lunedì 25 maggio 2020

ANNI

Che fine hanno fatto quelle canzoni
che sono rimaste nei walkman 
chiuse negli zaini e nei sogni 
di tanti anni fa. Quelle canzoni 
avevano accompagnato gli anni 
della nostra vita, erano come 
una grande colonna sonora generale, 
di un mondo che non aveva 
internet o spotify e registrava 
le musicassette, ed era bello, 
perchè scrivevamo con le penne
colorate, i colori di una generazione
che stava per conoscere internet, 
ma che mai avrebbe dimenticato
quegli anni luminosi di promesse 
e tante sonorità. Gli anni 
che come diceva una canzone 
di allora "gli anni di qualsiasi 
cosa fai", gli anni che erano 
pieni di tutte quelle cose
che abbiamo imparato
a sognare, ma che poi 
non abbiamo avuto
come volevamo. 

mercoledì 20 maggio 2020

PERDERSI

Perdersi tra la folla, passi su passi, passi che si sfiorano, che si perdono, altre strade, nuove destinazioni, si sommano, si confondono, si annullano.
Cercare una fermata sulla mappa della metro. Scendere quando si aprono le porte. Le valigie hanno i loro posti lungo gli scompartementi dei treni. Per me un posto finestrino. Sono i giorni giovani, i Modá cantano "Anche stasera" e "Nuvole di rock" e io cerco Cassina de' Pecchi lungo i colori delle fermate della metropolitana. I treni vanno troppo veloci per chi non può stare fermo. A me no, a me basta ascoltare. Anche a Milano, io ho dentro il mare. 

martedì 19 maggio 2020

LA DAD AL TEMPO DEL COVID19

Io ti sento tu mi senti? mi senti? Sì ti sento. Tu mi senti? Lei mi vede prof, mi vede? Sì ti vedo tu mi vedi? La connessione c'è, siamo connessi, siamo iperconnessi, così lontano e non siamo mai stati tanto vicini. "Il link funziona prof?" Entro, non entro, non mi fa entrare, la stiamo perdendo, la connessione!! C'è il polso, non c'è segnale,  c'è la ripresa, resiste, eccola, fa una smorfia, fa una giravolta, ha abbandonato...la riunione. 

La didattica a distanza ci ha trasformato. A noi proff ci ha resi degli zoombie, ormai vediamo un link di meet anche nello schermo del microonde. Occhi che bruciano, mal di testa, antenne di ricezione e trasmissione da fare invidia a mediaset e al migliore entomologo, non è solo una questione didattica, ormai per noi proff la dad è una questione di vita o di morte, tra cellulari, mail e videoconferenze siamo diventati automi da 5G (e con G intendo 50 ore al giorno). 

E poi ci sono loro, i ragazzi. Mancano e tanto. Manca il rapporto umano, lo scambio di sguardi, manca la quotidianità condivisa, mancano le loro voci, il suono della campanella, il gesso della lavagna. Adesso ci vediamo tutti attraverso uno schermo. E loro non si smentiscono, sono unici, a modo loro. Così le metamorfosi di Kafka sono il racconto di un uomo scarafaggio che vuole sapere perchè e chiede consiglio alla sorella, gli eupatridi non sono figli di nobile stirpe ma sono i figli di buona donna, e tu da brava conduttrice ti trasformi da Alberto Angela divulgatore in Gerry Scotti che chiede l'aiuto da casa. 

E da novella conduttrice, ti ritrovi pure a dover negare le tue origini per improvvisarti tecnico informatico. "Prof il file non si apre, prof il file non si legge, prof ho finito i giga, prof classroom non mi riconosce" e così via. Cosí, dopo la danza delle probabilità e i calcoli del possibile e dell'improbabile e del "così è se vi pare", per tutti alla fine vale il vecchio metodo infallibile (degno di un anti-ingegneristico approccio su base euristica) ovvero il metodo sempre eterno dello "spegni e riaccendi". 

Lo "spegni e riaccendi" non mente mai. 
Tra flauti di fratellini e tabelline di sorelline, tra pigiamini e impreviste apparizioni, la dad ci mantiene vicini, legati al filo invisibile di una connessione che siamo noi. In attesa di tornare presto a scuola, di ricominciare, di tornare ad essere insieme, questa volta per davvero.



venerdì 8 maggio 2020

SUPERLUNA DEI FIORI

Il rumore della pioggia, il profumo della notte. I passi sotto un lampione, il silenzio che chiude le porte, la tenerezza, il rimpianto, la malinconia. Quante storie ci portiamo dentro, verità possibili, non vissute, soltanto immaginate quando ad un tratto arriva il risveglio. Ci sorride uno specchio che non ci riconosce. Quanti passi sul dorso del mondo, sul declivio di una collina che non ha compreso lo sbocciare di un fiore. E quei tramonti salutavano i nostri giorni, mentre scrivevamo frasi d'amore, e non lo sapevamo ma eravamo felici. 

giovedì 7 maggio 2020

FUORI

Ci siamo addormentati che era la fine d'inverno, ci svegliamo con il sole e le rose di maggio. ll letargo non ci ha intimorito, ci ha chiusi in casa, ci ha cullato in una lunga bolla sospesa, da animali politici ci ha addomesticato, abbiamo inventato nuovi spazi, nuovi ritmi, abbiamo dato nuovi nomi, abbiamo trovato nuovi orizzonti di vita. Il cielo in una stanza non è mai stato tanto azzurro, abbiamo lasciato parole nuove sui fogli di carta, gli aereoplanini volano con le nostre rime sospese, da un cielo all'altro di questo piccolo mondo, e lì dove lontano è lo spazio di un abbraccio, abbiamo dato ad un sentimento il sapore di un sogno. 

Lontano, troppo lontano. Abbiamo chiuso la porta ai passi per strada, ci siamo fermati per essere eroi, ci siamo scritti messaggi, abbiamo pianto, ci siamo specchiati in un monitor, abbiamo compreso il senso di un giorno, quello che era e che non c'è più, il distanziamento che ci lascia più soli, il distanziamento che ci fa sentire più vicini che mai. 

Ci siamo addormentati sul finire di un mondo, ci svegliamo con una luce nuova, diversa, ma non so se siamo cambiati noi, o la luce. Non so se la piega del calendario è il segno di una nuova espressione del volto, se è una partecipazione del tempo, il segno indelebile di giorni sprecati, lo schiaffo alle leggi degli uomini, il mondo che va, maggio che arriva, la vita che continua. 

Cosa vedremo alla fine di tutto questo. Cosa avremo imparato, cosa ci farà stare bene, cosa ci darà una risposta, cosa ci farà sorridere. Fuori.Ci sarà una nuova luce, alla fine. E se mi guarderò indietro, sorriderò.

lunedì 4 maggio 2020

FASE 2

Siamo nella fase 2, almeno da quando il mondo ha preso a darsi nomi di questo tipo, lockdown, fase 1, fase 2, quarantena, fase incognita, fase previsione, una segmentazione di giorni strappati ai giorni, scanditi da decreti, bollettini della protezione civile, dati e stime ufficiali, numeri, previsioni, vite che si spezzano, vite che si interrompono, che finiscono, riprendono, ricominciano. 
Siamo nella fase in cui qualcosa può ricominciare. C'è chi timidamente esce di casa, chi impazzisce di sole, chi torna a lavorare, chi esce e va, ma sa che qualcosa dentro ognuno di noi è cambiato per sempre. 

Ricominciano i rumori del traffico. Un paese sonnolento è come una bolla di tepore ed intimità, è un qualcosa di dimesso, di indiscreto, che si sente dentro, che non ama la visibilità, un paese ha un suo ritmo proprio, ha un suo respiro, che a tratti coincide con quello del mondo, a tratti va per conto suo. 

Mi chiedo cosa sia adesso la cittá. La città con la sua eleganza e la sua terribilità, con il suo troppo grande e troppo immenso, con i suoi piccoli passi e i grandi viali, con i respiri del mondo che si incrociano a quelli del tempo, e restano lì sul viale dei ricordi, per qualcuno, sul viale della storia. Chissà come riprende a vivere la città. Avrá una sua grazia, una sua energia, una sua ansia di vita. 

La fase 2 si lascia dietro giorni indelebili e cambiamenti. Qualcuno é invecchiato davvero, qualcuno ha imparato il senso delle cose, qualcuno non aspetta altro che tornare a vivere. Ricominciare. 

Si ricomincia ogni giorno, ma ci sono giorni che lasciano un segno diverso, e sono quei giorni lì che scandiscono le vere fasi che saranno i punti di snodo di una vita. Arrivano all'improvviso, e lentamente si portano via qualcosa, pezzo a pezzo ti dicono altre verità. Ci sono fasi che si imprimono nella pelle e nel cuore. Restano dentro, per chi ha amore per non lasciarle andare, mentre semplicemente, ci lasciano.