mercoledì 31 agosto 2016

FINE D'ESTATE

E la senti arrivare così la malinconia, portata dal vento di una fine d'agosto, quando la spiaggia è giá troppo vuota ed in cielo sopra di te non ci sono più gli aquiloni.
La senti nel passo di un ambulante solitario che intanto silenziosamente va, la scorgi tra le case troppo vuote, con quelle finestre chiuse e serrande abbassate che raccontano di un anno che giá è andato via, la respiri in un sospiro infinito che non sa più cosa aspettare.
E intanto qui giá cadono le foglie, in questa estate finita troppo presto, qui cadono le attese e giá la sabbia la sera è fredda, in questa premessa d'autunno che porta via con sè colori ed emozioni... qui, dove tra un pò tutto tornerá come prima, dove il mare ritroverá il suo spazio ed i gabbiani riavranno il cielo e il proprio volo.
Qui dove vedo la gente andare via, portandosi dietro cose e rumori, portandosi dietro un pò di me, portandosi via la mia estate, e questa spiaggia che ormai è spenta, e di notte troppo lontana, nel suo silenzio lento ed immutabile.
Ed io, dove tra poco ci saranno solo la luna, le stelle ed i gabbiani, con questa sabbia che mi scorre tra le mani e che vorrei stringere forte ma che velocemente scivola via, io che odio la parola fine e tutto quello che vuole significare, cerco ancora un segno che non sia giá assenza.
Lo cerco nel vento, nelle voci qui attorno e ancora presenti, nel profumo di una granita al limone, o di una crema abbronzante che sa di cioccolato e di dolci promesse.
Lo cerco sul lungomare sporco di sabbia, lungo la riva dove pure qualcuno ha lasciato un'impronta, nella mano di un bambino che tiene un palloncino e non vuole farlo andar via, lo cerco perfino nell'acqua del mare, che adesso è freddissima, ma nel riflesso lassù è come tuffarsi ancora nel sole.
Un sole un pò spento, come lo sono i sogni estivi ed i pensieri, un sole pieno di nostalgia, come lo sono i ricordi e gli abbracci che sanno di sudore e di sale, un sole di malinconia...che è mancanza e assenza, triste e dolce veritá, intanto che tutto sbiadisce e resta solo un tenue rossore.


sabato 27 agosto 2016

ASPETTANDO MILANO

Ci sono luoghi della memoria che puoi ripercorrere ogni volta con la fantasia, in lungo ed in largo, così come fanno gli artisti ed i cercatori di fortuna.
Luoghi della mente, poetici nel loro essere "altrove", evocatori di sogni e di pensieri felici che ti lasciano la magia dell'infinito, e luoghi reali, immaginari e misteriosi, casi fortuiti messi lì chissá come dal tempo e dalla sorte, che ti fanno pescatore di emozioni, mentre ti danno la straordinaria sensazione di essere vivo.
Succede in viaggio, ad esempio, ed è una sensazione che ti prende giá quando prepari la valigia. Attesa del nuovo e paura del diverso, mentre butti dentro quelle cose che hanno fatto un pò la parte di te, mentre ti prepari a chissá cosa poi, perchè l'ignoto non si prepara a tavolino, ed ogni giorno è una scoperta.
E tu accarezzi l'istante, immagini il momento e lo accantoni subito per non rovinare l'originale, pensi a te, ad ogni fine e ad ogni nuovo inizio, che è l'essenza del viaggio e la carta d'identitá del viaggiatore. Il viaggiatore che è sempre in movimento e non si ferma mai, che non è in nessun luogo e appartiene un pò a tutti, che non riconosce una casa perchè abita a modo suo tutte le case del mondo.
E il viaggio è conoscenza, di sè e del resto, è il "cielo in una stanza"che si dilata fino ad abbracciare l'infinito, è la diversitá che ti scava dentro senza per questo distruggerti mai.
Viaggiare è bello perchè ogni volta in viaggio ritroviamo noi stessi. E non solo nel vetro del finestrino di un treno e nel rombo assordante di un aereo e la sua scia luminosa, non solo nel riflesso di un faro o nella sirena di una metro...troviamo e "ri-troviamo"noi stessi come conferma di quello che siamo stati e che siamo, nel rombo assordante di una emozione che ci insegna sempre qualcosa di noi.
Il viaggio di Ulisse nell'Odissea era circolare, l'eroe parte da Itaca e ritorna ad Itaca confermato nella sua identitá. Il viaggio della modernitá è lineare, non può arrestarsi, e pure tuttavia ci porta a scoprire una parte di sè, ad arricchire una parte di noi, noi che cambiamo e passiamo, ma siamo sempre, e non ci perdiamo mai.
Così vorrei avere la stoffa del viaggiatore, che conosce il mondo e le strade, che ha la bussola dentro, e poche cose da portare con sè.
Mi piacerebbe una penna in borsa e due dadi in tasca per ingannare la sorte e cercare l'incanto, una cartina piena di mete con un itinerario che non seguirei mai, ed un biglietto da timbrare dritto per la felicitá.
Ma so che non si può, ed allora stringerei tra le mani la tua mano, pensando a tutte le strade del mondo, felice di avere tutto il mondo con me.

mercoledì 24 agosto 2016

Quando stanotte abbiamo sentito quella scossa fortissima, alcune persone stavano morendo.
Una intera cartina geografica in pochi secondi ha cessato di essere quella che era, ha cessato di esistere, così come la vita di quella povera gente rimasta coinvolta.
In meno di una notte tutto può cambiare. E mi lascia sgomenta la precarietá di una vita che ci sembra scontata, la cosa più normale e banale che ci sia, mentre magari ne "scorriamo" i momenti con un touch e ne sprechiamo l'essenza per assurditá, senza pensare cosa realmente significhi essere vivi. "Come le foglie" -ἡμεῖς δ', οἷά τε φύλλα- diceva Mimnermo, l'abbiamo tradotto sui libri di scuola, "quale delle foglie, tale è la stirpe degli uomini" - οἵη περ φύλλων γενεὴ τοίη δὲ καὶ ἀνδρῶν - ci aveva insegnato Omero, eppure mai niente come la realtá può insegnare cosa sia davvero la vita.
Un pensiero di solidarietá per tutte quelle persone che stanno soffrendo, perchè non sempre è possibile capire, comprendere, spiegare il male e il perchè del dolore, perchè esistano e facciano male.
Un pensiero di speranza, di vita, per quelle storie vere, che ci sono attorno, e che purtroppo non sono solo informazione, o spettacolo.

"[...] Lungi dal proprio ramo,
Povera foglia frale,
Dove vai tu? - Dal faggio
Là dov'io nacqui, mi divise il vento"  
                 (G.Leopardi, Imitazione, Canti)

lunedì 22 agosto 2016

EMOZIONE

Caro amico mio,
ti scrivo per dirti che é bello pensarti, per dirti che è dolce lo stupore di una cosa che non pensavo potesse esistere.
Oggi piove, e la pioggia d'estate ti culla i pensieri, mentre tutto intorno è quiete e silenzio, e il mare da lontano è un brivido di inarrestabile poesia.
Ti scrivo e mi piacerebbe parlarti, raccontarti di me, dare vita ad un presente che è solo fantasia, ingannare il tempo con un "noi" pieno di magia.
Ti scrivo anche se non dovrei, anche se non posso, anche se non lo saprai mai, eppure mi riesce facile lasciare libere le emozioni, se ci sei tu a farle esistere.
Allora colorerò un'attesa che sa di incanto e paura, ingannerò il tempo e me stessa, penserò a te e non te lo dirò mai.
Affiderò la mia solitudine ad un sogno, cercando riflessi di luce in una pozzanghera.

A KATY

E poi succede sempre così. Tu che torni e tutto diventa rosa, e mi accendi la vita. Tu torni, con il tuo carico di dolcezza e "aspra" sensibilitá, con il tuo carico di rumore e di disordine che ti mette dentro le emozioni più belle di sempre, e tutto diventa più facile, tutto diventa possibile, quasi come il mondo fosse un fumetto a colori o la storia bella di un poeta giramondo.
Tu torni e poi parti.
E quel disordine che hai portato con te lo lasci nel mio cuore che ora è qui a chiedersi come mai non riesce ad intrappolare il tempo. Il tempo per stare insieme, per fermare un ricordo, per una foto rompiscatole con il tuo cell che è molto più figo del mio e che non è mai troppo bella e sempre da rifare, il tempo per non perderti, per non farti andare lontano, troppo lontano, per farti rimanere con me. E tu brontoli perchè non sopporti la retorica e le lacrime troppo vere che ti fanno soffrire, e lasci da parte te stessa per illuminare me del tuo affetto e della tua generosa, eccezionale dedizione, me che non sarò mai troppo "grande" per fermare un sentimento e un battito forte e veloce, quando si tratta di te.
Te che sei la mia piccolina come forse lo sono più io per te, te (e lo dico alla milanese) che sei "dolziissima" e la cosa più bella che mi sia capitata, te che nonostante tutto non smetti mai di essere te stessa e di portare la vita ovunque ti trovi ad essere, te (anzi "tu", sennò scleri e mi togli la laurea), che ti fai in quattro e sei un modello e mi insegni sempre cosa significa esistere.
Ed io vorrei starti vicino, goderne a più non posso, stringerti forte e tenerti per mano come facevo da piccola, sentirmi dire "sei una rompi.." e farti il solletico, farmi coccolare e dire male e abbracciare, ma so che non sempre si può. Allora ti dico: torna presto che mi devi aggiustare la presa del bagno, sistemare il computer e forse un pò il cuore, perchè se i giapponesi hanno il loro filo rosso e una leggenda che fa sognare, so che il nostro filo è bellissimo e non si spezzerá mai.
Ti aspetto!!
Mannaggia a te quanto mi manchi.

domenica 21 agosto 2016

"PREMIO RAFFAELE ARTESE"- Brevi note di una serata

Tante storie piene di vita. L'essenza di una serata trascorsa all'insegna della cultura, della letteratura, che è storia dell'uomo, vita dell'uomo, in tutte le sue forme e sfaccettature. Ed è stata prismatica la notte di San Salvo dedicata all'arte ed ai talenti del "Premio Raffaele Artese", prismatica perchè pagina dopo pagina, in una piazza che rivive in una luce nuova e viva, protagonista è stato l'uomo, l'uomo che a mo' di un prisma (in virtù della sua natura e della sua complessitá), non può ridursi a mero simulacro di assenze e parvenze, perchè c'è qualcosa di più che lo caratterizza, di più importante e di più prezioso. Così, il tema dell'identitá diventa un "Mezzogiorno padano", una scissione dal luogo d'origine che è profonda solitudine e coscienza di uno sradicamento dell'io che tuttavia non può ricomporsi in unità, così "La teologia del cinghiale", è la dolce poesia che ci ha fatto commuovere, con il "giuramento di Polifemo" che diventa emblema fantasioso della storia dei due protagonisti, eroi "euripidei" nell'andare incontro al proprio destino, ma giovani d'oggi, che esprimono un senso dell'esistenza più profondo e reale. E ancora.. la malattia come interruzione biografica, la granita alle mandorle dal sapore di una Sicilia assolata, il viaggio come metafora umana e altro da sè, che si configura sempre come un "ritorno". Fiabe moderne e attuali, in una lettura polimorfica che riconferma il senso del Lions club e del credo etico che lo caratterizza: la centralitá della cultura come momento di crescita personale, sociale e morale, in una piazza in cui respirare vecchi e nuovi valori è partecipazione comune della vera bellezza, dell'arte e della vita.

LA NOTTE DELLE LANTERNE

E poi il cielo si accese di poesia. Niente di più bello e dolce, lentamente le lanterne con i pensieri della gente si alzavano in volo. In volo...un volo che accarezzava la notte, tutti con gli occhi all'insù, con la musica di Vasco per sottofondo e tanti desideri da lasciare andare lassù. E noi le emozioni le abbiamo fotografate, noi come tanti altri, le abbiamo riprese, catturate in un video dove ci siamo noi e chissá chi, le abbiamo dentro perchè siamo noi e ancora noi, come prima e più di prima.
E non basta un post per fermare l'incanto. Per dargli forma e valore, per dire sí è successo davvero.
Come per tutto, del resto.
E con "tutto" intendo il tutto speciale, il tutto prezioso, il tutto che fa battere il cuore.
Perchè le cose belle instupidiscono, ti buttano emozioni che non ti aspetti, insicurezze e felicitá, giravolte nello stomaco e nella testa, mentre pure sei ad un passo dallo spiccare il volo e invece resti imbambolato, così che non le vivi per intero mai una sola volta, almeno per me, che le rivivo mille volte nei pensieri, le assaporo, le accarezzo, le consumo quasi, come un piccolo bagaglio di pensieri felici.
Che mi piace immaginare come il cielo nella luce delle lanterne.
Pieno di dolcezza, di spensierata libertá, di innocente serenitá. Che poi ogni lanterna segua il suo percorso fino a spegnersi in alto in un fascio caldo di luce, non ha importanza.
Perchè ci sono pensieri che non si spengono mai, la cui luce al massimo può affievolirsi, ma il calore che emanano rimarrá sempre lo stesso.


domenica 14 agosto 2016

CONCHIGLIA

Ci sono nascondigli segreti che hanno ancora la chiave nella toppa. Nascondigli con ancora la porta aperta, dove si sente il profumo fresco della pioggia d'estate, dove improvvisare un sogno è antica abitudine, e tu sei lì, a chiederti se nel tuo cantuccio silenzioso sei davvero al sicuro, se tutto il resto resta fuori e non c'è posto per il resto.
Ci sono nascondigli dove nascondersi è facile, dove sei solo tu, ed essere raggiunti è difficile.
Succede così, nel brivido di una canzone, nell'estasi di una poesia che ti prende all'improvviso, in una corsa in macchina che trascina l'istante e che ti ricorda la parte preziosa di te, mentre le case e le parole corrono via e tu sei lì a divorare l'incanto, nel vetro di un secondo in cui tutto fugge via.
Quando si è piccoli è semplice giocare a nascondersi. Ci si dá il tempo, un conto alla rovescia ad occhi chiusi e con il fiato sospeso, basta una tenda in salotto, una sedia, un vicoletto tagliato a metá dall'ombra delle case per strada e i migliori nascondigli diventano luoghi della memoria, i posti più probabili ed impossibili che di quel nascondersi ti lasciano dentro la nostalgia di una magia tutta tua, di uno spazio protetto, entro cui ritagliare la parte forte di te.
Ci sono nascondigli che non sono per tutti, nascondigli in cui la luna proietta la sua immagine sulla terra e tu la vedi riflessa in una pozzanghera, dove una fantasia curiosa mentre abbracci il cuscino con un lenzuolo sulla testa diventa un pensiero felice, una danza d'altri tempi sul soffitto, chiaroscuro improvvisato di improvvisate veritá, nascondigli silenziosi nelle notti di luna e di poesia.
E poi ci sono quelli in cui nascondersi in un pensiero significa diventare grande e scoprirsi bambina allo stesso tempo, quelli che si chiudono a chiave perchè sono importanti, dove crescere è bello ma restare piccoli lo è ancora di più, perchè lì sei tu, ed è tutto quello che conta.
Lí ci sono le matite colorate, i diari da riempire, i quaderni dal profumo di vaniglia, le scarpe con il laccio troppo stretto che ti fanno inciampare, ma è come fare un volo verso la felicitá.
LÌ ci sei tu e ci sono io, io che vorrei ancora lo zucchero filato e riempire il cielo di poesie e bolle di sapone, io che vorrei inseguire gli aquiloni e trovare il filo che mi porta da te, io che vorrei i fuochi d'artificio ed inventare le stelle, e il cielo, dare un nome alla notte, e sorridere alle lacrime.
Così, metterei da parte tutto questo rumore, tutto questa fretta, tutta questa confusione che non sa di nulla.
Nel mio angolino di cose belle, lascerei una conchiglia sotto il cuscino.
Per sentire il rumore del mare, l'odore della notte, il sapore sulle labbra di un sogno a metá, un nascondiglio mio, tuo e del mare...


mercoledì 10 agosto 2016

NOTTE DI SAN LORENZO


Il mito narra di una notte in cui tutto finì e tutto ebbe inizio. Una notte in cui le stelle piansero un dolore tutto loro, dopo la vampa solitaria che cadendo, aveva infuocato l'etere ed il nuovo giorno.
Il mito si è accompagnato al tempo, illuminando le notti d'agosto, quando con la testa all'insù nel cielo si cercavano le storie, le mille veritá che scandivano i giorni e le notti.
Si aspettavano le stelle tutti attorno a un fuoco nella notte, si scrutavano in mare come percorso cui diriger la rotta, si aspettavano nelle case buie come tante piccole promesse d'un miracolo più grande di noi.
Il mito narra di una caduta dolorosa, una caduta necessaria ma sofferta, e così ogni volta nel cielo, mentre gli uomini accendono i propri sogni, le stelle ricordano un pianto silente e luminoso, un pianto di magia, che diventa spettacolo di luce e desiderio di qualcosa di più.
La notte di San Lorenzo è la notte dei desideri, delle stelle che scrivono il proprio messaggio nella notte, che spengono le lacrime e accendono speranze, per chi ha ancora voglia di sognare.


domenica 7 agosto 2016

IN UN POMERIGGIO D'ESTATE

Vorrei, vorrei.
Vorrei tante cose, in un pomeriggio di pioggia, quando tutto scorre più lento, e da dietro un vetro è più facile pensare. Da qui gli alberi hanno una maestositá e un'eleganza tutta loro, e il ticchettìo della pioggia é lieve come i pensieri che si accompagnano alla sera.
Basterebbe accendere la tv, guardare i cartoni o un telefilm scemo come un tempo, aprire un libro
o disegnare le favole, eppure chissá se davvero potrei ritrovare quel tempo passato, la me stessa di una volta, quella che giocava a nascondersi in una pagina di diario, in un pomeriggio d'estate di tanti e tanti anni fa.
E mi piacerebbe. Ritrovare quelle canzoni passate di moda, quell'attesa che era una sospensione dal resto, con le gambe lunghe e snelle di mia sorella che erano sempre più belle delle mie, ma che erano un camminare insieme verso un posto speciale dal nome d'estate.
Vorrei tante cose nella pioggia d'estate, ma forse no, alla fine sento di avere tutto con me.
Forse perchè la vita ti mette alla prova, toglie e dá e cambia continuamente, ma io che rinasco ogni volta nel tuo sguardo, so che c'è un qualcosa di più che va oltre, che vince su questo tempo e questa vita.
Su questo tempo che passa e va, su questa vita che ci fa battere i cuori e ci mette in situazioni strane e confuse, che ci lascia l'incertezza e ci mette sottosopra, ma non sarebbe vita se non fosse così.
Qualcosa che va oltre c'è e resta anche a chilometri di distanza, dove c'è l'impossibile e dove non si è più.
Resta perchè lo senti in te, con il rumore e il profumo della pioggia, in un pomeriggio d'estate, in un mese di agosto.

mercoledì 3 agosto 2016

POESIA LUNGO LA RIVA DEL MARE

Cercherò le tue orme sulla sabbia, percorrerò i confini e le troverò.
Attraverserò le strade dei giorni, dove si affollano i pensieri e si accarezzano gli sguardi e ti raggiungerò, cercando l'altrove.
Cancellerò l'impossibile, dimenticherò i pianti, addolcirò il sapore delle lacrime in un sorriso nuovo che é come un bacio sulla pelle, una carezza portata dal vento, e dalla nostalgia.
Sarò cresciuta, fatta grande, sconfiggerò i mostri senza aspettare gli eroi, non crederò più alle favole ma le inventerò per te, le disegnerò sulla sabbia, con un'onda portata dal mare, lasciando i miei castelli lì, costruiti con tanta cura, liberi di crollare, se questo vuol dire ricostruirli insieme.
E poi su quelle orme vorrei mettere i miei passi...imparare a camminare e a correre meno forte, imparare la poesia lungo la riva del mare,
in un granello di sabbia che ha in sè tutte le storie del mondo.
Profumo d'antico e magia d'infinito,
in una vecchia canzone cantata lontano.
Qui, in riva, cerco la libertá che mi fa essere me, libera di essere, libera di esistere.