domenica 24 giugno 2018

CANZONI

C'é una cosa che mi ha insegnato il mare con il suo andare e venire:
-cosa?
-che nella vita ci sono le cose che restano.
Lungo la riva ci sono le conchiglie. 
Le conchiglie sono la voce del mare. 
La voce del tempo, dei sogni, della storia. Sono canti senza parole, si ascoltano, così come si ascoltano gli occhi della gente, che non parlano e sono profondi e dicono tutto.
Come il mare che lascia le sue conchiglie sulle riva.
Nella vita ci sono le cose che restano.
E a volte sono canzoni.

sabato 23 giugno 2018

CASA

Una striscia di azzurro nel mare, inizia così, con questa immagine, una mattina di giugno, primi giorni d'estate.
Rubo il tempo al silenzio, o forse no, sono solo i giorni di pausa, una pausa gentile nello scorrere del tempo, della vita, che mi rivela un giorno di più, tra un canto di cicala o un soffio di vento, tra il volo delle lucciole, e i giochi dei bambini, per strada. Estate.
Sono le strade dei panni stesi al sole, del profumo del sugo dalle case, delle sedie fuori davanti alle porte, del paese che respira al fresco e che splende alla luce, del paese che vive o che si assopisce, il paese che racconta o ricorda, che resta o che muore. Sono i passi per le strade del tempo, o dei ricordi, di quello che c'é ancora o di quello che é cambiato, mentre cammino tra i colori di allora e le ombre sbiadite di quello che non c'é più. Le pause fanno strani effetti, o forse no, ti insegnano a capire, a riconoscere, a guardare con occhi nuovi, a ritornare.
Ogni viaggio è un ritorno. Eppure non è facile ritornare. Ritornare senza soffrire, senza crescere, senza scoprirsi cambiato, ritornare per essere diverso ma trovare ancora una volta se stesso, e dire che il tempo, il dolore ce l'aveva insegnato che nulla resta immutato, che nulla resta per sempre, che nulla è mai come prima. Come queste case, queste strade, che un tempo furono di altri giorni, altri sapori, altre risa, ed ora sono vuote, di nuovi passi, nuovi racconti. I vecchi tempi sono i ricordi in bianco e nero, quelli degli occhi degli anziani, delle scritte sui muri, dei silenzi agli angoli delle case.
E forse si scrive "Vendesi" ma si legge "Svendesi", se non riconosciamo piú quello che avevamo, quello che eravamo, quello che siamo diventati, quello che abbiamo amato e che nonostante tutto resta con noi. Lo diceva anche Tacito "un tempo tutte queste cose antichissime furono nuove". E allora cosa mi resta di questa striscia d' azzurro nel mare?
Mi resta il profumo dei ricordi su un vento d'estate, lontano come un tempo che non c'é piú e che ritorna, come la luce sui muri dei giorni, impronte di nostalgia, ritorna come tutte le cose che si amano, e che restano, perchè il cuore non ha scadenza, e conserva un po' tutto quello che significa battere ancora, piú forte, portarti con me.

giovedì 21 giugno 2018

FIABA



..e magari mi ritrovo davanti la protagonista di una bellissima fiaba, ma lei non lo sa.

Mai descrizione più bella. Da un'alunna. 

domenica 10 giugno 2018

CARA VITA

Cara vita,
volevo sapere perché a volte non metti le persone al posto giusto, le occasioni al momento opportuno. 
Perché tutto passa ma tranne che per noi, e questo forse é un bene, perché se tra una ruga o una lacrima impariamo qualcosa, sono i nostri "per sempre" a dirci chi siamo, e questo è il posto delle cose importanti, quelle che durano, che restano, non passano.
Cara vita, tu hai le tue stagioni, come il cuore, che le conserva tutte. Ci vedi crescere e cambiare, camminare il passo lungo di chi ha imparato a sentire il rumore del tempo, ma il buio non significa vuoto, e c'é sempre un giorno in più, per tornare bambini. Tu cambi, ti evolvi, resti. Noi invece oggi siamo tutti un po' più soli. Abbiamo imparato a scattare le fotografie, ma non a fermare i momenti, e dire che abbiamo i cellulari pieni di scatti, e tra le mani non stringiamo nulla. Abbiamo imparato a parlare senza filo, senza voce, a distanza, -si dice chat- ma lo facciamo senza guardarci negli occhi,
e le parole senza occhi sono sguardi senza nome, senza conoscere, guardare, sapere.
Abbiamo capito che abbiamo paura, ma non sappiamo come dirlo, e riempiamo il tempo di sé, di mah, di no, di boh, di forse, perché, di confusione e rumore, il tempo pieno di nulla, quando basta stringere una mano, la tua, e tutto é pieno di tutto, pieno di te.

venerdì 8 giugno 2018

ESTATE

Era l'estate dei Muse di quelle che non lo sai che un raggio di sole può durare una vita. Era l'estate dei primi di giugno, un'estate timida, di quelle che la dolcezza te la porti dentro, e tutto racchiude come una piccola poesia. Era l'estate delle cose che iniziano, o forse no, delle cose che restano, e dire che tutto ha il nome di quotidianità. É quotidianità il volo delle lucciole, il sonnecchiante stridolio delle cicale, il tepore delle sere, il calore dei tramonti che arrivano, incendiano l'aria e poi subito vanno via. È quotidianità il respiro di un sospiro, il senso di ogni giorno, il perché delle cose e del tempo, che passa e non sa quello che prende, che lascia, o che porta con sé. Me stessa, no, non é quotidianità. O forse sì, e non lo capisco, nel fluire del tempo e dei giorni. Nelle cose che passano e che restano, in quelle che mancano e vanno via. In quelle che arrivano all'improvviso e poi svaniscono,  in quelle che restano, e sono come le stelle del cielo, tante piccole luci, cui mi piace alzare lo sguardo, e sono conforto e sono presenza. Tu no, mai, non sei solo una stella. E l'ho capito in questa me stessa che non vuole e deve diventare grande per forza. In questa me stessa che segna ancora le pagine dei libri, che cerca ancora l'odore del mare, che disegna cuori e sogna poesie.
In questa me stessa che non impara mai che la vita é troppo grande per le cose che non cambiano e che pure ci resta attaccata, perchè esisti e allora resti per sempre. L'ho chiesto a me stessa di non lasciare il cuore nelle cose. Di non lasciare un gesto, né uno sguardo né una carezza che non sia una parte di me, una parte di lacrime, di sospiri, sogni, nuovi giorni, ma una istantanea di formalità, un pezzetto di vita fugace in questo istante di tempo. Ma non posso farlo, non sarei io, io che guardo il cielo, le stelle, e in tutto questo cielo ci sei tu.