sabato 30 dicembre 2017

ANIMA

E poi metti le luci di un albero di Natale, la stanza buia, la penombra. Metti la notte, fuori, l'inverno oltre la finestra, metti le labbra morbide, le stelle che si accendono, metti le tue braccia, le canzoni che si scrivono, metti che sono felice, metti i poeti che parlano alla luna, le fontane che zampillano, i fiori che non sanno e vivono. Metti che sei tu, metti che mi fai un po' paura, metti che sorridi, metti che é bellissimo, metti un orizzonte, una costellazione lontana, un' esplosione di stelle, e poi ancora la notte, le luci di Natale, il mio cuore per te, e tu, solo tu.

MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE - una recensione

Un libro che ha in copertina una formula matematica, una equazione che abbina lettere greche e segni e grafie scientifici. Non ci si aspetterebbe mai di stringere tra le mani una storia d'amore, un romanzo sull’amore e sulla vita.
Manuale di fisica e buone maniere è un libro gentile e allo stesso tempo lucidamente implacabile, un romanzo che abbina scienza e letteratura, per descrivere la drammaticità di una condizione umana bloccata nell’incapacità di vivere pienamente, o di vivere secondo la norma, secondo schemi, “leggi” e regole convenzionali, come i più fanno.
"É la storia di occasioni mancate” di un Lui e una Lei, accompagnati da un passato tragico, entrambi alla ricerca di una propria dimensione, o forse entrambi rassegnati ad andare incontro a se stessi e al proprio destino, nonostante i tentativi di determinare se stessi e la propria autenticità. Ed é così che le leggi della fisica diventano sistema duale e speculare di interpretazione e di riferimento, una lente d’ingrandimento sotto la quale si riflettono e si definiscono i due protagonisti e la loro storia, come i pianeti e le orbite su una grande cartina del sistema solare, come i quanti in un sistema entropico e di riferimento, come su un moto rettilineo ed uniforme e le sue variazioni o sull’attrazione spazio-tempo. 
Daniele Germani scrive un romanzo intenso, un romanzo permeato da una “scientificità” e da una poesia assolute.
 Non è un caso che questa “dualità”, questa duplicità tra uomo e scienza, tra vita biologica e vita interiore, tra universo e io, tra leggi fisiche e moti del cuore si ripercuota in tutto il libro, nella strutturazione stessa dei capitoli ( correlati dalla numerazione tipica dei manuali scientifici e opportuna nomenclatura) e a cominciare fin dal titolo, lì dove un compendio normativo si abbina o antepone a un canovaccio di buone maniere, a un modus vivendi o leggi non scritte, che altro non sono che un tentativo per essere, o imparare a vivere. 
E così, noi che pure siamo fatti di materia, ci sottraiamo al moto dei corpi perché influenzati da altre “leggi”, da forze invisibili e incomprensibili a cui non sappiamo opporci. "Il senso di colpa, l’odio, l’affetto, l’amore”, sono forze non osservabili, ma che regolano le nostre vite, che ci espongono alla vita e ci rendono vulnerabili, che ci mettono di fronte all’amore e soprattutto alla possibilità del dolore, e cercare di rinunciarvi equivale appunto ad una vita a metà, ad una “non-vita”.
Così come il gatto di Schrodinger e la scatola chiusa, a metà tra ”essere vivo” o “essere morto”, potenzialmente e apparentemente vivo o morto. Così come il cielo di Londra, senza stelle eppure pieno di stelle, o la cometa di Halley, che é visibile ogni 77 anni una sola volta per ognuno, ed é già passata, sotto un cielo di nuvole e carico di pioggia. 
Ma così come le nostre vite sono influenzate da eventi incontrollabili, queste non sono determinate interamente da leggi ineludibili. C'é una possibilità di scelta, cui l’uomo non può sottrarsi, una minima possibilità.
 E qui arriviamo all’equazione di Dirac che descrive il fenomeno dell’entanglement quantistico, e che forse va oltre le azioni di ognuno e la vita stessa, la formula fisica dell’amore: “due particelle provenienti da uno stesso campo elettromagnetico, una volta liberate continuano a mantenere un legame tra di loro”. Ognuna continuerà ad influenzare l’altra anche se lontane e irraggiungibili, perché non saranno piú due sistemi distinti, ma ormai costituiranno un unico sistema.

Lui e lei, i protagonisti del libro di Germani, le cicatrici se le portano dentro. Ce l’hanno sulla pelle, l’una sulla mano e l’altro rappresentata da una gamba zoppicante, e ce l’hanno nella vita, in quella vita che è come un sistema entropico, in cui forse non bastano un manuale di fisica e uno di buone maniere, per vincere la solitudine ed essere davvero felici.  

di Laura D'Angelo

foto di Antonino Vicoli



Cerimonia di premiazione Premio letterario "R. Artese"- città di San Salvo - V edizione

http://www.premiosansalvo.it

venerdì 29 dicembre 2017

NOTTE DI FINE ANNO

Caro 2018,
mentre ti scrivo mi chiedo quanti sogni ci siano sotto il cielo, quante preghiere, quante attese per questo nuovo anno che sta per arrivare. Mi chiedo quanti sguardi all'insú, quanti desideri, quante speranze racchiuse in una notte, e capisco che alla fine siamo davvero tutti uguali, e non fa differenza, se ognuno ha il suo sogno o desiderio da portare con sé in una notte come questa.
E cosí quello che ti chiedo è di ascoltare i cuori della gente. Di guardare oltre le piccole storie di ogni giorno, oltre i lustrini dei vestiti della festa, oltre i malumori, oltre i sorrisi pieni di tristezza, oltre le lacrime piene di stanchezza, oltre le parole che non dicono nulla, oltre i gesti che non sanno di niente, e di portare a tutti un po' di serena felicità. Di portare un desiderio realizzato, un incontro fortunato, un messaggio inaspettato, una buona notizia, un sogno che si avvera, un sogno in piú.
Sai, in queste notti di festa a volte io mi sento un po' triste. Triste per i giorni che finiscono, come i tramonti, per gli abbracci che mi mancano, per le corse a perdifiato per la strada che si fanno sempre piú lontane, e vorrei respirare un po' piú forte, per tenerle con me, per non perdere le immagini sbiadite di una rincorsa verso il tutto e verso ogni nuovo continuo divenire. Sai, io a volte sono un po' appiccicosa, e vorrei che le cose che amo non finiscano mai, vorrei tenerle strette, stringerle forte, ripetermi il loro nome, vivere di queste e per queste, proteggerle, amarle e amarle ancora. Non mi piacciono i cambiamenti, anzi a dire il vero mi fanno paura, così come le cose che ci prendono il cuore, ci rubano l'anima e subito scompaiono, finiscono, o semplicemente si trasformano, e ci insegnano a diventare grandi, ad imparare dalla vita, da noi.
Ma il segreto di ogni tramonto é l'alba che ogni nuovo giorno porta con sé. Ed é per questo che per ogni anno che finisce ce n'é uno nuovo che ci aspetta. E forse mentre il mondo spara in cielo le proprie felicitá, dovrei essere felice anche io per questo.
Così per questo nuovo anno ti chiedo ancora tanto sole. Ti chiedo di potermi guardare dentro e fuori ed essere sempre me stessa, di metterci il cuore, tanto al resto ci pensa la vita, e di poter essere sempre la parte migliore di me. Ti chiedo abbracci veri e profondi in cui rifugiarmi, sguardi che sanno scaldare, parole che sanno ascoltare, incontri per cui valga la pena, baci come poesie, e incanti sulla pelle che profumano di felicitá, pieni di significato, pieni di te.
Ti chiedo di fare spazio...nel casino di questo cuore, che si affeziona ama tanto e non impara mai, ti chiedo spazio, tanto spazio, nient'altro se non per te.


mercoledì 27 dicembre 2017

COSE CHE HO IMPARATO DA POCO (A SCUOLA)


- Il motore non é soltanto una parte della macchina ma esiste davvero

-Anche la ruota dentata esiste sul serio
(e si puó calcolare)

-Quando ti arrabbi ti arrabbi davvero
(solo che ti senti dire che sono le donne che quando si arrabbiano urlano!)

-I ragazzi non studiano ma in compenso sanno copiare benissimo

-Le palme che tende Foscolo...le palme?! cosa sono 'ste palme?!

-Tra proposte di morte e proposte di matrimonio il passo é breve
(quale accettare?!)

-Mai lasciare sciarpette in giro...troverai qualcuno che le respirerà e annuserá
(mi é successo davvero!)

-I doppi sensi non sono solo doppi
(ma quadrupli...elevati al quadrato e così via)

-Tra cori goliardici e proteste il passo é brevissimo
(ogni scusa é buona)

-Gli aperitivi...vanno benone
(basta un goccetto e peró si ubriaca la prof!)
(
E qui qualcuno si deve sentire in colpa, molto in colpa!!)

-I quadri elettrici non sono solo quadri ma molto di più
(e tutto il resto é mistero)

E poi ci sono i ragazzi....

I ragazzi ti restano dentro, e sanno mancarti.
A volte sanno un po' di fumo, di rasta e musica rap, ma hanno le mani sporche di lavoro, ed é bello, perché profumano di dignità.
E poi hanno una sensibilità particolare, hanno personalitá.
Non sono come i tanti, omologati e senza idee, ma conoscono la vita, quella vera, e sanno dare tanto, con la loro spontaneitá e sincera semplicitá. 
Sono quelli che se ti dicono qualcosa é perché la sentono davvero, quelli che non conoscono l'endecasillabo ma sanno macchine e moto, quelli che parlano rap e qualche poesia ce l'hanno anche loro, fuori da scuola.
Sono quelli che incontri in giro per strada e ti dicono: "prof, ma sempre co' ste cuffiette, poi dice a noi", quelli che ti mandano a quel paese, e a volte ti offendono anche, quelli che non gliene importa proprio ma che sanno comunque farti sentire parte di un mondo, il loro... e tu non puoi fare a meno di provare simpatia, di volergli dare quattro schiaffi, di volergli già bene.

martedì 26 dicembre 2017

A BASSA VOCE

Hai notato che i bambini, quando vogliono dire un segreto, lo fanno piano, a bassa voce, all'orecchio e con le mani vicine come a proteggerlo e a non farlo scappar via?
E i grandi?
I grandi a volte non lo sanno, chiudono a chiave,  dimenticano, o mettono via.
A volte lasciano i loro segreti nel cuore, li contemplano lì dove vivono e fanno piú male, li mettono a tacere, fanno spazio, fanno silenzio. Eppure tutte le cose che durano parlano, hanno parole, non smettono mai.
Una canzone, una poesia, una frase sul muro, un fumo di sigaretta.
I grandi quando vogliono lasciano i loro segreti un po' ovunque.
Non ci vuole poi molto per sentire come i bambini, per dire come i poeti.
Basterebbe sussurrarti parole d'amore, magari un bacio, un respiro...sfiorando sulle labbra i segreti che vale la pena ascoltare di nuovo e ancora...
a bassa voce...con te.

sabato 23 dicembre 2017

PER TUTTO

Per tutto l'amore che crei.
Per tutto l'amore che prendi.
Per tutto quello che lasci.
Perché non é mai abbastanza.
Perchè a volte fai paura, ma è bellissimo.
Perchè "sentirti" è un sentimento.
Perchè...
...perchè collisioni di galassie,
fogli di quaderno, angoli di strada,
non dicono nulla 
se non quello che non so dire. 
Non ci vuole poi molto. 
Basterebbe stringere nel vento una carezza, un bacio da sussurrare, e ogni volta è Natale.

giovedì 21 dicembre 2017

CIÒ CHE RESTA

Dicembre, le cose che finiscono.
Mi fanno paura le cose che finiscono, quelle che cambiano, e si portano via una parte di me, di noi, di queste parole pensate per una lettera, e subito svanite. Mi fanno paura, vorrei stringerle forte, magari riempirle di baci, di abbracci che significano "resta qui", come chiudere tra le braccia un sogno, un amore timido e forte. Eppure tutto quello che non cambia non esiste. 
O forse esiste, ma è un ideale che vive di sé e per sé, ed io non voglio idee ma veritá, perché solo ciò che é reale e autentico ha senso davvero.
E così ho capito. Ho capito che tutto quello che dura davvero é sentimento, un sentimento vero che dá senso a tutto il resto, é il valore che gli diamo, perché solo così amiamo davvero.
Ho capito che se il tempo passa, tu no, non passi, che muore solo quello che non é importante, che non é reale, che non é vivo, che non ci tocca davvero.
Allora sarò forte, di fronte alla vita che va e si porta via una parte di noi, che mi manca, che mancherà...magari mi accoccolerò tra le lacrime, ma poi a testa alta ci proverò, forse piangerò ancora un po', un altro po', ma sarò me stessa, ed allora non conta nient'altro, se tutto quello che conta é il mio cuore che batte per te. E così la vita ci lascia sottosopra, con qualche piccolo incanto e meraviglia, con qualche sorriso a metá o tristezza antica, un canto, un soffio di vento.
Con le cose che non ci sono più e che restano, con quelle che restano ma sono giá andate via da tempo, con quelle che fanno parte di noi e che sono preziose come il regalo di una canzone, perché hanno lo stesso batticuore, lo stesso sguardo, la stessa luce negli occhi...ecco io che odio la parola fine, e che potrei vivere di un sapore per sempre, io che mi affeziono e non imparo mai, io voglio spazio per chi conta davvero. Il resto sono solo nuvole, senza senso, senza valore, senza forma, senza cuore.
E ciò che é senza cuore non può toccarmi.

sabato 16 dicembre 2017

PER TE

Erano le luci per strada a dire che finalmente era arrivato il Natale. L'aria era frizzante, e ogni angolo sembrava portare con sé il sapore di una promessa in più, o forse era soltanto attesa di qualcosa di speciale, qualcosa di magico, che respiravi nell'aria, nell'aria fredda dove sbuffi di fiato erano capriole e felicitá. Non so quando, ma c'é un momento esatto in cui tutto diventa inafferrabile ricordo. Succede piano piano, o forse no, c'é un istante preciso, le lacrime non sono piú quelle da bambina, e ogni sguardo é pieno di altri sguardi e verità.
Succede quando ti trovi a pensare e a ricordare. Quando é stata l'ultima volta, quando la prima, quante giravolte con quelle scarpette blu, quando si é diventati grandi e nessuno me lo ha detto, quanti flash con quelle foto a colori, che peró non rendono tutto quello che c'era davvero.
E cosí le luci di Natale, tornano, e riportano un po' tutto. Riportano il suono della campanella a scuola, il panettone con i canditi, gli auguri, le cose che si preparano ad ogni nuovo anno.
Riportano le luci che non ci sono piú, le strade che abbiamo visto prendere forma e poi cambiare, i passi oramai lontani, i ricordi. Riportano gli anni dei giochi, gli anni gentili. Riportano una parte di noi, di me. Di me che mi guardo allo specchio e forse non capisco i confini del tempo, le parole dei grandi, i loro perché, e che pure nonostante tutto verrei da te, con il cuore in mano, e ti direi le cose che non so dire, quelle vere, che sono piene di tutto, piene di te. Anche se poco.
Tutto ció che ho. 
Il cuore.
Per te.

giovedì 14 dicembre 2017

COME UN SOFFIO

Se potessi soffiare sulle cose, come fanno i bambini. Loro soffiano, e il dolore non fa più male, tutto passa, tutto scompare. 
Se potessi fare come loro.
Soffierei su una nuvola per vedere il sole, su un bacio per inviare un messaggio d'amore, su una neve bianca ma solo se magica. Tutte le cose belle hanno bisogno di fiato. E i bambini lo sanno.
Si prendono per mano e vanno avanti così, a vedere di quale soffio infinito é fatta la felicità. 

martedì 12 dicembre 2017

FIOCCO DI NEVE

Si dice che in inverno tutto muoia o riposi. Ma non é sempre così. In inverno ci sono le stelle cadenti. Lo sapevi? si chiamano Geminidi e succedono a dicembre, nelle notti di freddo, quando tutto attorno é un universo di indicibile poesia, e tutto é silenzio. Allora il buio non é mai così buio da privare il cielo del suo nome, e qualche cosa risplende nella notte, senza filo e senza voce. Si dice che in inverno il freddo sia così forte da congelare le parole della gente, da gelare cuore e mani. Ma non é sempre così. Succede quando le distanze diventano percorsi introvabili, quando finiscono "i per sempre", quando le cose si lasciano scivolare via, e tutto il freddo fa male e fa paura. Eppure ci si potrebbe morire dentro un abbraccio, nel  calore di un bacio. Se l'inverno ha il tuo respiro, la notte ha i tuoi occhi. Si dice che d'inverno cadono i fiocchi di neve. Non quelli che disegnano i bambini sui quaderni colorati, né quelli che vivono nella fantasia di ritornelli e giravolte, ma quelli che ti incantano davanti alla finestra ed ogni volta è un candore che cresce un po' di piú, così come cresce il cristallo al gelo e diventa una stella. Alcuni non lo sanno, ma ci sono cristalli speciali. Non a sei punte, ma a dodici, con gli angoli smussati eppure perfetti. È raro, ma quando succede l'inverno regala piccoli cristalli sovrapposti...e allora un fiocco di neve è come una poesia, poesia d'amore per te.


venerdì 8 dicembre 2017

CANTO DI NATALE

È questo il periodo piú breve e pieno dell'anno.
Il periodo del vapore sui vetri alla finestra, delle luci per strada, della notte buia ma piena di luccichii che sanno ascoltare.
Il tempo delle parole non dette, il tempo dei ricordi, degli addii, dei nuovi inizi, il tempo pieno di quel tempo che passa veloce, e che richiama un anno nuovo e qualche ricordo in più.
É questo il periodo delle case che parlano, e che raccontano ovunque la propria realtá. Felicità che si stringono attorno una tavola imbandita e definiscono serenità, assenze che si fanno sentire un po' di più, vuoti che tornano e si colmano nel calore di un amore che é come una certezza antica, un po' pianto, canto,  incanto. "Spesso ci sono più cose naufragate in fondo ad un' anima che non in fondo al mare" diceva Hugo.
E in questo periodo é così.
Le cose naufragate riaffiorano e ci dicono chi siamo, si portano via una parte di noi, e ce la restituiscono ogni volta che una canzone torna a dirci quello che conta davvero. E così mi guardo attorno e mi chiedo le cose che non capisco.
Cosa resta davvero, quanto conta quello che sento, perchè gli uomini parcheggiano a 0,3 mm di distanza, quanto sia unico un sentimento. Quello che so è che nell'anima ci naufragano un sacco di cose. C'è chi le chiama passato, chi esperienza, chi ricordi, chi gioia, vita, pianto, tormento. E in questo periodo riaffiorano. Vi si custodisce tutto quello che conta, tutto quello che resta, tutto quello per cui vale la pena...e poi ci sei tu...e allora naufragar m'è dolce in questo mare.


DICEMBRE

Sto aspettando la neve 
la neve per stare al calduccio nel letto
per avere silenzio
morbido
e tutto bianco
Sto aspettando la neve
per avere abbracci
che sanno scaldare
e guardarla alla finestra
con mani da stringere
mani con cui giocare
E poi ci vorrebbero
piccole ombre
di fiamme dal camino
scintille
che sono poesia
d'inverno
luci per la strada
e ancora qualche bacio
ma no
tanti baci
ci vorrebbe
la neve
ci vorrebbe
tutto questo
solo questo
ci vorrebbe
che ci vorresti tu


domenica 3 dicembre 2017

FARFALLE

-Cosa c'é qui?
-Questo é lo stomaco
-ma é morbido
(Eh giá, piatta dove non dovrei e morbida dove non vorrei..ma vabbé..)
-Sì perché sopra ci sono le costole e quella che chiamiamo gabbia toracica
-perché gabbia toracica?
-perché tutte le cose preziose vanno protette...e allora il cuore ha le sue difese
-e lo stomaco no?
-No perché nello stomaco ci sono le farfalle che hanno bisogno di essere libere e volare più forte e più lontano
-davvero ci sono le farfalle?
- sì che ci sono e lo sai anche tu
-e come lo capisco?
-quando sei felice e allora fanno le capriole.
Vedi, nello stomaco ci finiscono un sacco di cose...sogni, illusioni, disillusioni, le lacrime che spingi un po' più giù...ma se ti batte forte il cuore e senti quanto puó essere intenso un respiro...allora hai le farfalle nello stomaco.
-e succede sempre?
-non sempre, e questo é il bello. Sono le cose rare e speciali a far volare le farfalle. 

Un sorriso, un messaggio inaspettato, un bacio, un abbraccio...eccole lì assopite e poi veloci a fare le giravolte e a mettere tutto sottosopra!
-ma allora fa male?
-forse un po', ma é un'esplosione di colori e di ali che ti riempie dappertutto...devi solo saper riconoscere il volo giusto.
-ma allora le farfalle si innamorano?
- in un certo senso sì, perché solo l'amore sa dare spazio a certi voli...
- e se non c'é l' amore?
-allora credimi, le farfalle non volano.
Ci vuole pazienza, perché ogni bruco prima di diventare farfalla deve crescere e diventare un po' piú forte. A volte é doloroso, a volte é difficile, a volte ci vuole forza e coraggio. Anche i bruchi sono coraggiosi.
-e come fanno?
-seguono il cuore, quello che lo fa battere. Ad ogni battito diventano grandi un po' di piú, non vedono l'ora di diventare farfalle.
-e dopo volano via?
-No perchè l'amore é tempo che passa e che aspetta.
Lo stomaco su questo non sbaglia mai, anche se é morbido e non é chiuso in una gabbia.