sabato 29 settembre 2018

SOLO UNA

Come puó l'ordine anarchico di spotify capire il senso delle mie emozioni, la necessitá di una canzone, l'imprevedibilitá di una musica non cercata, inattesa, inadeguata, che non sente e ignora i miei sentimenti?Come puó il random di un lettore mp3 capire le parole mute della mia anima, quando quello che vorrei è riavvolgere il nastro come una vecchia musicassetta, quando le canzoni avvolgevano penne biro e fantasie, e i sogni erano un profumo in piú che l'anima non sapeva di avere? Quanto abbiamo perso in entusiasmo e poesia, quando tutto é a portata di mano, quando basta un click, un messaggio vocale, quando conta il tutto subito, il tutto qui, il tutto per un po' e il tutto nuovo, il tutto mai spento, il tutto senza sapore, il tutto giá finito. Dove sono le canzoni di oggi, quelle per sempre? Sono quelle che ci portiamo dentro, che raccontano una parte di noi, che definiscono i nostri confini, ancor piú veri quanto piú é labile la percezione di questo tempo fragile e insicuro? Non lo so, so solo che quando sono triste, quando bruciano i tramonti,
c'è una sola canzone, solo una.

martedì 25 settembre 2018

AUTUNNO

Dentro l'autunno
la natura
si srotola in canto.

Il mio cuore
assorto
ha il sapore mesto
dei raggi del sole

Una vaga malinconia
mi lega a te

Come faró
a guardare l'incedere
breve del giorno
senza pianto?

Il vento canta
canzoni d'amore
per ritornare.

mercoledì 19 settembre 2018

UNA STORIA

Vorrei leggerti una storia, di quelle che hanno il sapore della pioggia d'autunno, e ancora il calore dei raggi del sole sulla pelle. Di quelle che respiri nella sera più fresca, quando l'imbrunire é un soffio di malinconia, e la tela di un pittore si riempie di sospiri e colori sfumati. Vorrei leggerti una storia, magari in una sera come questa, con la pioggia che bagna le mie sensazioni, con questo tempo che si porta via la mia estate, una parte di me, di quello che è stato. É in serate come questa che il cuore rallenta un po', e comincia a raccontare. Non è triste la gente che aspetta o racconta, é solamente lontana. La mia è una storia di attesa, di quelle che cercano nel vento un profumo, e poi potrebbero viverne una vita intera. Di quelle che si scaldano al sapore delle lacrime, e che stringono al petto le promesse, le speranze, le piccole gioie d'ogni veritá, e di questo tempo a metá fanno la loro pienezza, perché la pioggia é come un canto, eco lontana, di tutto quello che sento, e che non so ancora dire.

lunedì 3 settembre 2018

ISTRUZIONI PER PRODURRE DOLCEZZA

Un abbraccio si fa cosí
si perde il centro del mondo
si spostano le braccia
si mischiano i pensieri
si stringe forte
e il cuore
resta
vicino
al tuo


SETTEMBRE

Settembre. I giorni del rientro a scuola, in cui tutto rallenta, in cui la vita ricomincia. Non lo sapevo da piccola che era una nuova fase di vita che prendeva inizio, settembre era la fine del mare, dei bagni, delle vacanze. Per la veritá, era anche bello tornare alla normalitá, e per me normalitá aveva data 1 settembre, quando i miei genitori avevano la presa di servizio a scuola. Allora era un crescendo di nostalgie e aspettative, ed io cercavo l'estate tra i vicoli di un paese che del sole d'agosto aveva ben poco. C'erano allora le spese d'obbligo per tornare tra i banchi. E non si trattava solo di colori, astucci o libri di testo dal tipico profumo di nuovo. No. La mia spesa preferita era il diario, il diario scolastico che di lí a poco sarebbe stato pieno di frasi e di disegni. Mi affascinavano tutte quelle pagine bianche da riempire, e non mi rendevo conto che ognuna di quelle pagine sarebbe stato un giorno, e poi un mese, un anno, una vita. Non lo sapevo che si cresceva cosí, tra una pagina vuota e una da riempire, aspettando l'estate e i pomeriggi per giocare, tra gli sguardi di compagni e maestre, che erano lí e credevamo fosse per sempre. E cosí sui quaderni a quadrettoni abbiamo imparato a scrivere nei bordi, ci hanno insegnato che non tutti i numeri hanno un quoziente preciso, e che le rette possono essere infinite, ma solo a patto di avere l'immaginazione giusta per tenere assieme tutti quei puntini. Lo capisci dopo che non sempre la vita ti permette di tenere assieme le cose, ma ormai é giá tardi, e non bastano piú i quaderni da colorare per cercare ancora il sapore dell'estate in settembre. Cosí cresci, fino a quando ti dimentichi pure il suono della campanella, la leggerezza dello studente e delle sue matite, le penne che davano spazio al mondo, che lo inventavano nuovamente. Cresci con le cose che ti restano dentro, con quelle che ti hanno cambiato, con quelle che ti ridanno a te stesso, con un settembre nuovo, che si lascia alle spalle un'estate e i suoi granelli di sabbia, che forse sono infiniti come le rette di tanto tempo fa, ma solo a patto di saperle immaginare e di tenere insieme nel cuore tutto quello che dura per sempre.


Settembre da docente. Suono della campanella. Un programma davanti, una classe di fronte. Sguardi curiosi, assonnati, annoiati, sguardi indagatori, occhi che ti scrutano, o che cercano chissá cosa. Chissá come ero io alla vostra etá, cosa vedevo, cosa cercavo, chissá come mi vedete voi ora. Il perché sono qui me lo ripeto spesso, voi perché dovete, io perchè l'ho scelto. Mi chiedo quanta vita mi trovi di fronte. Quanta vita ci sia dietro la vostra irruenza, dietro la vostra fantasia, dietro la vostra paura o incomprensione del perché delle cose. Vorrei dirvi che vorrei capire anche io. Il perché delle cose, quelle che ti segnano sempre, quelle che si amano, quelle che rendono in ogni caso unica la vita. Vorrei dirvi che con la cultura siete piú forti, che sedevo anche io tra quegli stessi banchi e disegnavo meraviglie, e che il futuro appartiene a voi stessi, a patto di diventare davvero chi voi siete. Vorrei sedermi ancora tra quei banchi dove mi fermo da un'altra prospettiva, e guardare settembre come voi, con voi,  con il suono di una campanella che segna un nuovo anno,  mettendo assieme i puntini,  per sperare e sognare ancora.

sabato 1 settembre 2018

ESTATE

Era il primo giorno d' estate. Il giorno in cui tutto si mette in cammino. Lo fermavamo con la macchina fotografica, o per lo meno ci illudevamo. Facevamo quante piú foto possibili, c'era la luce giusta, la luce giovane, piena di aspettative e speranze. Quando é arrivato il primo giorno dell'autunno? Quando una foglia cadendo ci ha ricordato che nulla dura per sempre, o il sale del mare ci ha detto che non é la pioggia a coprire il sapore di certe lacrime? Fatto sta che sono cambiati gli obiettivi, e anche una vecchia macchina fotografica ormai non esiste piú. Forse non scattiamo neanche piú foto, con i nostri smartphone che di prezioso alla fine hanno ben poco. Era il primo giorno dell'estate e si stava bene con nulla. Adesso tutto quello che conta lo conserviamo nel cuore, fosse anche il sapore di una spiaggia vuota, o di un lontano raggio di sole.