lunedì 30 dicembre 2019

BUON 2020

A te che ogni anno 
diventi grande un po' di piú, 
e che inizi la conta dei giorni, dei ricordi, 
degli anni, dei bilanci, dei progetti nuovi, 
di quelli passati, 
vorrei dirti che la vita
non ha piani, è un finto problema,
va per conto suo,
lontano dai sentieri stabiliti, 
dalle mappe della poesia,
dalle geometrie delle regole
e dei ragionamenti. 
Non devi avere paura, 
perchè la vita è più forte, 
più grande, più immensa, 
e a volte non valgono 
i tentativi, i sogni, 
gli obiettivi, i malumori, 
ma solo 
i sentimenti, i nostri cuori.
Passerà la tristezza, la pioggia, 
il dolore, e ogni volta 
il tuo sguardo avrá l'eco del tuo nome,
e così sarà per ogni piega 
del giorno, per ogni vento 
che cancella i nostri abbagli, 
i nostri ardori. Non passerà giorno
senza che il risveglio sia vero, 
e ci insegnerà l'amare e il soffrire, 
l'abbandono, ci spezzerà il cuore
il cambiamento, l'amore eterno,
grande, immenso, che 
non sappiamo contenere. 
Ma per ogni primavera che verrà, 
la saggezza del cuore ci dirà 
quella della vita. 
L'amore, solo l'amore, 
oltre il tempo e lo sguardo 
inflessibile dei giorni, 
ieri come oggi. 

martedì 24 dicembre 2019

NATALE...5

I negozi pieni, i bar, i locali, 
le chiese vuote, la piazza deserta. 
Il rito della nascita è il nuovo 
consumismo. Il Natale non è 
il prezzo che diamo alle 
nostre solitudini, il Natale 
non puoi comprarlo, nè 
impacchettarlo come si fa
con ogni cosa comprata 
nei negozi dove molti sono
in fila, ma hanno lo sguardo triste. 
Natale non nasce nell'apparenza, 
nella finzione, nella ripetizione. 
Non dice nulla lo sfarzo, 
Non lascia niente l'eccesso.
E allora Natale può nascere davvero 
soltanto dietro un vetro 
in una casa vuota, 
in un letto d'ospedale, 
tra i giochi dei bambini,
in una chiesa gremita di semplicità. 
Se gli abbracci sanno scaldare, 
scaldiamo il buio 
per donare la luce. 


lunedì 23 dicembre 2019

NATALE È...4

Una foglia, forse l'ultima, 
sul ramo più alto, dorato, 
alla luce di un lampione. 
Soffia un vento, che avvolge 
il paese nella fredda morsa 
della sera. Un vecchio s'attarda 
silenzioso, al vento esposto, 
fa fatica e avanza a stento, 
con il peso degli anni passati,
con lo scadere di quelli che restano.
Il freddo delle strade mi dice
il calore di un nido. È bello riposare,
lì dove la foglia mi racconta 
del tempo che passa,  
e mi dice il conforto di un riparo, 
il tepore di un abbraccio, di un ricordo.
Mai nell'infanzia avremmo dimenticato 
cosa significa quella luce che 
sa di buono e di calda tenerezza. 
Le mani che impastano la farina, 
che accarezzano le mie guance, 
tessono sogni giovani e preghiere, 
e sono come quella sabbia che afferrano
 i bambini nelle mani dell'estate, 
lo zucchero a velo sui giorni 
degli auguri e dei panettoni. 
Questa luce che resta 
è il calore del cuore. 
E non lo sapevo,
questo è amare, questo è amore. 



domenica 22 dicembre 2019

NATALE È...3

E poi, impari a volere solo le cose 
importanti. Io se ti amo, ti amo e basta.
Non voglio i vestiti firmati, nè i vezzi sociali, le convenienze, le apparenze, le foto studiate, i commenti degli altri, le platee
o la gente.
Io sento che ci sei, e questo mi dà forza. 
Io sento il bello e la verità della vita, e questo mi dà coraggio. 
Io sento cosa significa amare, sento le lacrime, il dolore e tu mi dai conforto. 
Io sento che l'anima vive di poche cose, 
ma grandi, autentiche, immortali. 
Io sento l'amore e l'umanità di ogni sguardo. 
Io sento che a volte le cose accadono, 
non sono giuste, o come vogliamo, 
ma ci rendono vivi, umani, e ci sanno insegnare.  
Io sento che ho dovuto abbandonare 
molte cose, che i sogni li fa il dolore, 
ma ti porto nel cuore come la cosa più bella, più pura e morale, e sono felice. 
Io sento di avere tanto vicino a me,
dentro di me, e amo ogni giorno 
in cui sento quello che senti tu,  
io ti porto nel cuore, nella mia vita.

NATALE È...2

Natale, ho una strana malinconia, saranno i posti a tavola, i posti vuoti, i posti che un giorno per caso, ci sono stati dati o abbiamo preso, o non abbiamo più. Ho una strana malinconia, perchè Dicembre mi fa pensare alle cose che non durano per sempre, e il Natale mi dice che ci sono vuoti che non si colmano. 
Tornano all'improvviso i ricordi. 
Gli anni passati, i pacchi di giochi, le luci colorate, le tavole apparecchiate. Quando abbiamo smesso di fantasticare e siamo diventati grandi, forse vecchi?  
Il Natale quest'anno mi dà malinconia, è la malinconia dei ricordi, dei posti vuoti, ma non nel mio cuore.  

sabato 21 dicembre 2019

NATALE È

Natale è la fine dell'anno, tempo di bilanci, di euforia e spensieratezza, di tavolate, di ricordi, di progetti. Il Natale degli adulti non è lo stesso di quello dei bambini. Natale è quel periodo dell'anno in cui tutto racconta, è uno stato d'animo, è tempo che passa, è nostalgia.  


martedì 19 novembre 2019

FILO INVISIBILE

Il tempo passa e cancella ogni cosa. Ma qualcosa di quello che abbiamo vissuto ci resta cucito addosso, come un filo invisibile che ci dice quello che abbiamo amato, quello che siamo. Da questo filo possono aprirsi gli orizzonti della memoria, i ricordi. Da un filo invisibile può nascere l'amore. 


lunedì 18 novembre 2019

QUELLO CHE SEI

È sempre il cuore che ti frega, il cuore che lasci nelle cose, nei passi in avanti, in quelli che restano dietro, e che ti dicono chi sei, chi sei stata, quello che non sei più, quello che puoi diventare. Perchè ogni giorno devi alzarti e ricominciare, e cosa importa poi se le lacrime sono tutte le cose che hai amato, che hai vissuto, che hai incrociato nel traffico alle luci di un semaforo, attorno ad un lampione, o forse solo nel vento di una panchina sul lungomare. Si cresce, e gli sguardi hanno un sapore di più, un volto nuovo, una parola più intensa, una poesia più profonda, una lacrima più vera. Forse è il cuore che ti frega, quando sai che sei tutto quello che hai lasciato dietro di te, tutto quello che non sei più.



domenica 17 novembre 2019

DOMENICA DI PIOGGIA

Le domeniche mattina con la pioggia. Le gocce sul vetro, il tempo che passa, il paese che vive, da qualche parte qualcosa continua, qualcosa finisce, e sono lacrime, o pensieri. Lascerei un'impronta sul vetro, l'ombra di un disegno, un'immagine, una poesia su qualcosa che non è più, che fa male, fa sentire un po' vecchi, un po' più grandi, mette tristezza. I riflessi sul vetro bagnato di pioggia portano nuovi sguardi, si ha un viso diverso, dopo. È come il ticchettio di una clessidra silenziosa, la pioggia. Racconta nel silenzio storie che non si sentono più, ed ognuno ripete a se stesso la propria verità, chissà quante cose teniamo strette dentro, quando tutto passa e tutto scorre via. Come le scritte sui muri che raccontano un amore, ci sono gocce di pioggia che sanno di nostalgia, di qualcosa che lascia il segno, nella vita che scorre.




giovedì 14 novembre 2019

DOVE FINISCONO I SOGNI

Qui piove, ma la pioggia 
non porta via la ferita 
dell'anima che lascia andare 
via i contorni di un giorno
mai vissuto. La luce della sera
si riflette in sfumature 
di noncuranza. Tutto è 
silenzio, tutto è pioggia, 
dove finiscono i sogni. 

venerdì 8 novembre 2019

NOVEMBRE

Erano una serie di parole e 
di pensieri lasciati dal tempo 
nei ricordi in bianco e nero 
e tutto il resto era come una lunga attesa
un profondo respiro di cieli gialli 
e tramonti di cuori in ascolto. 
I vicoli delle strade conoscono 
i girotondi dell'anima, le ombre 
che si allungano ci dicono che 
un altro giorno è passato. 
Dove troverò i passi di un tempo, 
la continua clemenza della dolcezza, 
l'autunno che arriva e lascia  
un velo sui nomi della gente. 
Mi riscaldano parole d'amore. 
Tutto il resto, le strade vuote, 
le case, i vecchi rumori, 
hanno nel cuore il loro commiato. 



venerdì 1 novembre 2019

NOVEMBRE

Lascerò queste parole andare fino a quando il tempo sarà un suono sospeso, il silenzio frammisto allo scorrere dei giorni sarà come la breccia che spazza via le nubi in un raggio di sole e che ha il sapore di un abbraccio immenso. Cosa c'è di più vero di quello che amiamo, il dolore che scriviamo sui muri delle chiese non sa quanto di noi si prende nel percorso della vita, ma se i passi sono stanchi è in ogni fiore che troviamo la parte più vera di noi. È così che scriverò il tuo nome sul vapore di un vetro, tra le foglie gialle e le capriole d'autunno, il tuo nome che non dimentica le feste del cuore, i giorni giovani, le strade dei sogni, i sorrisi. 

giovedì 31 ottobre 2019

DOLCETTO O SCHERZETTO

Festa di Halloween, si accorciano le giornate, i bambini vanno per le strade, le zucche subiscono strane e paurose mutilazioni, le maschere sono trucco e lenzuolo e un bel po' di correttore bianco cerone pallido. L'arancione è il colore della tradizione, dallo zuccotto allo zuccone è un attimo, Samara challenge non è più un passatempo per grigi adolescenti bohemiens e un poco annoiati, e streghe e mostri e scheletri e vampiri ci ricordano che siamo tutti alla ricerca di qualcosa di più. E cosi, per chi ha la silhuette giusta ecco un bel vestito nero stile streghetta ma non troppo cool, per chi ha qualche chilo di troppo un simil coordinato di scheletro stampato a rapido effetto dimagrante, per chi ha qualcosa da nascondere un bel lenzuolo, candido come il bianco delle pupille degli occhi di qualche giovane fantasmino in erba (o quasi), E passa la paura. O viene. 

È bella la festa di Halloween, mi ricorda il sapore delle sere d'infanzia, i "dolcetto o scherzetto" urlati al cielo scuro di giovani pomeriggi d'autunno, mentre le foglie gialle e le castagne ci insegnavano che l'estate non dura per sempre, e i vicoli di paese ci dicevano che le strade silenziose erano le vecchiette dietro le porte, e allora non lo sapevamo che quel fumo che saliva in alto dai comignoli sui tetti era solo tempo, il tempo che passa. E il tempo è passato, tra colori di autunno e frutta secca, tra camini vuoti e finestre ormai spente, lo vediamo adesso alla luce di un lampione, nell'ombra che scolpisce una nuova verità, mentre i bambini di oggi ridono come noi ieri, chiedendo "dolcetto o scherzetto" e portando in piazza il carnevale dell'autunno: la sfilata dei mostri e delle verità, la festa della paura e della vita, la festa della magia che annulla il dolore, almeno fino a quando il sorriso di una zucca veglierà sul finire d'ottobre sui sogni di oggi e di ieri. 



Ph. Regno Disney

giovedì 17 ottobre 2019

Il tempo consuma e trasforma ogni cosa. Passa, finisce, non è più. Ma qualcosa di quello che siamo resta, lì nella parte più profonda di noi, qualcosa di quello che è stato non passa, resta il ricordo, il senso di un sorriso, di una lacrima, il dolore di un vuoto, di un'assenza. Il dolore ci insegna che nulla dura per sempre, ci insegna la fine, la perdita, la realtà della vita.
L'amore ci dice che qualcosa invece dura per sempre, ed è nella parte più profonda di noi, qualcosa che non passa ma resta, che non finisce e si riconferma, ed è l'altra verità della vita. Il dolore ci fa crescere. L'amore ci fa capire. Tutto è veritá e passaggio. 


venerdì 20 settembre 2019

IN CLASSE

Torno in classe, e mi dico che davvero questo è un lavoro bellissimo. Vi guardo, e mi chiedo quali siano le vostre storie, sí perchè ognuno di noi ne ha una, e forse la scuola serve solo per aiutarvi alla fine a trovare la vostra, a diventare la parte migliore di voi. Da dietro una cattedra si vedono bene le fragilità...ma si vedono anche le potenzialità,  ed io spero che ci sia per voi l'immagine di una scuola legata alla realtà, legata alla vita. 
Certo, alla vostra età non è facile, ci si sente insicuri, forse inesperti, a volte impacciati, altre al posto sbagliato, ma cos'è questa vita se non lo specchiarci uno negli occhi dell'altro, per quel bisogno universale di essere e di esistere, di amare ed essere amati? Cos'è la scuola se non l'occasione in piú per crescere e capire chi si è? E così spero che possiate arricchirvi di qualcosa di più di qualche semplice nozione. La letteratura, la storia, gli interrogativi sono qualcosa di molto più grande e importante, le emozioni, i sogni, la vita non sono mai una "semplice" nozione. 


Ph. Se i pesci guardassero le stelle

mercoledì 11 settembre 2019

CASE AL MARE, SPIAGGE, TEMPO CHE PASSA

Le case al mare restano, quando intorno non rimane più niente, più nessuno. Sono silenziose, umili, dimesse, e raccontano di finestre una volta aperte, di chi è venuto e andato via, il tempo di una stagione, di un respiro, di un saluto, di un sogno, di un addio.
Le case al mare raccontano, e ti dicono che la vita è come quelle finestre, piene di luce del sole per una istantanea stagione, e poi ferme, in attesa, lì davanti al tempo che passa, al tempo che resta.
Le case al mare sono case di felicità, lontano dal logorio del tempo, dalla noia della quotidianità, sono i posti dell'infanzia, delle pause, sono i posti del cuore.
Si dice che l'estate sia come una sospensione del tempo, ma io credo che è d'estate che si cresce un po' di piú. È d'estate che cambiano le cose, che il tempo narra e il cuore sopporta. Le case al mare restano lì, immuni al cambiamento, chiuse e silenziose fino ad un nuovo anno. Non sanno il significato di un anno in più, se non a volte nelle inferriate scrostate dei balconi, o di un intonaco un po' sbiadito. La spiaggia no. È sempre nuova e sempre diversa. Il cuore invece conserva tutto. Conserva i passi sulla riva, in avanti e indietro. Le lacrime perse, il sale delle onde, il mare dei tramonti che non lo sapevamo ma erano giorni. Le case al mare restano e portano dentro con loro il sapore dell'estate. Chissà se lo conserveranno per un nuovo anno, lí dove vivono i sogni dei giovani, i ricordi dei grandi. 



domenica 11 agosto 2019

San Lorenzo

San Lorenzo

Era il cielo pieno di tutto ciò
che il cuore non dice,
ma gli occhi stanchi
sanno che lassù
è la culla dei sogni,
degli arrivi, degli sguardi
dei sorrisi d'amore,
del giorno che muore
e che cancella i voli delle rime,
i passi degli uomini,
il muto vocìo dei pescatori,
il mare che a tratti finisce,
il mare del cuore,
del cielo,
della luna e dei desideri,
di tutto quello che i poeti
chiamano canzone,
nel sogno antico di
una sera d'estate.  




giovedì 1 agosto 2019

COMMOZIONE

Porto in giro la commozione
del tuo amore
orizzonti di parole non scritte
certezze come voci
e le tante verità del cuore
che mi ripetono 
il senso dei giorni
il senso di un ricordo
nelle realtà
che non sanno colmare
il peso della tua assenza  



domenica 21 luglio 2019

I PASSI DEL MONDO

E conto i passi in avanti e quelli all'indietro, i passi lenti e quelli di fretta, i passi alla stazione, che si incrociano a vite e promesse, a fantasie e partenze, a saluti sorridenti e a quelli che fanno piangere. 
E conto i passi timorosi e quelli sicuri, quelli incerti e quelli veloci, quelli che incrocio alla metro mentre fuori il mondo continua, quelli che sanno di destinazioni, di sogni e rumori, fuori piove, fuori c'è il sole. 
E conto i passi adulti e quelli carponi, i visi sicuri, i sorrisi un po' seri, gli sguardi già veri. I passi che faccio e rifaccio, il tempo che scorre, è sempre la strada a raccontare, a dire, a non dimenticare. 
Non dimentica un giorno che passa, i raggi di sole, l'incrocio di un attimo, una parola d'amore. Non dimentica i percorsi felici, e quelli un po' meno, vanno i passanti, qui, vecchi e nuovi.
Non dimentica questo cielo felice, Milano che vive, Milano sorride. Incrocio i passanti, non dimentico niente, alla stazione i passi del mondo, i sentimenti, i baci più veri, i per sempre. 


giovedì 18 luglio 2019

CIELO DI LUGLIO

Cielo di luglio, sempre nuovo, sempre lo stesso. Cambiamo noi, conserviamo tutto. Sono i ricordi. Quel giorno, lontano. Lo stesso cielo, forse un po' più giovane, più leggero, più azzurro. Le stesse nuvole, passi per strada, macchine. Chissà se allora in quel momento due stelle stavano esplodendo, se in cielo aeroplani di carta erano la scia in volo di una lettera d'amore, se le galassie inventavano nuove stelle, o forse no si allontanavano, e l'universo era uno specchio degli occhi, dei cieli, dei sogni. 
Cielo di luglio. Da qualche parte esplodono le stelle, qui tutto passa, tutto resta, e amore ha nome.



lunedì 15 luglio 2019

POESIA

Sei di tutte le tristezze, parola indicibile
che mi resta fredda nel cuore,
ma cosa posso dirti amore per spiegare
il pianto degli occhi che scioglie
nell'abbraccio ogni dolore,
e che negli sguardi rivive l'anima
di vivo rossore, di muta intensità.
Io non so cosa sia questa malinconia
che amore a grazia m'incanta.

domenica 14 luglio 2019

TESTA O CROCE

E faccio testa o croce con i giorni tristi e quelli felici, con i perchè pieni di verità e quelli a cui, no, non vorrei credere. Con i ricordi e la fantasia, con il malumore quando non vuole andare via.

E faccio testa o croce con il destino, i suoi scherzi, i suoi istanti rubati, le sue tappe, i suoi versi passati. Mi guardo allo specchio, non capisco chi sono, dove è finita quell'età, sparita in un volo.

Erano gli anni del cielo a colori, sulle spalle non libri ma soli, erano gli anni in cui c'erano tutti, e non lo sapevi che era bello esser buffi.
Qualcosa è cambiato, altro è passato, qualcuno è arrivato, qualcosa è restato, nel cuore un istante è incastrato, la verità è che il tempo è reato. 

È amore il tempo quando ovunque è vita,
è amaro il silenzio, quando tutto è in salita.
Mi guardo allo specchio e mi vedo più forte,
vorrei dire tante cose, alla ragazza di allora,
ma poi le lascerei un fiore, un sorriso più dolce.

E faccio testa e faccio croce con i momenti sì e quelli un po' meno, con i passi sbagliati, il cuore spezzato, con il cuore aggiustato, il sorriso incollato.
Lo attacco alla vita per darle coraggio, lo spiego in un verso, ma lo trovo un po' saggio,lo incontro per strada negli sguardi rubati, negli occhi che parlano, e che dicono incanto, sono un po' i miei, dei bambini e dei grandi.

Mi chiedo tra una ruga e un sorriso il senso di un giorno, il senso del cielo per una stella al tramonto.
Il perchè si soffre, il perchè si ama, il perchè dei perchè, quando tutto quello che resta lo porto con me.

E faccio testa o croce con i momenti giusti e quelli sbagliati, con quelli preziosi e quelli sprecati. Chissà se poi sono sprecati davvero, se tutto serve, è un mistero.
Io non lo so, e sono ancora la stessa di un tempo, quella che soffiava lì in alto, una moneta, un momento.
La vedevo girare, come danzare, me la immaginavo felice, la volevo imitare.
Tutte le cose felici volano un po'.

Volano i petali dei fiori, le foglie degli alberi, le bolle di sapone, i baci alla stazione, le preghiere delle madri, i silenzi dei padri.
Anche il cuore a volte vola via, a volte si perde, altre no, ricomincia, va a spasso. Piange un po', si aggiusta, ha la sua memoria. Resta, solo quando batte davvero. Ed è allora che sa volare.

IL MIO CANTO PER TE

Il mio canto per te ha il sapore del sole dopo la pioggia, è il tepore dell'inverno, il sale del mare sulla pelle, un aeroplano in volo nel cielo di luglio, la scia di una stella, una sera d'estate.

Il mio canto per te è come un vecchio libro di poesie su una bancarella di antiquariato, non ama i grandi spazi, i grandi rumori. È il riflesso dello specchio che mi fa un po' più grande, è il sorriso di tenerezza che mi vede bambina, il fuoco dei tramonti quando piange la sera.

Il mio canto per te ha l'intimità delle strade di paese, i vicoli dove corrono i bambini, dove sonnecchiano i vecchi, dove fanno ombra i panni stesi al sole. Non è un canto da metropoli, da pianobar, è nascosto tra le cose piccole e preziose, quelle che si legano al dito, che si stringono forte.

Il mio canto per te è un acquazzone, un bacio come pioggia dopo tanto sole, un aquilone appeso alla luna, un disegno a carboncino sull'asfalto, un sogno a testa in giù, con il cuore in alto.

Il mio canto per te è un piatto caldo, un paio di calzini, un abbraccio sospeso, una fuga dal tempo. È Psiche che incontra Amore, Euridice che dimentica il suo dolore, la parola che fiorisce sul ramo della vita, il tuo cuore, il mio amore, dove tutto ha senso per chi sa ascoltare.

mercoledì 3 luglio 2019

FRANCO ARMINIO, CRONACHE DI UNA SERATA

La poesia e la coralità, i canti della tradizione locale, i versi tradotti in dialetto, il sentimento e la riflessione. 
Si definisce "paesologo" Franco Arminio, poeta e scrittore, autore di raccolte fortunate come Resteranno i canti (Bompiani, 2014) e Cedi la strada agli alberi (Chiarelettere, 2017), protagonista domenica 30 giugno del Reading di poesie del Centro culturale Aldo Moro di San Salvo. 

Un viaggio nel tempo e nella geografia dei paesi d'Italia, con la storia dell'emigrazione e delle piccole realtà quotidiane delle nostre regioni, un viaggio nella poesia, nella vita e perche no, nella morte,  perchè "se oggi muore anche la morte, davvero non abbiamo più nulla". Non interessano le grandi realtà ad Arminio, ma le piccole storie di ogni giorno e di ogni luogo, "quelle che richiedono la pura generosità dell'attenzione". 

Le verità di ogni giorno, le piccole realtà quotidiane, le passeggiate nei dintorni, il piacere di fare compagnia ai luoghi, di avere cura e dare attenzione agli alberi, agli anziani, alle poiane, perfino ad una foglia che cade. L'invito è a osservare, prima che le cose cambino, o finiscano, ma una osservazione viva, attiva, propositiva, un guardare con amore, senza denigrare, senza bloccare i sogni propri e quelli altrui come il "sobillatore del bar", che parla male di tutto ed è il primo a volere il male dei paesi.

Per Arminio parlare con un anziano "è un progetto di sviluppo locale", avere spazio per la gioia significa non trascurarla, "perchè non è da vivi camminare per strada  senza la passione del guardare". E così c'è spazio per i sogni di ognuno, "perchè i sogni non prendono spazio ma lo danno", e per la riflessione, quella attorno ad una tavola natalizia e attorno ad un campo di calcio, per una passeggiata con i morti: 
"Al mio paese, accanto al cimitero, / c’è il vecchio campo di calcio. / Oggi mentre camminavo ho pensato / che potevo prendere un morto alla volta / e fargli fare un giro di campo. / Ho cominciato con mia madre: le piaceva stare al sole, mi ha chiesto / di avere un coltello / per raccogliere un poco di verdura".

Intervallata dai canti popolari della tradizione abruzzese, che Arminio non ha esitato ad affidare alle voci del pubblico presente in sala, la coralità della poesia ha ripercorso le parole di un tempo, per farsi ricordo negli oggetti dismessi delle vecchie case, e racconto, nelle storie dell'emigrazione: 
"nel 1901 michele fede partì per gli stati uniti /con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito. /nel 1929 florindo fede partì per il brasile/ con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito./ nel 1947 agostino fede partì per la francia/ con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito./ nel 1960 salvatore fede partì per la svizzera/ con un abito impeccabile che lui stesso aveva cucito./ oggi al paese nessuno sa più cucire/ e l’emigrazione dei sarti è finita/. 

Dialoga con i presenti Arminio, e lo fa parlando di sè, dei poeti Sandro Penna e Pasolini, di Bisaccia e i suoi alberi, mettendo al centro di tutto la terra, l'amore, la morte, la voglia di osare, la rinascita. 
"Le persone si incontrano per rinascere, nascere non basta mai a nessuno". 



domenica 30 giugno 2019

IL MIO FRANCO ARMINIO




C'è nelle poesie di Franco Arminio un rapporto con il sacro che la società moderna sembra aver dimenticato. 
Un sacro umano, che vive nella dimensione della realtà quotidiana, all'insegna di quelle piccole cose "che richiedono la pura generosità dell'attenzione". 

La poesia di Franco Arminio è semplice e autentica, semplice perchè parla all'uomo di ogni giorno con una lingua colloquiale che non usa "le parole d'amore" dei poeti della tradizione, ma che "trema per amore"; una lingua autentica, perchè Arminio parla all'io più profondo, parla all'uomo che ama la vita, che teme la morte, parla ad ognuno di noi di fronte allo scorrere inesorabile del tempo, di fronte alle piccole cose di ogni giorno, alla loro perdita, al senso doloroso dell'assenza, della scoperta.

Come il rapporto con il proprio paese, che è come un nuovo ritorno. Arminio scrive e tira fuori l'anima antica dei paesi dell'Appennino, evoca la ferita che li accompagna e che assomiglia ad ogni nuova finestra chiusa, ad ogni passo della muta realtà dei paesi dell'Italia meridionale, in cui le strade hanno il sapore doloroso dell'abbandono e della dimenticanza. Si definisce paesologo Franco Arminio, ed è nel paese che la sua identità e cifra stilistica trovano la loro forte autenticità e carica valoriale: 


Prendi un angolo del tuo paese
e fallo sacro,
vai a fargli visita prima di partire
e quando torni.
Stai molto di più all’aria aperta.
Ascolta un anziano, lascia che parli della sua vita.
Leggi poesie ad alta voce.
Esprimi ammirazione per qualcuno.
Esci all’alba ogni tanto.
Passa un po’ di tempo vicino a un animale,
prova a sentire il mondo
con gli occhi di una mosca,
con le zampe di un cane.


C'è in questi versi il senso di una dimensione vera, pura, semplice, autentica della condizione umana, una condizione privilegiata, seppur oggi sempre più ancorata alla solitudine, 
all' incomunicabilità, all'abbandono, allo scorrere del tempo che dimentica quelle realtà piccole e dimenticate: 


«Certi paesi diventano come quei bar / in cui campeggiano, in polverose bacheche di vetro, / vecchie merendine: i clienti se ne vanno altrove / e il barista non rinnova la merce».


La poesia di Franco Arminio nasce nella piazza del paese, di fronte al bar, nei pressi del cimitero, nel campetto di calcetto che si trova lì vicino, per le strade silenziose, lì dove il poeta dialoga con gli assenti, dove la politica è troppo lontana e spesso restano solo gli anziani come custodi silenziosi di un tempo lontano. 
È una poesia che dà voce ai morti, che racconta una dimensione invisibile che dal singolo sa farsi nuova comunità, una comunità per chi sa vedere o chi sa ascoltare, o forse una comunità della poesia, di quella poesia che è come "un chiodo di pane, non scalfisce nulla, si sbriciola tra le mani", ma che pure, insieme all'amore, è l'unica cosa che conta, l'unica cosa che resta. 




sabato 22 giugno 2019

ESTATE, UN DONO

Era l'estate dell'aquilone e delle bolle di sapone
l'estate in tenda o sotto l'ombrellone 
Era l'estate dei giochi e delle capriole 
e tu ridevi con il sorriso sulle gote
e il sole a fare da padrone 

Ricordo i vestitini a fiori e frutta 
la camicetta con le maniche a sbuffo 
le nuvole come baffi di fumo 
lì nel cielo immenso un tuffo 

Ricordo i fiori gialli alla finestra 
con i panni al profumo di bucato 
il profumo giovane dei giorni felici
i sorrisi che sanno di indimenticato 

La novella età come un giorno d'allegrezza 
pieno, pieno il tempo e pieno il giorno, 
pieni gli occhi di breve sogno. 
Era l'estate del tempo che fu, 
delle corse in bici, o persi su un fiore, 
delle corse e del sudore 
felici dietro un pallone, 
quando si era insieme, 
e c'erano tutti, 
quando le strade erano flutti
quando gli sguardi erano incontri
e i vicoli di cemento i nostri 
orizzonti.  

Ne abbiam messi di colori 
in quegli sprazzi di cielo e di case 
e non lo diresti mai 
che abbiamo incontrato pure le fate 
nei nostri giorni 
nel nostro tempo 
abbiamo capito ora 
il valore di un momento

Prima no, non si sapeva 
cosa significa una ruga sul cuore 
o sul viso, 
dove finiscono le strade 
quando passano i giorni 
cosa resta di quelle case 
quando cambiano i sogni 

La vita è un viaggio 
un po' triste un po' magico 
un po' inquieto, un po' serio 
un po' misto, un po' vero. 
È un po' tante cose 
che non so definire 
che poi resta nel cuore 
quando fa un po' soffrire, 
di tutto quello che era, che ero, 
che sono, resta il ricordo di un 
amore vero, la vita, l'estate 
un dono.
 


martedì 18 giugno 2019

NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI

Esami di maturità, esami di stato,
quanti esami nella vita dovrai superare,
senza zaini, senza banchi,
senza guide e senza incanti 

È bella la maturità a quasi vent'anni
quando si è giovani con la vita davanti 
quando il sole non scalda ma brucia
quando il tempo scappa e riluce

Riluce di pianti che sembrano enormi
e problemi come montagne
di amicizie e grandi sogni e torpori
di amori come romanzi

Ma poi c'è la vita oltre l'appello
è l'ultima volta, finisce il tormento
passa in un attimo
diresti "ma serio"
la notte prima degli esami
un tempo mai vero

È la notte più lunga, ognuno ha la sua
la notte un po' nostra, e adesso è la tua
la notte di Venditti di Dante e d'Ariosto
la notte della luna lí al solito posto
la notte di chi sarà ormai un po' più grande 
la notte che passerà
indimenticabile

Ognuno ha il suo esame, la storia è la sua
ognuno ha il suo addio, ognuno il suo io,
il prof un po' di più, lavoro inclemente,
conosce quei banchi, conosce gli sguardi,
lamenta i silenzi,
si affeziona e non poco,
sa che è così,
lascia andare via, è giusto cosí.

E tu che fuori di qui tra poco sarai
e dimenticherai formule e lezioni
facce serie e paroloni
ricorderai le parole più vere
quelle che ti fanno grande e sincero 
pronto a crescere per davvero.  





lunedì 17 giugno 2019

LIBERI LIBERI

Credevo che le cose durassero per sempre, e invece no, non è vero, le cose passano, finiscono, si dimenticano. Io non voglio dimenticare niente, ma ci sono cose che ci portano via, ci tolgono una parte di noi. Ogni giorno qualcosa che eravamo non siamo più. Ero la bambina con lo zaino di scuola e il grembiule blu. Ero la ragazza con i sogni in testa, tanta vita davanti e il resto dentro. Mi fa sorridere la ragazza che ero, vorrei chiederle scusa, ha fatto tanto, si è presa gli anni migliori, quelli peggiori, vorrei dirle di non essere così, di vivere, di non farsi problemi. 
Invece la vita ci insegna che al tempo non c'è rimedio. Non c'è rimedio alle cose che non ci sono più, come non c'è rimedio a quelle che ci sono rimaste dentro Per alcuni sono dolori, per altri sono esperienze, ci cambiano, ma per tutti sono un pezzetto di cuore. Non so se diventare grande significa accettare il fluire delle cose. Io no. Io vorrei sempre il lieto fine, gli abbracci enormi da perdersi dentro, le cose giuste, le parole semplici. E invece a volte mi rendo conto che non ci sono parole. C'è la realtà, e quella è un'altra cosa. È quella che non guarda in faccia a nessuno, ma pure deve valere qualcosa, se è lì che consumiamo le parti migliori di noi, che le ritroviamo in un profumo, nelle sfumature di un cielo di pomeriggio. nel colore del miele. Vorrei abbracciare la ragazza che ero, quello che ho perso, che ho avuto. Vorrei dirle grazie, perchè lei, in me, da qualche parte sorride. 




domenica 16 giugno 2019

CAMPI DI GIUGNO

Erano i campi di giugno
dalle zolle profumo di vita 
misteriosa presenza feconda
di un'estate lontana 
felicità senza nome 
nei campi di grano 
matura gioia 
di luce limpida 
nell'infanzia 
delle sere d'estate 
ho visto
l"imbrunire farsi ricordo
nell'incoscienza del tempo
nella tenerezza 
del tuo sguardo
ho sentito il mio cuore 
farsi giovane 


martedì 11 giugno 2019

RESISTERE ALLA FINE DELLA SCUOLA

RESISTERE ALLA FINE DELLA SCUOLA 
(e vivere un'estate felice) 


È l'ultimo giorno, suona il momento,
sfoglio il registro, assaporo l'appello, 
di tutto quel pianto o di tutto quel riso, 
mi basta un riscontro, il conforto di un viso.  

C'è stato un silenzio, c'è stato un ronzio, 
c'è stato un sogno, e pure un addio, 
c'è stato rumore e un tuffo nel cuore, 
c'è stato tutto, un pezzetto d'amore. 

Passano i giorni e passano gli anni
tra questi banchi curiosi e mai stanchi  
passano miti e passano re
restano i verbi inventati da me

Coniugare al passato è romantico, è vero
ma pensare al futuro è qualcosa di fiero 
il presente se voglio lo faccio da me
scrive quello che adesso si è 

Si è tristi o felici, lontani o distanti 
ma di questi muri ne abbiamo fatti di istanti
si cresce, si cambia, si sbaglia, si impara 
mai di questi giorni abbiamo fatto una gara 

Abbiamo capito che giugno è diverso
si porta via la fine e apre un poemetto
dei voti non mi curo, mi bastano 
incontri, quelli veri 
che imprimono volti

Mi mancheranno i sorrisi, mi mancheranno 
i lamenti, mi mancheranno 
i gesti, i colleghi mai lenti 
ma più di tutto mi mancherà 
un altro anno che se ne va   

Mi fermo un istante, sorrido al presente, 
apro le porte all'estate indolente,   
raccolgo ricordi e cicatrici 
che il cuore sopporta e tramuta in radici, 
passa qualcosa, ma qualcosa non passa 
resta nel cuore, il cuore mi basta  






lunedì 10 giugno 2019

NINNA NANNA

Soffia piano la pioggia
e regalami
un giro di stella
se l'amore è una danza
e la luna
un canto del cielo
vorrei dirti
ci sei
tu resti
sei qui con me

Soffia piano la pioggia
e ripetimi
un canto di stella
se l'amore è un incanto
e il cielo un manto
di giorni
io accarezzo
la luna
che brilla di sogni
e regalo 
a te
Soffia piano la pioggia
e riporta i giochi di stella
se ti stringo la mano
di nulla ho paura
perchè sei qui con me
sbocciano i fiori
un pensiero nel vento
e ripetono al mondo
un canto di culla
amore per te