lunedì 31 ottobre 2016

ALTROVE E PRESENZA

Dove vanno a finire le mie parole,
 qui in questo silenzio di una terra sconosciuta.
Ti scrivo e ti parlo, ma non so
se ti raggiunge il mio pensiero,
il fluire di un sogno che è conforto e presenza,
la stretta di un abbraccio che vuole intrappolare il tempo
e farlo carezza.
Chissá dove finisce il rumore del vento,
quando tutto attorno e pace e silenzio.
Dove si spengono le stelle,
quando tutto sbiadisce in una pallida luce e tutto
è ancora una volta reale.
Il rumore del mare no, non cessa mai, è sempre nuovo
e sempre diverso,
e accompagna i cuori che l'uomo trascina con se',
i pensieri che s'insinuano e non hanno mai sosta,
i paesaggi che scalfiggono, i baci che si perdono,
e tutto è istante, e tutto è invenzione.
Io ti scrivo e ti parlo, parlo a te e forse un po' a me,
e vorrei averti vicino, trovare il candore di una promessa infinita,
ma non so,
non so se ti arriva il pensiero mio di te,
se la distanza annulli i ricordi, e le notti di stelle
che sono altrove e presenza.
Non so se ti arriva la mia voce,
se le parole non dette siano solo silenzio pieno e il mare un rumore assordante.
Non so, eppure ti parlo.
Le luci della notte sono camere di sogni e presenze.
Le terre lontane, fantasie di profumi e quotidianitá.
 Le parole che cerco sono quelle che dicono un antico prezioso.
Tutto attorno il mare, respirando la notte,
in un'assenza che sa comunque di te.
 
                                          Capo Sperone, 28 ottobre

martedì 18 ottobre 2016

LE NUVOLE IN UNO SPECCHIO E IL CIELO SOTTO I PIEDI

              Quanto sei bello autunno sul mare...
            Mi piace questa pioggia, e questo rumore, 
             e questo colore che si infrange nella foschia. 
        E questi alberi. E le foglie larghe per terra. 
          E le pozzanghere.  
            E questa solitudine. 
           E questo silenzio.
               Le nuvole in uno specchio e il cielo sotto i piedi.
        Casa. 

lunedì 17 ottobre 2016

E SI ARRIVA ALLA LUNA

A volte vorrei ci fosse una strada giusta per tutte le cose. Quella da imboccare che porta diretta alla meta, quella con le indicazioni precise, con i segnali messi lì non per caso, e ognuno con un'immagine, un sapore, un'emozione in più da prendere e portar via.
Sarebbe un mondo un po' strano, pieno di strade colorate e dalla parvenza sottile come di sogno, un mondo che tu ti aspetti di trovar l'arcobaleno, e corridoi incantati e pieni di mistero, un mondo che conduce lontano, e che ha intorno tante stelle, e foglie, fiori e fasci di luce.
Da questo mondo sceglierei la strada per me. Quella che parte dal mare e porta alla luna, la luna che da quaggiù anche se le corri davanti non puoi toccare -più ti avvicini e lei è lontana- ma che porta alle scelte migliori, alle persone speciali, alle emozioni sfiorate in attimi di attese e di
meraviglia...
o forse sceglierei quella per te. Aspetterei che il vento modelli la sabbia ed incroci i percorsi e i passi degli uomini, che confonda i pensieri ed unisca gli accenti, fintanto che non assecondi ed incanti il mio battito che significa te.
Allora sarebbe bello perdersi, perdersi su strade colorate o cristalline parvenze, su strade
dove ci sono segnali precisi che ti dicono la via, e le emozioni sono quelle che ti tengono per mano, e sono bellissime.
Sarebbe magica la vita, con tutte le sue sfumature, con le sue svolte improvvise ed i suoi tramonti di pesca, con il suo candore indelebile che lascia via paroloni e serietá, e si scrive nella pelle, dove ci sono tutte le cose che contano, e non fanno rumore.
Forse perchè non serve un mondo incantato per fermare un'emozione e tenerla per sempre,
forse perchè non ci sono distanze- nè parole, nè frasi- quando il viaggio di un cuore è diario di un'anima, quando questa conserva tutto, quando questo tutto è sempre con te, sia questo un odore, un ricordo, un sentimento, un pensiero, un amore.
Ci sei e sei un pensiero felice, ci sarai e sei il passato che ritorna, una gioia gentile, un sapor di tenerezza, sulle strade imprecise della vita, avanti ed indietro, dove forse il mare per una volta si ritira, e si arriva alla luna...


sabato 15 ottobre 2016

RAGGIO DI SOLE

Cercherò il sapore di un ricordo su un vetro appannato che non trattiene il freddo.
Il freddo di un pomeriggio d'autunno, un pomeriggio che illanguidisce nel silenzio, e nel grigiore muto delle cose che sono, e non danno rumore.
Cercherò una notte che sa di stelle lontane e opachi languori, una luna cristallina e gentile, un gesto che sa di poesia, laddove tutto è spento e silenzio.
E poi aspetterò il sole...quello tiepido che sa riscaldarti anche con il vento, quello che da'luce al sopore, quello che rende speciale l'autunno nell'abbraccio di un cuore che aspetta e che cerca...perchè il sole sa scaldarti anche da qui, lontano mesi di distanza, lontano anni luce e spaziali profonditá, e stagioni lunghe come cartoline di giorni lontani.
Sa scaldarti con il vento freddo che ti taglia la faccia, con l'inverno nei pensieri e nel cuore, con la sua forza che è come una piccola gioia.
Forse perchè la vita è così. Ti viene addosso in un'esplosione di luce, quasi ti acceca, e tu non capisci più niente, e pensi che questa sia la normalitá, la felicitá, e che questa sia destinata a durare per sempre. Ma poi ci sono i giorni di pioggia.
E tu te ne stai lì, dietro un vetro oppure per strada, inconsapevole dei capricci del destino e del caso, delle leggi di natura e della vita, che quelle sì sono molto più grandi di te. E allora impari piano piano che i sogni non sono promesse, che i desideri non sono contratti, che le lacrime non cancellano le tante veritá, nè le modellano in una forma nuova. Impari che il sole che acceca e che brucia è un momento di inconsapevole ed inafferrabile felicitá, che l'eccesso non può durare, nè tantomeno riscaldare per sempre. E che le giornate d'inverno non sono infinite, eppure ci sono, e quel freddo non è che la dimostrazione di un ciclo che scorre, necessario eppure inclemente.
La vita con le sue stagioni, la vita con le sue istruzioni, la vita con le sue promesse.
Ma ci sará un raggio di sole, nelle giornate più calde ed in quelle più fredde. Uno vero, che sará come una brezza o una carezza, che sará il tepore che riscalda, e il candore che seduce.
Ed in questa piccolezza è la vera felicitá.
Perchè le luci che abbagliano possono anche affascinare,
ma solo certi tepori sanno come riscaldare, colpire il cuore e durare per sempre...

lunedì 3 ottobre 2016

STRANO QUESTO MONDO

Strano questo mondo che va avanti e non ce ne rendiamo conto.
 Strano questo tempo che passa e non ci dice nulla nè ci avvisa prima.
Strano questo cielo che oggi era pieno di sole, ed ora é un tormento di pioggia e di vento.
Questo mondo che cammina a testa in giù senza vedere, questa corsa verso qualcosa,
questo inseguire il momento senza viverlo davvero.
Viviamo in un mondo che ci insegna che la tivù non è mai la veritá, in un mondo in cui un Brad Pitt non è bastato a far funzionare un amore e le luci e i lustrini sanno essere freddi talvolta.
Un mondo che va avanti portandosi i "senza". I senza casa, i senza famiglia, i senza lavoro, ma tutto é un vortice di inumana comprensione, forse perchè non ci sono perchè, è tutto è un "senza senso o un senza speranza".
Eppure il tempo delle favole prima o poi finisce, Jovanotti ha compiuto 50 anni e il telefono senza fili non è più un gioco nè tantomeno un ricordo, Robbie Williams non è più di questo mondo ed i Pooh hanno cantato la loro "ultima notte insieme", - Banderas continua a sfornare biscotti e Bridget Jones continua a sfornare fidanzati, ma queste sono eccezioni, e per giunta anche un pó sfigate, ma dipende sempre dai punti di vista-.
Non sono i "sì", i "no" ,i "forse", o i "perchè". Sono i "senza", che in questo mondo vanno avanti.
E ognuno ha il suo.
Internet senza fili, pasta senza glutine, iva senza costi aggiuntivi, burro senza grassi, fondotinta senza nichel, sogni senza sapori, ideali senza valori, amori senza batticuori, identitá senza noi, parole senza suoni, suoni senza parole...
in un mondo che passa e che ha sostituito al bianco e nero i colori, i pixel ai cartelloni e i byte a tutto ciò che prima era reale, non sono solo le torte senza uova e il caffè senza caffè a cambiare le cose. Forse se ci fossero meno "senza"e più "con" qualcosa sarebbe diverso, le amicizie non sarebbero senza persone e gli affetti senza sentimenti, l'amore avrebbe il giusto spazio, e l'identitá ne acquisterebbe in una autentica vita, senza "apparire" ma piuttosto per "essere".

sabato 1 ottobre 2016

UN BINARIO TARGATO FELICITÁ

Non so dove vadano tutti questi treni che mi passano davanti, dove si fermino, dove riprendano i propri percorsi.
I binari si inseguono e attraversano cartoline senza meta, sprazzi di vite vissute, quotidianitá intraviste nella luce di un treno che velocemente corre via.
Dietro i finestrini dei vagoni, piccoli giorni di sempre s'intersecano per un momento ai tuoi giorni,
 per un frangente di secondo, altre vite si sfiorano e si mischiano alla tua, e tu sei lì, per lo più inconsapevole, a prenderti quella vita che ti passa vicino e che ti accompagna sempre senza conoscerti mai, che puoi solo immaginare, nel fruscìo di un attimo che intanto scorre via.
 È lo sfiorare di un attimo, tutto arriva, tutto passa, tutto corre via.
C'è tutto un mondo nei vagoni di un treno, un mondo di valigie piene di vite vissute e di pensieri, di giornali stropicciati sui sedili e luci strappate alla notte, vite accortacciate che proiettano la loro immagine di sè, dal freddo di un finestrino che velocemente scompare.
Intraprendi il viaggio, e non sai mai quale posto ti tocca, quali sono i tuoi compagni di avventura, scelti dal caso e dalla sorte, dai capricci di un signore irriverente, non sai con quali passeggeri dividerai il tuo percorso, a quale fermata se ne andranno, quali bagagli porteranno con sè.
Il treno passa e va, e c'è chi sale e chi scende, chi ha lasciato un giornale, e chi ha abbracci tanto stretti da sussurrare, lì su un binario di una stazione sconosciuta.
Il treno passa e va e attraversa confini, lascia dietro di sè malumori e nostalgia, amori finiti e nuove occasioni, orologi guardati distrattamente e chiacchiere improvvisate senza preavviso, orizzonti immensi racchiusi dietro un vetro.
Non so dove portino queste rotaie, dove finisca questo fruscìo veloce eppure stridente, dove s'incrocino i bivi e si cambino i binari, eppure tutto succede, mentre si scrivono i destini della gente, e il vento li porta con sè, lungo un treno che corre veloce, su sentieri e geografie sconosciute, su perfette geometrie che nulla sanno della vita vera, quando questa è silenzio, quando questa é magia.
Forse perchè i binari sono i luoghi della certezza, sono i percorsi "facili", quelli dove sai e sei certo di arrivare, i luoghi dalla perfetta linearitá che costruisce giustizie ed ovvietá. Sono i posti un po' speciali, in cui tutto avviene con ordine, e tutto è "naturale" nel suo divenire concreto e reale.
 E il viaggiatore lo sa, il viaggiatore che pur ogni giorno percorre la sua strada ed è lì, lì con il cuore sottosopra, lì con una realtá che non va mai come dovrebbe, lì con i desideri e la vita e le parole che sfuggono sempre e che non sono mai quello che sono... mai come i binari, perfetti e lineari al capolinea, i binari che non rispettano necessitá e tanto meno vulnerabilitá, che vanno come vogliono, e non lasciano possibilitá.
E tutto passa, s'evolve, finisce, muta. Resta, anche, nei casi eccezionali, ma è solo per qualcuno, per chi vi si aggrappa forte e diventa un pò poeta, un pò folle o un po' bambino.
E così non c'è niente di più triste di un binario vuoto dopo che un treno è andato via.
Niente di più malinconico, di vagoni vuoti e treni abbandonati in una piccola stazione di provincia, sotto un cielo d'autunno senza nuvole e vento.
Niente di più bello, quando il treno arriva e passa e va, quando le valigie si appoggiano sull'asfalto, ed intorno è solo una danza, danza di sguardi e di promesse, di abbracci infiniti che sembra di stringere incanti.
Il viaggiatore lo sa e...comunque va.
Va con il suo disordine dentro e con i suoi sogni malandati, con il cuore sottosopra ed i desideri alla rinfusa, con i baci mancati e gli aquiloni lasciati nel vento, con i malditesta e gli scoppi di risa, con le valigie troppo pesanti e mai piene del tutto.
Va e non si sa dove nè come, su strade lineari o percorsi confusi e pieni di insidie, magari sbuffando o fischiettando come quello stesso treno che è preciso ed implacabile, nel seguire le sue orme ed il suo sentiero.
 Come quelle rotaie, come quei binari, egli va...
con un biglietto timbrato tra le mani o meno, con una direzione in testa e una in cielo, forse, soffrendo, fantasticando, ma sempre e solo con nel cuore, come meta la felicitá.