, case, tetti, fili del tram, nuove albe, tramonti.
I veri abbracci semplicemente ti vivono dentro.


mercoledì 8 novembre 2017

SFUMATURE DI TE

Tu non sei una sfumatura sei infinite sfumature. Sei la musica che ascolti e il motivo che canto nella mia testa, sei la poesia che leggo e che mi suggerisci, sei il mare d'inverno quando urla un po' piú forte, e i cieli d'estate che mi hai insegnato solo tu, ed io grazie a te ho imparato a cercare e a vedere.
Sei i tramonti che non vogliono mai la fine, e le parole che non conoscono i silenzi delle attese, gli abissi delle distanze, il vuoto dell'assenza che fa male e non vuol vedere. Sei un pensiero bello e felice,il giorno di lavoro che é pace e stanchezza, l'armonia di un sorriso che lascia un fiato spezzato, uno sguardo dolce ancor di piú, e tutto l'amore del mondo che sei tu e solo tu.
Tu non sei una sfumatura, né un colore, o un profumo. 
Sei la forza che emani e il sentimento che abbellisce ogni bella cosa, la dignità che conquisti portando avanti la tua vita, lo sguardo che emani e l'amore che accendi, perché ami, e tutto é vita e poesia. 
Sei tante cose e forse nessuna, eppure ci sei, nella pioggia che picchia sul vetro alla finestra, nei passi lungo la strada, nei fiori che costeggiano l'asfalto, nei giorni che ti racconterei, nelle paure dei sorrisi o nei sogni della notte, nelle lettere che si scrivono a mano e poi si lasciano in un angolo per dimenticare.
Sei tutto questo o forse non sei niente,
sei un pensiero o forse nemmeno esisti, nelle tante sfumature della vita, negli incontri che sbiadiscono e ci scivolano addosso, sporchi di profumo o qualche lacrima. 
O forse sei quello che so e che non so ancora dire, un pezzetto di stella rubata a un altro universo, lontano dove tutto quello che brilla sono gli occhi tuoi e i miei giorni a cercare le stelle, dove tu luccichi e io mi specchio a testa in giú, dove tu rischiari la notte e io m'innamoro un po' di più, dove non servono parole, e tutto riverbera come una grande volta celeste, che non conosce tempo e rumore.
Dove non ci sono cinquanta sfumature a ricordare il sapone delle bolle da soffiare, né lo zucchero appiccicoso delle caramelle dei bambini, né i colori di una guancia dove qualcuno una volta ha lasciato un bacio e il sapore del vento...dove tutto vive e passa via, tranne le cose che contano, le cose che restano.

sabato 4 novembre 2017

PER SEMPRE

Novembre, l'autunno che parla del tempo che passa. I giorni che raccontano un cielo più breve, un tepore più leggero, un fiore in più che profuma un'assenza. Forse, rimpiangeremo quegli sguardi in cui regnano sovrane le nostre illusioni. 
Quegli sguardi che sappiamo solo io e te, e che hanno un po' la dolcezza malinconica dei tramonti, o la serena bellezza della luna, nei cieli d'estate. D'altronde dovevamo saperlo che la costante della vita è il cambiamento, l'unica vera grande certezza è che nulla resta immutato, nulla dura per sempre, sebbene per noi quel "per sempre" é l'inchiostro che farcisce e accarezza le nostre illusioni. 
Novembre é raggomitolarsi in una coperta a sentire il rumore delle cose che finiscono. Non ce lo ha forse insegnato il dolore, che tutto quello che passa si porta via una parte di noi, non ci ha forse rivelato la grande verità, ad ogni lacrima una nuova scoperta, che tutto è un eterno fluire, che niente resta immobile ma scorre, come l'acqua di un fiume che ad ogni punto non é mai piú la stessa? Eppure é in questo cambiamento che l'anima fiorisce e si posa, e laddove non é sentimento, é ricordo.  E allora novembre é un raggomitolarsi sotto una coperta, a sentire il rumore delle foglie che cadono e rinascono. É un mare specchio di giorni brevi e silenziosi, é un passo lento che s'attarda alla sera, un incedere reverenziale, un sopito colloquio con tutto quello che é senso e verità. É nel cambiamento che troviamo ció che dura per sempre, e che riempie l'aria e la vita. Allora l'anima é piena, vive di canti senza parole, impara il volo delle cose felici, ed é come una perpetua danza, come l'amore, che é una continua giravolta e non si ferma mai. A volte gira troppo forte e non sai mai come fermare il tuo cuore. A volte ti porta a testa in giú, ti ribalta i sogni e i pensieri, altre volte ti prende allo stomaco e ti fa male, e allora non servono le lacrime se ti manca così tanto da non capirne piú. Si potrebbe girare all'infinito in quegli occhi che sono il mare profondo di ogni senso e verità, in quella dolcezza che non cede al tempo e alla notte, e che nel giro delle stagioni riconferma ancora una volta se stessa. Si potrebbe vivere di un'assenza che é come una costante presenza, di un pensiero, da portare con sé come un dono di cui l'anima si abbellisce e prende cura. Ed è così che durano i "per sempre". Sono con noi, nel tempo che passa, nel fiume che scorre, nella pelle che invecchia e fa le rughe, perché vivono nel cuore di chi ama, e resta. Resta anche quando non serve più restare, anche quando novembre non é più il calore di una coperta ma un viale alberato pieno di foglie da calpestare, resta perché é nel sentimento tutto quello che é vita e amore. Forse ho il cuore pieno di scarabocchi e la faccia arrossata di autunno e mille sfumature che non so definire. Forse non so dove portano le orme che disegna la luna sull'asfalto, o i tanti sentieri di luce che il mare rivela e subito nasconde. Forse sono le foglie morbide a scrivere un presente già spazzato dal vento. Ma se ogni passo che faccio é un passo verso di te, tutto sommato mi basta.

lunedì 30 ottobre 2017

NOVEMBRE

Ed è così.
Novembre sta arrivando, 
la sera é già notte, le luci accese, l'odore di fumo per le strade, un libro, casa, le pagine da sfogliare ed io che dopo tutto questo ti voglio bene.

giovedì 26 ottobre 2017

Scriveva Pasolini: << Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica>>.
Sono convinta che la poesia puó nascere dappertutto, che é la chiave di volta per leggere, capire ed interpretare la realtá, che può esserci ovunque ci siano occhi e orecchie per vedere, e cuori per sentire. Ma l'uomo é capace di poesia laddove non subentrino la stupiditá e l'ignoranza, che sono d'altronde origine di ogni male, soprattutto se finalizzate ad una deprivazione morale e di significato, se feriscono il sentimento e tutto quello che rende l'uomo quello che é.
Allora io mi chiedo, di fronte ad immagini in bianco e nero che raccontano una realtá- una veritá!- storica  come quella dei campi di sterminio, mi chiedo dove sia la coscienza umana di fronte al dolore e a quel resta di quel dolore...quale deserto abbiamo seminato, quale sciocca superficialità o soltanto disattenzione ci stanno rubando le cose che contano? 
Un fotomontaggio non puó prendere il posto di un messaggio universale.
Eppure la poesia era nata perfino nei campi di concentramento, in mezzo al fumo dei forni, in mezzo al dolore e alla morte...non in una curva di tifosi, che non sanno quello che hanno di fronte, né comprendono quello che non si può comprendere.
 
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla !
L’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Fra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

 Pavel Friedman 
 nato il 7.1.1921 - morto il 29.9.1944

lunedì 23 ottobre 2017

PEZZI DI CIOCCOLATO

Sai, a volte lo penso che sono sbagliata. Ma se non siamo noi a dare valore ai nostri sentimenti, come possiamo amare davvero? A volte vorrei essere diversa, essere più forte, essere più grande in un mondo che sceglie il gioco dei grandi.
Se fossi indifferente magari le cose non farebbero male, o se fossi più superficiale forse potrei imparare ad apprezzare la vita come viene, senza soffrire per lacrime che sento solo io, senza sentirmi stupida se un'emozione che non esiste mi avvampa la faccia, o se gli occhi mi si illuminano e allora tutto brilla un po' di più. Sarei più sicura e più leggera, più sveglia e meno fragile, o forse solo pronta alle cose del mondo, che pure sono sempre e non stupiscono più. Sarei una persona che non chiede, che non si ferisce, che non si stupisce, che non s'innamora, che non si affeziona, che non cerca un sapore più dolce nel vento, né gli occhi dove qualcuno ha rinchiuso un sogno e un pensiero. Sarei più adulta e più serena, imperturbabile, come tutto quello che é attorno a chi non vuol sapere.
Eppure in un mondo che parla continuamente di sentimento, di amore, mi chiedo dove questo sia in realtà.
Nei film, nelle canzoni, nella cronaca del mondo degli attrici e delle star, nella tv, nella pubblicitá?
Se non c'é un sentimento, cosa ci resta davvero? Un sentimento vero, prezioso, tutto nostro, da difendere e custodire, un sentimento che abbellisca la vita e che sia come l'amore dei poeti, che non ha bisogno di nulla e vive di sé e per sé.
E così, magari sono ingenua o infantile, o forse solo appiccicosa e illusa, ma un sentimento vero é tutto quello che conta. É una gioia continua, una riserva di forza, un dono raro e prezioso, speciale, tutto tuo, tutto mio, tutto nostro.
Così mangerei pezzi di cioccolato più dolce solo per farmi baciare, o ti scriverei una lettera, perché io possa, ancora una volta, chiamarti "amore".

venerdì 20 ottobre 2017

Stasera le Orionidi e mi é venuta in mente una sera a lungomare, qualche giorno fa...
Luigi: Il sole é fatto tutto di fuoco
Io: certo
Luigi: Anche le stelle sono tutte di fuoco
-Eh sì
-E perché brillano?
-Beh, qualcuno direbbe perché "ognuno possa un giorno trovare la propria" (e qui mi riferivo al Piccolo Principe), ma brillano perché quando si innamorano e si incontrano, esplodono e creano tanta luce e così noi possiamo vederle
-quindi sono come pezzi di luce?
-eh sì, ma pezzi di luce innamorata
-e perché?
-perché se io guardo il cielo e tu guardi lo stesso cielo anche se non sei vicino a me avrai sempre una stella luminosa da guardare, tutta tua, e magari io guarderó proprio quella, e sarà come un pezzo di luce innamorata in mezzo al mondo tutta nostra che ci illumina gli occhi e non ci fa sentire soli
-perché ti voglio bene?
-in un certo senso sì, proprio così.


martedì 17 ottobre 2017

SOGNO

Se potessi esprimere tutto quello che provo, basterebbero delle semplici parole per dire tutto quello che sei? Basterebbero questo sorriso ebete che ogni volta si illumina di più, questo cielo che si riempie di stelle e giá brillano più forte, questo angolo di mondo che non é che una misera parte dell'universo intero che esplode e che accendi nel mio cuore? Forse se ci fosse un pianeta per me e per te in questo universo di stelle e giorni lontani, una navicella spaziale più veloce e discreta, e poi tu e tu e solo tu, le parole non dette non sarebbero assordante silenzio. Forse, se potessi io vivere del pensier tuo, e riempire l'universo dei sussurri del tuo nome, i vuoti di questo tempo vedrebbero fiori sbocciare nel senso profondo di un istante, e capirebbero la poesia di un sentimento che vive di te e per te. Lo cercherei, oltre le stelle e le immensitá della notte, lo cercherei un pianeta lontano, non tanto grande, ma nemmeno tanto piccolo. Sarebbe oltre i satelliti e invisibile ai telescopi, lontano dagli asteroidi che non potrebbero scalfire, dagli alieni che non potrebbero capire, tanto fragile e tanto forte, e brillerebbe tra galassie di luce e di silenzi, brillerebbe di te e di me, e di tutto quello che dà senso al giorno ed alla notte, a un mondo a testa in giú e a un sogno piú dolce dello stesso mio sognarti. Brillerebbe più della stella più luminosa, quella che la sera spunta per prima, prima della luna e delle altre stelle. E tu sarai lì, con il mio batticuore che non finisce mai, con i miei occhi negli occhi che rubano e scrutano meraviglia, con il tuo sguardo che é ogni volta il mio inizio e il mio ritorno. Sará discreto e nascosto, sarà importante, e sarai tu. Chissá, magari qualcuno, lontanissimo, guarderá questo cielo che innamora e passa i secoli e scoprirá una luce diversa, più forte delle altre. Una luce che vince galassie ed oltrepassa anni luce e mari cosmici, buchi neri e collisioni di stelle di neutroni, esplosioni di energia che creano costellazioni. Io e te, e un mondo di canti senza parole, di fiori che profumano onde colorate, e voli, tanti, nell'immenso e oltre, voli e braccia che non hanno bisogno di assenza di gravità per volare. Io lo cercherei quel pianeta, nelle notti d'autunno in cui la luna sembra un po' più fredda, e i canti delle stelle sono dimentichi del tempo e senza nome. Lo cercherei nelle notti più profonde di silenzi e nostalgia, a metá tra un sogno e una paura, una lacrima e un sorriso, lo cercherei per te, lo inventerei per metterci tutto l'amore del mondo, e le stelle, che lassù brillano e giá contemplano il tuo nome.


mercoledì 11 ottobre 2017

GIORNI

E così mi ritrovo ancora qui, ancora una volta davanti alla pagina bianca, a scrivere chissá poi per chi, per che cosa. Le parole sono un'urgenza, un sentimento che mi fa sentire bene, un pianto che sento arrivare, é lì che mi pizzica gli occhi, alla base del naso, o forse fa male un po' più sotto, lì dove il cuore fa i suoi discorsi, e vorrei capirlo, vorrei spiegarmi, vorrei ma non ascolta, é lì e non ascolta. Quando scrivi non sai mai quanto sia labile il confine del tempo, quanto sia ampio e contemporaneamente piccolo lo spazio di un attimo racchiuso con cura in un verso, quanto sia grande l'emozione di un sentimento che ritorna in un ricordo prepotente che ha sapore, odore, colore.
Ho sfogliato le pagine vecchie, le ho ripercorse a ritroso, un anno e più a incantare istanti e a trattenere respiri, a guardarmi in uno specchio che neanche sapevo di costruire, a cercarti in un sogno e a viverti in un sentimento, lì dove vivono tutte le cose preziose, che sopravvivono al tempo e restano tra le righe, anche quando non c'é piú spazio per restare, restano. Eppure mentirei se non mi rendessi conto che le cose inevitabilmente cambiano. È ingiusto, é triste, è un'opportunità, é una nostalgia, e sulla carta tutto parla un po' di piú, come i palazzi vecchi che un tempo furono case, e ora raccontano un profumo di qualche passata felicità, lasciata così, sul ciglio della strada, testimoni per qualcuno, estranei per altri, indifferenti al tempo che va e tutto porta con sè. É triste, per me che mi affeziono e forse sono un po' come la bambina che continuerebbe a colorare cieli azzurri e mari profondi come il calore che non so dire, e ci metterebbe pure i fiori, le stelle e i silenzi, laddove le parole non servono per scrivere frasi d'amore. É triste perchè tutto é un continuo divenire, e non conta quello che sei, che fai o che senti, se tutto passa e sembra non lasciare nulla con sé. Eppure tutto quello che é vero, che conta, che ci ha dato qualcosa, non scompare del tutto. E la scrittura te lo restituisce, un'immagine, un'attesa, una sensazione, persino il calore di quello che poi resta incancellabile ricordo, me lo sento negli occhi che non so frenare, in quel fremito di assenza e presenza, pianto e sorriso, felicità e nostalgia, che mi riporta ancora a te, a me, a quei giorni come tanti, dimessi e discreti, inconsapevoli di essere vita e di scrivere ogni volta un verso di una piccola grande poesia. Ed io quella poesia te la leggerei ogni volta ci sará una rima in piú, per dirti che tutto porta ancora e sempre a te.

sabato 7 ottobre 2017

OTTOBRE

E così é arrivato davvero questo vento freddo che sembra portare via ogni cosa. Questo cielo scuro che mi copre le stelle, questo giorno che finisce troppo presto, questo tempo che induce alla sera, e non serve stringersi in un abbraccio, per fermare il rumore delle cose che finiscono e passano via. 
Non serve il vapore di un vetro alla finestra per fermare la pioggia e il grigiore delle cose che cambiano, lì dove tutto quello che cade sono lacrime e foglie, dove non ci sei, e non basta il profumo di un ricordo portato lontano. Non basta un cielo vuoto, freddo come quelle mani che non so come scaldare, né una frase lasciata a metá, e tutto mi verrebbe da stringere forte, come il rosso delle foglie più tenere o l'ocra di quelle più delicate, che non hanno paura del vento e sono poesia. Non basta il tempo dei pensieri, dei programmi, dei ricordi, dei giorni nuovi che si succederanno ai giorni, se tutto quello che vorrei é baciarti gli occhi e la pelle, sotto il profumo della pioggia, io e te a cercare l'autunno in una pozzanghera.
Piangerei, lo so, perché sarebbe bello, sarebbe vero, sarebbe intenso, perché saresti tu, sotto un cielo d'autunno, tu ad asciugarmi gli occhi e le stelle, con le foglie che cadono e tanto sole nei giorni a venire, con i ricordi che non hanno fine, e mille nuovi inizi per un unico grande per sempre.

giovedì 28 settembre 2017

SAPORE D'AUTUNNO

E poi l'autunno ti raggiunge persino al mare, e non puoi farci niente. 
Arriva qui, dove la sabbia é un po' più scura e un po' più fredda, e le onde sono schiuma bianca che non finisce mai. Arriva qui, con il lungomare all'imbrunire, con un vento un po' più fresco e un sole giá lontano, in un fascio di colori in cielo, tra la luna che brilla e le nuvole, che ci sono e sono pensieri. Arriva in riva al mare, con il profumo della legna arsa e dei fuochi dei campi, qui dove i gabbiani hanno il nido e il mare intona il suo canto, qui in riva alla sera, dove l'odore di un fuoco lontano é già un sapore d'autunno, nel vento che passa e tutto porta via, nel tempo che resta e tutto conserva con sé.

martedì 26 settembre 2017

ESTATE

E così anche questa volta é passata.
L'estate vola via, e sembra di non capirlo mai, nelle sere assolate dai tramonti che incendiano l'aria, e segnano un po' il batticuore di quelli che nel cielo cercano uno sguardo e un riflesso, o una lettera scritta lontano.
É volata via, portando con sé il sapore delle granite al limone, il silenzio che cresce profondo nelle canzoni intonate alla luna, che solo all'imbrunire delle sere alla finestra sa ascoltare e capire. Capisce il profumo della notte, il gioco delle stelle che s'accendono e sono occhi negli occhi di chi insegue una nuvola e trova un pensiero che lo rende felice, di chi disegna sulla spiaggia quelle forme che sono poesie di passaggio, castelli di sabbia e percorsi inventati dal vento, che durano un po' e subito scompaiono.
Qui dove il lungomare é come il mio cuore, dove tutto esiste e tutto è andato via, dove tutto resta e tutto soffre l'assenza, e i gabbiani giocano in cielo e con le onde,  che si sentono adesso un po' di piú, e non si fermano mai e fanno fragore.  
Cosa mi resta di questa estate, se non una spiaggia che ha giá portato via i colori, cancellato i passi di ieri, i rossori della notte, gli sguardi invisibili delle stelle di giorno? Basterà questo sole più opaco e dimesso, a scaldare un'emozione che non vorrei finisse mai?
Cosa resta davvero, se il mare cancella i giorni e incurante la notte ruba sogni e ricordi? Non é questo scuro sulla pelle,  nel segno del costume che già sbiadisce e torna del colore di sempre. Non é questo calore sulle guance, questo sale delle lacrime che sanno di tristezza e stupore, come tutto quello che é vivo e reale, e che se ami allora fa soffrire.
Non é questo profumo di latte e di sole, né questo vento che sfiora capelli e  pensieri, né questo profondo immenso di te.
O forse non solo, o forse é già tutto, a me che vivo di meraviglia mentre stringo tra le mani lettere d'amore, dove una nuvola di passaggio porta via con sé la mia poesia, ma non chiude un cielo che conserva il sapore dei giorni d'estate, dei giorni con te.


lunedì 18 settembre 2017

STORIA D'AMORE

Cosa porta via il mare e cosa restituisce, se all'improvviso trovi una scritta come questa? Forse perché la spiaggia parla, sa raccontare, racconta. 
Forse perché qualcuno ha lasciato un nome, oltre le parole in un cuore su cui qualcun'altro ha lasciato un'impronta, e mi dà un po' di confusione, con la spiaggia che é più grande di tutti, che resiste e cancella e restituisce, e mi fa un po' di tenerezza, e mi fa sorridere, ovunque vi é un passo, un'orma, un'impronta o una storia, storia d'amore.

venerdì 15 settembre 2017

SETTEMBRE

Il mare di settembre é freddo.
Non ci si può fare niente, anche se calmo,
anche se dolce, anche se mite, é un mare d'autunno.
Anche se il suo azzurro é quello del cielo terso che non sa piú i canti d'amore e le stelle, anche se il volo dei gabbiani é un po' piú basso, e la sabbia piú sottile, e la spiaggia vuota e immensa, é un mare freddo. Un mare che conosce il delirio di un'estate di sogni e lampi di luce, di canzoni urlate nel vento d'una furia d'agosto, lì dove tutto é spumeggiante evasione, e dove i fuochi d'artificio colorano un cielo di stelle cadenti e sussurri e silenzi, magiche promesse che sanno un po' di tenerezza e confusa felicità. É un mare che sa il rumore delle onde strappate alla notte, sempre piú lunga e sempre piú vicina, che conosce il grigiore della pioggia, il sapore degli addii, e delle lacrime che non hanno parole, o canzoni.
E così capisci che quel mare che scava confini e modella i pensieri, nel quale anneghi e t'inebri e pure vorresti non finisse mai, non é altro che tempo. Tempo che passa. E capisci che non ci sono mari adatti per fermare il sale di certe lacrime, né onde dolci, per sostituire il calore di certi abbracci. Comprendi che crescere é perdere una parte di te, e diventare grandi é accudire quella piú preziosa e fragile e forte, e che sulla riva tutto é poesia, perché tutto quello che vi si infrange non finisce ma continua, ed é lì che siamo noi, nelle cose che continuano, che si trasformano e resistono, e che sono un po' un mare profondo e immenso, o una storia, storia d'amore.
Ed io che sono appiccicosa e che vorrei che niente finisse mai, io che non faccio il gioco dei grandi e mi ripeto le parole che incastoni e rendi poesia, vorrei solo gli sguardi giusti come spazio dei miei silenzi.
Nei tramonti di settembre che pure sanno d'antico,
nel profumo di mare, dove l'acqua é fredda,
ma con un sole che non smette mai di sussurrare il tuo nome.

mercoledì 6 settembre 2017

AI MIEI ALUNNI EX 2'A

E così alla fine è già settembre, i mesi d'estate sono volati via, un altro anno é passato, un nuovo anno scolastico ricomincia. Questa lettera é per voi, voi che sarete ormai in terza, ed é per dirvi buon anno, per augurarvi buona vita, e tante cose belle che a dirle, forse non basterebbero. Mi piacerebbe accompagnarvi in terza, quest'anno avete gli esami, e sarebbe bello prendervi per mano ed esserci in questa nuova fase della vostra vita scolastica, voi che capitolo dopo capitolo state diventando grandi, e forse neanche vi rendete conto che tutto quello che vi é attorno e vi succede e vi è dentro é vita, vita da vivere, nella maniera piú forte e vera possibile. Una lettera é un regalo speciale, perché doniamo la parte piú vera di noi stessi quando lasciamo nero su bianco, è un sentimento per sempre. Per questo voglio dirvi, a voi che siete stati i "miei" alunni e che lo sarete per sempre, di essere sempre voi stessi. Di non lasciarvi ingannare da falsi miti che abbagliano per un momento e non scaldano, ma di cercare di essere sempre fieri di voi e dei vostri sentimenti ed  idee. Non fatevi trattare come oggetti. Siete persone, e le persone hanno sentimenti, pensieri, sogni, emozioni, passioni, un universo di valori che é troppo prezioso per essere svenduto, o trattato con noncuranza. Studiate, ma non per essere topi da biblioteca,ma per diventare la parte piú bella di voi, per capire la vita con sguardi diversi, piú profondi, senza dimenticare la bellezza dei tramonti e dei cieli d'estate, che sono poesia, ed é la poesia che riempie il mondo. Guardate le persone negli occhi, oltre le apparenze, perché alla fine l'uomo é uomo sempre, in qualunque tempo e qualunque parte, ed ha gli stessi sentimenti e sogni vostri, e se fate tutto con amore, allora capirete il senso della vita e ogni cosa sará vera, autentica,  anche tra le lacrime o nelle difficoltà. Perché se le difficoltà arriveranno (e nella vita di ognuno, purtroppo ci saranno) voi avrete il vostro piccolo scrigno di valori e felicitá, e allora anche i pianti avranno un sapore, una forza in più per andare avanti a testa alta, e lì siete voi e solo voi. Non siete involucri vuoti ma animi che aspettano solo di vivere ed essere, nel modo piú bello e vero che conoscete. Per me sarete sempre la "classe II A" nei vostri banchi e quaderni da riempire, e vi assicuro che si impara anche dietro una cattedra, e voi a me avete dato tanto. Vi saluto con le parole di Pasolini: 

"Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di un materiale più duraturo di quello della vita, cioè il materiale della poesia". 

Nel mare della vita, tutto quello che non é amore, é poesia. E la poesia è una forma di amore. 
Ed é tutto quello che conta.

Buon anno scolastico!

giovedì 31 agosto 2017

PASSI

Mi fanno paura le cose che finiscono.
Le cose che non durano, quelle che ti incantano per un momento e poi ti mancano per una vita intera.
Forse non imparerò mai a non legarmi troppo alle cose e alle persone, ai momenti che sono una parte di me, a quell'istante che sento che vive e che poi dopotutto non so afferrare. Vorrei trattenerlo qui, accarezzarlo, stringerlo a più non posso ed invece é tutto un inafferrabile infinito, come questo cielo che giá non nasconde i colori della notte, e questo mare che é già un po' piú opaco nel vento d'autunno, qui dove l'acqua é fredda, e le stelle forse brillano di più, e le onde parlano e non fanno rumore. Qui dove tutto finisce e tutto ricomincia, dove le onde scrivono un presente che capiscono solo loro, e i passi sulla sabbia sono solo un ricordo gentile, una tenue presenza, che sa il sapore del vento e delle fiabe dolci di sole. 
Qui dove so che posso trovarti solo io, tra i passi della gente che vanno e vengono. Qui, dove ti riconoscerei lo stesso, tra tutte queste orme che s'affollano e subito scompaiono, e non conta che la sera é più fresca, che il volo dei gabbiani giá si fa più basso, che il lungomare silenzioso é come un canto, uno spartito vuoto di malinconica nostalgia. Io seguirei le tue orme, perchè so che tra tutte posso trovarle solo io, le riconoscerei, tra mille e forse più, e allora non conterebbero i giorni che si susseguono ai giorni, le onde che cullano il tempo e le attese, i giornali vecchi portati dal vento e lasciati chissá dove. 
Non conterebbe il tempo che passa, i passi che lasci e che porti con te, quello che lasci dietro e che sei,  se su quegli stessi passi cammino e sogno, m'incanto e ti cerco, respiro e ti sogno. Non conterebbe nulla, stringerei la tua mano, perché ogni strada, ogni impronta non porta altro che a te.

venerdì 18 agosto 2017

INCANCELLABILE

Se tu sei,
posso io essere triste
di fronte
all'incostante del tempo?

Posso io essere niente
di fronte
all'immensitá di un momento?

Ma se tu sei,
allora non contano le parole
né le frasi, gli anni, i segni lasciati
sui lungomare polverosi

Se tu sei
l'indescrivibile
é la poesia
che un'onda del mare
ha lasciato sulla riva...

Il vento la soffierá
come sfumano i passi della gente
ma non la muterá
come il raggio di sole
imprime la sua luce
ed é vita

Ma se tu sei
Mi basta questo
mi basti tu
e non conta il mondo
perché se tu sei
il mio mondo
sei solo tu.


domenica 6 agosto 2017

Bolle di sapone

Io non so se tutto sia giusto o sbagliato.
Forse se potessi inseguire il vento o abbandonarmi
al cielo senza dover pensare a niente sarei come le bolle di sapone che sono libere di brillare delle loro sfumature? La mia forza é la mia fragilità. La mia corazza non é spessa come le armature degli eroi di un tempo, ma é trasparente, riflette il cielo e si perde in lampi di luce. La mia dolcezza é come una verità silenziosa, che sfiora l'aria e non vuole nient'altro che carezze per te. Forse se stringessi tra le mani le bolle di sapone imparerei il segreto delle cose che sono e che inconsapevoli vanno via, quella spontaneità che é volo e candore, la leggerezza di essere ed esistere, qui dove tutte le cose passano ma non cancellano mai le mie parole per te.


giovedì 3 agosto 2017

DOPOTUTTO

Io non so se c'é dopotutto un senso.
E mi sei inciampato nel cuore mentre giá mi mancavi.

sabato 29 luglio 2017

FIORI DI CAMPO

Quello che non capisco è come si possano usare le parole con tanta semplicità. 
Come se si potessero pubblicizzare i sentimenti, metterli sotto un dito che magari strappa un "mi piace" e rapidamente scorre via.
E così i sentimenti diventano "social", le pene d'amore una "sponsorizzata", e ovunque campeggiano dichiarazioni di forza e di grandezza, forza nel soffrire, grandezza nel vivere, che sono frasi per lo piú al femminile, come se per esprimere se stessi bastassero le parole di qualcun altro, e tutto venisse appiattito, minimizzato, massificato e omologato.
Come fai ad omologare i sentimenti? Come puoi generalizzare l'emozione, o la tristezza?
È vero, l'arte, la passione, l'emozione ci piacciono, sono bellezza, e la bellezza ammalia e ci conquista laddove ci specchiamo in sguardi che riflettono noi stessi. E magari ci strappano anche un "mi piace".
Ma la poesia è un'altra cosa.
Vive di sentimenti veri, e per questi non bastano gli "sponsorizzata". O per lo meno non solo, non a me, perché tutto quello che è vero, che é forte, non s'appaga delle generalizzazioni, s'indigna delle banalizzazioni, di un "tu" posto per caso, quando non ci sono parole se non quelle che senti dentro e non sono luogo comune o orpello identificativo.
Allora le mie parole per te vogliono essere come i fiori di campo, che hanno una bellezza semplice e fragile. Belli perché al sole vivono della luce che li scalda ed é vita, fragili perché il vento li scuote e li percuote, ma é lì che splendono piú forte, perché la loro tenacia é nascosta nella terra, che é origine di tutto quello che sono e che sentono, e per ogni inverno, c'é sempre pronta una nuova nascita. Questo ti direi, con i fiori di campo che pure insegnano la bellezza delle piccole cose che durano una vita intera.
Non con i paroloni e i luoghi comuni che si leggono e ridicolizzano emozioni, ma amerei nel modo più vero e forte che io conosca. E allora forse le parole non basterebbero, forse non servirebbero neanche i fiori di campo.
Ma capiresti lo stesso, e il silenzio sarebbe la poesia più bella, piena di tutto perché piena di te, di me, e di tutto quello che non so ancora dire.



venerdì 21 luglio 2017

NUMB

Ne parliamo tutti, forse perchè con i Linkin park ci siamo cresciuti, chi piú chi meno, li passavano alla radio o alla tv, ed era il periodo delle boy band, anni '90, soprattutto 2000. Io con Mtv come sottofondo ci facevo le versioni di latino, ed erano immagini di tatuaggi e visioni, lì dove la musica diveniva veicolo di emozioni e tutto era (ripetitivo) spettacolo. 
"In the end" rimbombava ovunque, "Numb" sfiorava con il suo tocco agrodolce e faceva intuire, "What I've done" lasciava sgomenti, per certi aspetti, ma era il target del gruppo, e lì dove si fermano le personalità c'é il canone del genere, e non si puó andare oltre piú di tanto. Oggi si parla della vita privata di Chester Bennington, delle dipendenze, dei figli, degli abusi, dei lutti, dei palchi affollati, dei fan, dei drammi pubblici e privati.
Non credo che si possa spiegare la vita di un'altra persona, il contrasto tra la realtá e l'immagine, tra l'essere una star ma prima di tutto un uomo. Solo che queste notizie lasciano tanta tristezza, perché, mi chiedo, non bastano fama, soldi, ricchezza...la letteratura (tutta, ma quella greca in particolare) insegna all'uomo a riconoscere la misura che governa il mondo, la vita dell'uomo, e ad accettarla, bene o male, come indice di umana grandezza. Come lo spieghi il dolore?
"I’ve become so numb..."


"Tutto quello di cui avevo bisogno era quella che non riuscivo a trovare" 
(cit. Linkin park)

giovedì 20 luglio 2017

100

Per il 100esimo post avrei voluto qualcosa di speciale. Magari scrivere di aver imparato come incatenare una  stella, seguire il corso delle cose senza ferirmi, andare oltre senza legarmi troppo, senza lasciare nelle cose una parte di me. Ma poi ho capito, ho capito che se sento quello che provo è perché é qualcosa di forte, di vero, di reale, ed é ciò che conta davvero.
Scrivere é un lavoro da sfaccendati. Ce ne vuole a prendere in mano la penna ed abbandonarsi al flusso delle parole, delle emozioni, bisogna essere un po' strambi a sentire il sole sulla pelle, il cielo tutt'intorno ed abbandonarsi ad un'urgenza, che é come un richiamo ad un incanto, come un bisogno che cela attimi di inarrestabile poesia.
Se non sentissi così forte forse non avrei la presunzione di lasciare sulla carta l'immagine sbiadita di un qualcosa di indescrivibile, l'essenza fugace di un istante soggetto alle leggi del tempo e del divenire, ma scrivere é un'attività da presuntuosi, cerchiamo di catturare l'attimo di un'emozione unica, e ci illudiamo che così quel nostro qualcosa duri per sempre.
Un'odore, un sapore, un'immagine, persino l'impronta di un gioco di luce diventa la carezza che accompagna le nostre mani quando amiamo davvero, ed é lì che siamo noi e sempre noi, nella scrittura e non solo, noi che nelle cose cerchiamo l'anima e vi troviamo la nostra, noi che ovunque cerchiamo un senso e vi troviamo un racconto, forse perché se la vita non é facile, ció che proviamo é troppo forte e troppo grande per essere solo involucri vuoti e pieni di niente. Così, lì dove vivono le immagini e l'apparire diventa simbolo di essenza, io scelgo il suono delle parole, il gesto indelebile di un qualcosa di più profondo, che resiste al tempo e al presente, che strappa l'attimo di un incontro, l'incanto di un sorriso, la paura di tutte le cose che fanno male, la forza più vera che riconferma quello che siamo. Sì perché in ogni brivido, sorriso, lacrima siamo noi, soggetti alla vita e al tempo, al disordine del cambiamento, e all'obbligo di resistere e riprovare, di essere noi e sempre noi, perché la vita c'insegna che per l'unica vera bellezza, quella dell'anima, ci vuole un' unica grande forza, l'amore, ed  entrambe richiedono autenticità.
Scrivere non è solo comunicare. É abbandonarsi al fluire delle cose, come l'acqua del mare che va avanti in lungo ed in largo, e non si ferma mai. Ed io che mi rifletto mille volte nei tuoi occhi, sono come quei cerchi di luce che vivono infinite volte, al tuo pensarti.
Come il mare che non si ferma mai, e che ci ricorda che profondo é tutto quello che ci fa vivere, e dona senso a tutto il resto, ed é lì che forse, siamo felici davvero.