sabato 24 settembre 2016

NOSTALGIA

Autunno sei uno stato d'animo, sei la nostalgia per qualcosa che è passato ma non se ne vuole andare. Sei le foglie che accarezzo sull'asfalto, la ruggine di un sentimento che è dolce pensiero, il torpore di un candore che non vuole finire.
Autunno sei tu.
Sei la tavolozza di colori che è una continua poesia, sei nel giallo, nel marrone, nell'ocra, nel raggio di sole che tuttavia non vuole dormire, sei nel tepore di un abbraccio immenso, in un canto sbiadito, in un soffio di vento, in un sospiro, in un sussurro perso e lasciato svanire.
Autunno sei così.
I bambini ti disegnano e colorano le foglie, i poeti ti lamentano, i sognatori ti incantano e sul vetro freddo della notte ti inventano la luna, la luna pallida che i pittori riempiono per te e che ogni sera è più lontana, forse perchè sei tu, e a te non servono cieli pieni di forse e di perchè, di mani e di parole.
Sei mite autunno, e sai essere triste, se vuoi, nel giorno che più velocemente si spegne, nel grigiore infinito della pioggia, nella lentezza di tutte le cose che restano e che non trovano pace.
Ma cosa sei veramente?
Un'idea, una necessitá, un fastidio, un tormento, una rivincita, un sogno, un bisogno?
Sei tutto questo o c'è altro, tra settembre, ottobre, novembre e dicembre?
Sei la malinconia della luce solitaria di un lampione, o la tenerezza di un pensiero rubato?
Così s'accompagna al fumo di un camino la nostalgia di un ricordo mai assopito. La malinconia di una assenza sofferta, la presenza silenziosa di un giorno migliore.
Perchè anche questo sai essere alla fine, autunno, nella luce del sole tra le foglie che cadono, nel tepore limpido di un raggio di luce, nel mare che riprende il suo corso e si lascia ancora una volta sentire...un giorno migliore.
Un giorno migliore per assaporare il presente, un giorno diverso per accarezzare il passato e scoprire qualcosa in più da scaldare sottovoce, fintanto che qualcuno o qualcosa non lo faccia per te, fintanto che non tornino a sbocciare i fiori ed i profumi... gli abbracci stretti ed i sorrisi.

lunedì 19 settembre 2016

"TRE VOLTE ALL'ALBA" di A.Baricco. Una recensione o "lettura imperfetta"

Una impostazione episodica riscaldata dalla luce di un’alba che tutto riaccende e tutto mette in moto. Sono questi i tre momenti di “Tre volte all’alba”, romanzo di Alessandro Baricco, testo d’una originalità e poesia particolari, non usuali. In una cornice in cui a farla da padrone è la luce di un giorno nascente, in un libretto in cui il feu rouge è l’incontro magico dei destini e della vita, Baricco incastona con il suo tocco delicato e geniale dei quadretti d’alta espressività, quadretti che vedono i personaggi che vi si muovono inseriti in un disegno più grande di loro, in cui protagonista è la vita, con tutte le sue realtà e le sue scelte.
La vita con tutte le sue sfumature, quelle del rimpianto, del dolore, dei desideri, della sopportazione, della vita che pure prende il suo posto e fa’ le sue scelte, quelle del tempo che passa, che sono come le mille sfumature del cielo in un’alba nascente.Già, la luce dell’alba, <<la luce giusta per tornare a casa>>, la luce migliore <<per sentirsi più puliti>>, la luce che non cancella le cose ma che tuttavia te le restituisce in una maniera nuova e <<reale>>. La <<misteriosa permanenza delle cose nella corrente mai ferma della vita […] La misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita>>.
La risposta c’è in Baricco, c’è velata come non mai nella luce <<metallica>> dell’alba, rivelata nella luce che pulisce e salva, nella <<luce cristallina>> che si alza a <<riaccendere le cose ed a rimettere in movimento il tempo>>, che è come una poesia che si accenna pian piano nel riflesso dolce del tempo che passa.
E non è indolore, no, questo no, perché per ogni casa che brucia c’è sempre per tutti <<qualche rovina che fuma>>, che fumerà per parecchio tempo, riverberata dalle luci blu che tutto circondano di qualche auto di polizia nella notte, che è come una ferita assopita ma sempre aperta. Nei quadretti di “Tre volte all’alba” il passato ti viene incontro con la delicatezza d’un soffio. C’è, si sente, condiziona pesantemente la vita dei protagonisti, le loro scelte, i loro modi di agire e di pensare, essi sono così perché c’è qualcosa che li ha cambiati enormemente, ognuno di loro porta con sé la propria storia, il proprio carico di dolore, di sofferenza e di riscatto.
Sotto la luce dell’alba avvengono tre incontri. Il primo, di una donna e un uomo in una stanza d’albergo, il secondo di una giovane con un uomo molto più grande di lei, portiere di un albergo, il terzo di una donna con un ragazzino. <<S’incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima>>. Tre storie dunque, che s’intersecano per un solo momento in questa cosa più grande di noi che chiamiamo “vita”.  Tre storie che s’incontrano e l’un l’altra –forse- si salvano, sotto quella luce più bella e speciale delle altre, che pulisce e riapre il giorno, riapre le possibilità.  E la risposta è forse in quella fitta che non si capisce, che rende tanto difficile <<separare il dolore del rimpianto dalla sensazione bella di aver combinato qualcosa di buono>>.  È in quella <<misteriosa permanenza delle cose>> nel fluire inclemente e tuttavia, a modo suo, bello della vita, in quelle cose che ci sono vicine, che a viverci insieme, prendono come <<una mano leggera di vernice, la tinta di certe emozioni destinate a scolorare, sotto il sole, in ricordi>>.

La misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita.  Appunto.               

ESTATE OGGI

Settembre sei iniziato così, con la luna in una pozzanghera ed un biglietto tra le mani per un viaggio in treno tra poesia e modernitá. Hai lasciato un lungomare ancora pieno di gente, gli amici, il rumore del vento ed il profumo della spiaggia nella notte, gli abbracci stretti e le frasi lasciate a metá. Poi ci sono stati i binari, i finestroni pieni di vita su cui scorrono presunte felicitá e s'affollano realtá, ci sono stati i tetti lontani e i palazzi alti che sembrano case..le linee affollate, i musei, i negozi, le dolcezze che salvano vita, gli affetti che la colorano. E non basta una fotografia per fermare il ricordo, per dar presenza ad una "meta". Forse serve un ritorno, un viaggio a ritroso, con la valigia un pò più vuota o un pò piena...fai tu. Ma non basterebbe.
E allora ci pensa il mare.
Sì il mare e questa estate di oggi, solo per me, tutta mia, racchiusa in un raggio di sole e in un ritorno che sa per una volta ancora di dolcezza e nostalgia, questa estate ancora qui, bella sorpresa, tra felicitá e sprazzi di infinito, un istante perfetto, immutato.. qualcosa che tuttavia è ancora qui, per una volta ancora, qualcosa che è destinato a finire ma c'è ancora, lo sento ancora, sulle guance di nuovo arrossate e non solo.
E non solo.
Un fotoricordo.

lunedì 12 settembre 2016

OGGI PRIMO GIORNO DI SCUOLA

"Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmiinscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate
di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s’accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta." (De Amicis, Cuore)

Oggi primo giorno di scuola. Si torna tra i banchi ed un nuovo anno ha un pò inizio.
Ha inizio per quei bambini, ragazzi, che ogni volta si sentono un po' "più grandi", per quegli alunni, studenti, che ogni giorno al suono di una nuova campanella gettano le basi, costruiscono e sperimentano "cosa vuol dir esser se stessi", lo è per i proff che ancora una volta come sempre, imparano cosa vuol dir "tornare bambini". Giá perchè tutti a scuola tra quei banchi ci siamo cresciuti, ci siamo formati, abbiamo avuto il primo approccio con il mondo e con gli altri, abbiamo pianto e sorriso, imparato il sapore della soddisfazione e conosciuto quello della delusione.
Tutti, tra libri e penne rosse, tra lavagne "ingessate" e registri scorti con terrore, abbiamo creato ed incontrato noi stessi, plasmando le nostre capacitá e potenzialitá su quella versione di greco o quell'esercizio di matematica (di quella brutta acida "sadica perversa" di una prof -chè le parolacce non si possono dire), confrontandoci in un contesto classe che era giá un pò "mettersi in gioco nel mondo" rispettando l'altro.
Ed oggi un nuovo anno scolastico incomincia e quasi mi viene da pensare agli astucci pieni di matite colorate, ai quaderni bianchi, al diario tutto da riempire. Ricordo il grembiule blu delle elementari, i capelli legati e i fermagli scelti da mia madre, la gioia spensierata delle medie e gli amici di allora. E ancora...il liceo e le corse selvagge per non perdere il pulman, l'universitá, le lezioni meravigliose ed ancora le corse dietro agli autobus che non finivano mai...mah forse perchè la vita è una lunga corsa fatta di fermate e nuove partenze (e non solo la mia carriera scolastica degli ultimi anni), forse perchè la scuola è una costante della vita e della civiltá, eppure anche se l'abbiamo odiata, amata, derisa, ringraziata, questa ci ha lasciato qualcosa.
E non solo se sappiamo (o meno) trovare una radice quadrata o un ablativo assoluto. Ci ha lasciato quella capacitá di apprendimento che dura ancora oggi e che di fronte a quelle conoscenze da acquisire e mille realtá cui ci sottopone la vita, sconvolgendo certezze e modi di pensiero, ci fa sempre capaci di guardare al giorno nuovo e far fronte alle cose, rendendoci "liberi", rendendoci sempre più cittadini del mondo. Ed io a scuola adesso, forse ci tornerei volentieri. Magari sarei come la signorina Eugenia del De Amicis «che ritorna a casa ogni giorno arruffata e sgolata, tutta ansante e tutta contenta, con le sue belle pozzette e la sua penna rossa», o forse no, mi verrebbe da ridere a pensarci, ma sarebbe bello lo stesso.
Come alunna o come prof non ha importanza. Perchè se la scuola ci ha dato qualcosa, ognuno di noi tra quelle sedie e quegli zaini pesanti ci ha lasciato qualcosa. Una parte di sè, del proprio mondo, della propria vita. CUORE direbbe De Amicis, ma forse sarebbe fuori tempo.
O forse no.
Buona scuola a tutti!!

mercoledì 7 settembre 2016

AUTUNNO

E così sei arrivato davvero, e non é solo un ritaglio del tempo, uno scherzo capriccioso del sole che non c'è e si nasconde dietro una nuvola.
Sei arrivato con questa pioggia che viene chissá da dove, con questi profili ondulati che in lontananza sanno giá di una terra ormai spenta,
una terra assopita e pronta al riposo,
a quella calma che ovunque è silenzio.
Settembre, tempo di bilanci, tempo di progetti, tempo di ricordi.
Di bambini che si rincorrono e si scambiano promesse, di muri bianchi pieni di scritte, di stazioni ferroviarie battute dal vento, di vecchi binari abbandonati e lasciati chissá dove.
Sei arrivato veloce quest'anno, autunno, senza il profumo di caldarroste o di legna da ardere, senza i guanti sulla pelle e i libri di scuola, forse perchè sei uno stato d'animo, o forse perchè qui non ci sono più luci, non ci sono più voci, e tutto è tornato "ancora una volta" reale.
Qui dove pure qualcosa è successo, dove pure qualcosa è rimasto, dove pure ci resta qualcosa.
E non mi interessa se il mare cancella le orme, se il vento porta via le foglie, se nell'aria si perdono gli odori e svaniscono le attese.
Tu vieni autunno ed io ti accetto,
ti guardo nel mare e ti ammiro,
ti cerco nei colori d'oriente di queste piante appena ingiallite, nell'amaranto, nell'oro, nell'ocra, nell'arancio, nel verde,
nel tepore di una stagione dove tutto è assenza, e dove tutto è presenza.
Perchè qualcosa rimane, alla fine. Rimane e ti riscalda, per ore, giorni lunghi e infiniti, mesi oppure anni, ed è una cosa dolce, rara e perfetta.
Una cosa speciale...
E mi va bene cosí.