lunedì 30 ottobre 2017

NOVEMBRE

Ed è così.
Novembre sta arrivando, 
la sera é già notte, le luci accese, l'odore di fumo per le strade, un libro, casa, le pagine da sfogliare ed io che dopo tutto questo ti voglio bene.

giovedì 26 ottobre 2017

Scriveva Pasolini: << Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del «goal». Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica>>.
Sono convinta che la poesia puó nascere dappertutto, che é la chiave di volta per leggere, capire ed interpretare la realtá, che può esserci ovunque ci siano occhi e orecchie per vedere, e cuori per sentire. Ma l'uomo é capace di poesia laddove non subentrino la stupiditá e l'ignoranza, che sono d'altronde origine di ogni male, soprattutto se finalizzate ad una deprivazione morale e di significato, se feriscono il sentimento e tutto quello che rende l'uomo quello che é.
Allora io mi chiedo, di fronte ad immagini in bianco e nero che raccontano una realtá- una veritá!- storica  come quella dei campi di sterminio, mi chiedo dove sia la coscienza umana di fronte al dolore e a quel resta di quel dolore...quale deserto abbiamo seminato, quale sciocca superficialità o soltanto disattenzione ci stanno rubando le cose che contano? 
Un fotomontaggio non puó prendere il posto di un messaggio universale.
Eppure la poesia era nata perfino nei campi di concentramento, in mezzo al fumo dei forni, in mezzo al dolore e alla morte...non in una curva di tifosi, che non sanno quello che hanno di fronte, né comprendono quello che non si può comprendere.
 
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla !
L’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Fra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

 Pavel Friedman 
 nato il 7.1.1921 - morto il 29.9.1944

lunedì 23 ottobre 2017

PEZZI DI CIOCCOLATO

Sai, a volte lo penso che sono sbagliata. Ma se non siamo noi a dare valore ai nostri sentimenti, come possiamo amare davvero? A volte vorrei essere diversa, essere più forte, essere più grande in un mondo che sceglie il gioco dei grandi.
Se fossi indifferente magari le cose non farebbero male, o se fossi più superficiale forse potrei imparare ad apprezzare la vita come viene, senza soffrire per lacrime che sento solo io, senza sentirmi stupida se un'emozione che non esiste mi avvampa la faccia, o se gli occhi mi si illuminano e allora tutto brilla un po' di più. Sarei più sicura e più leggera, più sveglia e meno fragile, o forse solo pronta alle cose del mondo, che pure sono sempre e non stupiscono più. Sarei una persona che non chiede, che non si ferisce, che non si stupisce, che non s'innamora, che non si affeziona, che non cerca un sapore più dolce nel vento, né gli occhi dove qualcuno ha rinchiuso un sogno e un pensiero. Sarei più adulta e più serena, imperturbabile, come tutto quello che é attorno a chi non vuol sapere.
Eppure in un mondo che parla continuamente di sentimento, di amore, mi chiedo dove questo sia in realtà.
Nei film, nelle canzoni, nella cronaca del mondo degli attrici e delle star, nella tv, nella pubblicitá?
Se non c'é un sentimento, cosa ci resta davvero? Un sentimento vero, prezioso, tutto nostro, da difendere e custodire, un sentimento che abbellisca la vita e che sia come l'amore dei poeti, che non ha bisogno di nulla e vive di sé e per sé.
E così, magari sono ingenua o infantile, o forse solo appiccicosa e illusa, ma un sentimento vero é tutto quello che conta. É una gioia continua, una riserva di forza, un dono raro e prezioso, speciale, tutto tuo, tutto mio, tutto nostro.
Così mangerei pezzi di cioccolato più dolce solo per farmi baciare, o ti scriverei una lettera, perché io possa, ancora una volta, chiamarti "amore".

venerdì 20 ottobre 2017

Stasera le Orionidi e mi é venuta in mente una sera a lungomare, qualche giorno fa...
Luigi: Il sole é fatto tutto di fuoco
Io: certo
Luigi: Anche le stelle sono tutte di fuoco
-Eh sì
-E perché brillano?
-Beh, qualcuno direbbe perché "ognuno possa un giorno trovare la propria" (e qui mi riferivo al Piccolo Principe), ma brillano perché quando si innamorano e si incontrano, esplodono e creano tanta luce e così noi possiamo vederle
-quindi sono come pezzi di luce?
-eh sì, ma pezzi di luce innamorata
-e perché?
-perché se io guardo il cielo e tu guardi lo stesso cielo anche se non sei vicino a me avrai sempre una stella luminosa da guardare, tutta tua, e magari io guarderó proprio quella, e sarà come un pezzo di luce innamorata in mezzo al mondo tutta nostra che ci illumina gli occhi e non ci fa sentire soli
-perché ti voglio bene?
-in un certo senso sì, proprio così.


martedì 17 ottobre 2017

SOGNO

Se potessi esprimere tutto quello che provo, basterebbero delle semplici parole per dire tutto quello che sei? Basterebbero questo sorriso ebete che ogni volta si illumina di più, questo cielo che si riempie di stelle e giá brillano più forte, questo angolo di mondo che non é che una misera parte dell'universo intero che esplode e che accendi nel mio cuore? Forse se ci fosse un pianeta per me e per te in questo universo di stelle e giorni lontani, una navicella spaziale più veloce e discreta, e poi tu e tu e solo tu, le parole non dette non sarebbero assordante silenzio. Forse, se potessi io vivere del pensier tuo, e riempire l'universo dei sussurri del tuo nome, i vuoti di questo tempo vedrebbero fiori sbocciare nel senso profondo di un istante, e capirebbero la poesia di un sentimento che vive di te e per te. Lo cercherei, oltre le stelle e le immensitá della notte, lo cercherei un pianeta lontano, non tanto grande, ma nemmeno tanto piccolo. Sarebbe oltre i satelliti e invisibile ai telescopi, lontano dagli asteroidi che non potrebbero scalfire, dagli alieni che non potrebbero capire, tanto fragile e tanto forte, e brillerebbe tra galassie di luce e di silenzi, brillerebbe di te e di me, e di tutto quello che dà senso al giorno ed alla notte, a un mondo a testa in giú e a un sogno piú dolce dello stesso mio sognarti. Brillerebbe più della stella più luminosa, quella che la sera spunta per prima, prima della luna e delle altre stelle. E tu sarai lì, con il mio batticuore che non finisce mai, con i miei occhi negli occhi che rubano e scrutano meraviglia, con il tuo sguardo che é ogni volta il mio inizio e il mio ritorno. Sará discreto e nascosto, sarà importante, e sarai tu. Chissá, magari qualcuno, lontanissimo, guarderá questo cielo che innamora e passa i secoli e scoprirá una luce diversa, più forte delle altre. Una luce che vince galassie ed oltrepassa anni luce e mari cosmici, buchi neri e collisioni di stelle di neutroni, esplosioni di energia che creano costellazioni. Io e te, e un mondo di canti senza parole, di fiori che profumano onde colorate, e voli, tanti, nell'immenso e oltre, voli e braccia che non hanno bisogno di assenza di gravità per volare. Io lo cercherei quel pianeta, nelle notti d'autunno in cui la luna sembra un po' più fredda, e i canti delle stelle sono dimentichi del tempo e senza nome. Lo cercherei nelle notti più profonde di silenzi e nostalgia, a metá tra un sogno e una paura, una lacrima e un sorriso, lo cercherei per te, lo inventerei per metterci tutto l'amore del mondo, e le stelle, che lassù brillano e giá contemplano il tuo nome.


mercoledì 11 ottobre 2017

GIORNI

E così mi ritrovo ancora qui, ancora una volta davanti alla pagina bianca, a scrivere chissá poi per chi, per che cosa. Le parole sono un'urgenza, un sentimento che mi fa sentire bene, un pianto che sento arrivare, é lì che mi pizzica gli occhi, alla base del naso, o forse fa male un po' più sotto, lì dove il cuore fa i suoi discorsi, e vorrei capirlo, vorrei spiegarmi, vorrei ma non ascolta, é lì e non ascolta. Quando scrivi non sai mai quanto sia labile il confine del tempo, quanto sia ampio e contemporaneamente piccolo lo spazio di un attimo racchiuso con cura in un verso, quanto sia grande l'emozione di un sentimento che ritorna in un ricordo prepotente che ha sapore, odore, colore.
Ho sfogliato le pagine vecchie, le ho ripercorse a ritroso, un anno e più a incantare istanti e a trattenere respiri, a guardarmi in uno specchio che neanche sapevo di costruire, a cercarti in un sogno e a viverti in un sentimento, lì dove vivono tutte le cose preziose, che sopravvivono al tempo e restano tra le righe, anche quando non c'é piú spazio per restare, restano. Eppure mentirei se non mi rendessi conto che le cose inevitabilmente cambiano. È ingiusto, é triste, è un'opportunità, é una nostalgia, e sulla carta tutto parla un po' di piú, come i palazzi vecchi che un tempo furono case, e ora raccontano un profumo di qualche passata felicità, lasciata così, sul ciglio della strada, testimoni per qualcuno, estranei per altri, indifferenti al tempo che va e tutto porta con sè. É triste, per me che mi affeziono e forse sono un po' come la bambina che continuerebbe a colorare cieli azzurri e mari profondi come il calore che non so dire, e ci metterebbe pure i fiori, le stelle e i silenzi, laddove le parole non servono per scrivere frasi d'amore. É triste perchè tutto é un continuo divenire, e non conta quello che sei, che fai o che senti, se tutto passa e sembra non lasciare nulla con sé. Eppure tutto quello che é vero, che conta, che ci ha dato qualcosa, non scompare del tutto. E la scrittura te lo restituisce, un'immagine, un'attesa, una sensazione, persino il calore di quello che poi resta incancellabile ricordo, me lo sento negli occhi che non so frenare, in quel fremito di assenza e presenza, pianto e sorriso, felicità e nostalgia, che mi riporta ancora a te, a me, a quei giorni come tanti, dimessi e discreti, inconsapevoli di essere vita e di scrivere ogni volta un verso di una piccola grande poesia. Ed io quella poesia te la leggerei ogni volta ci sará una rima in piú, per dirti che tutto porta ancora e sempre a te.

sabato 7 ottobre 2017

OTTOBRE

E così é arrivato davvero questo vento freddo che sembra portare via ogni cosa. Questo cielo scuro che mi copre le stelle, questo giorno che finisce troppo presto, questo tempo che induce alla sera, e non serve stringersi in un abbraccio, per fermare il rumore delle cose che finiscono e passano via. 
Non serve il vapore di un vetro alla finestra per fermare la pioggia e il grigiore delle cose che cambiano, lì dove tutto quello che cade sono lacrime e foglie, dove non ci sei, e non basta il profumo di un ricordo portato lontano. Non basta un cielo vuoto, freddo come quelle mani che non so come scaldare, né una frase lasciata a metá, e tutto mi verrebbe da stringere forte, come il rosso delle foglie più tenere o l'ocra di quelle più delicate, che non hanno paura del vento e sono poesia. Non basta il tempo dei pensieri, dei programmi, dei ricordi, dei giorni nuovi che si succederanno ai giorni, se tutto quello che vorrei é baciarti gli occhi e la pelle, sotto il profumo della pioggia, io e te a cercare l'autunno in una pozzanghera.
Piangerei, lo so, perché sarebbe bello, sarebbe vero, sarebbe intenso, perché saresti tu, sotto un cielo d'autunno, tu ad asciugarmi gli occhi e le stelle, con le foglie che cadono e tanto sole nei giorni a venire, con i ricordi che non hanno fine, e mille nuovi inizi per un unico grande per sempre.