mercoledì 29 aprile 2020

RESILIENZA

Abbiamo visto così tanti film di futuri distopici e catastrafici ad alta tensione che adesso che il film ha preso il posto della realtà non sappiamo più cosa dire. I castelli di sabbia ad un certo punto si sbriciolano tra le mani, sono come i castelli di carta, un soffio di vento e via, cadono giù, e nessuno ci riflette mai su cosa sia davvero quel vento, perchè arriva, perchè ti cambia, perchè porta via giù tutto. 

C'è chi prova a dare un nome ad ogni singolo evento, chi ha la propria ancora di salvezza nel razionalizzare, chi abbraccia il cuscino e piange, chi guarda il mare e sa che a volte non ci sono parole, io penso al mare ma so che non sarà mai più profondo del mio amore. Ci sono tante verità in questi specchi di casa. Ancor più profonde quelle che ci portiamo dentro.

Ancor più immense le frasi che dicono gli occhi. Più grandi del mare, le frasi non dette, le parole mai vissute, quelle dimenticate, quelle scritte sulla pelle, siamo fatti di baci, e come tatuaggi, di sogni. Ma c'è una parola che oggi va più di tutte, ed è la più quotata dei social, la più alla moda degli psicologi: resilienza. 

La capacità di resistere e non spezzarsi, adattarsi, spezzarsi e ricomporsi, curarsi le ferite come i giapponesi con i loro vasi, perchè le cose spezzate e rotte acquistano di valore, una volta aggiustate. Sono lì, con le loro venature di dolore riparate in superficie, a mostrare il danno e la rinascita, a dire che la frattura ti rende più forte, ti dà un nuovo valore. Non è come camminare da vaso di coccio tra vasi di ferro, come direbbe Don Abbondio. 

No. È la filosofia della resilienza. Come dire, dal mio dolore può nascere un fiore, la sofferenza non serve se non ti migliora, se non ti fa crescere l'hai solo sprecata, dal dolore può nascere l'amore. E così, sono giorni di resilienza questa. Mi riparo nel sapore di un incanto, mi distruggo nella solitudine di un anziano, nel pianto di un bambino, nei bar chiusi, nei problemi della gente, di chi non ha lavoro, di chi è costretto a chiudere, di chi non c'è più. Ho il cuore in pezzi per tutto quello che finisce, per tutto quello che è lontano, che non è più, che non so spiegare. Mettere a posto i pezzi richiede tempo, il mare è oggi troppo lontano e irraggiungibile. È una cosa della vita normale, degli uomini, quella di raccogliere i pezzi delle proprie esperienze, che non fa il cuore ad esempio. Il cuore anche se si spezza, è il più resiliente di tutti. Il cuore anche se si spezza, conserva tutto. 

sabato 25 aprile 2020

QUARANTANA

Eppure mi mancherà tutto questo. Mi mancherà questo senso di protezione, il senso di una casa, di uno spazio sicuro, il mondo tra le mani, il cielo in una stanza. Uscire dalla tana. Cosa ci sarà lì fuori, come mi sentirò, cosa non sarà più come prima, come saranno gli altri, ci guarderemo come sempre, o le distanze saranno un segnale di vita cambiata, ci guarderemo negli occhi con paura, sospetto, diffidenza, con il senso di una perdita, con il desiderio di esserci, con l'emozione di ritrovarci, con la preghiera silenziosa di non perderci.

Cosa troveremo là fuori? Ci ferirà il segno di quel che è stato, ci commuoverà la dimensione umana della ripresa, di questa vita che continua e deve continuare, ognuno con il proprio dolore, con la propria storia, con la propria verità? Alcuni vuoti si sa, non si colmano, non si riempiono, e lì dove ci sono piazze in rinascita, ci sono posti che nel cuore di qualcuno resteranno vuoti per sempre. 

Uscire dalla tana. L'abbiamo amata, odiata, sentita stretta, cucita addosso. Abbiamo imparato a respirare allo stesso ritmo suo, abbiamo imparato a conoscere i suoi rumori, i suoi odori, a dare il senso ad ogni respiro, ad ogni veduta e parti di mondo dalla finestra. 

E così la quarantena è più una quarantana. Un mondo di libri, schermi di pc, e poi videospecchi, di telefonate, pagine da scrivere, film in tv. È un mondo in cui comprendi il senso del vero benessere, della salute, dell'armonia, della vita piena di tutto quello che conta davvero. La quarantena è il mondo in una stanza. 

È capire che i giorni che passano si portano via molte cose, ma lasciano come l'impronta di un senso più grande, un sogno, un sapore, mai compreso veramente, ti guardi allo specchio e sono passati venti anni, ti guardi allo specchio e sei vecchio.


giovedì 23 aprile 2020

CHE SIA

Che sia l'amore a riempire il vuoto di questi giorni. Che sia l'amore a colmare le fratture, a mettere a posto le ferite, a riempire di senso questo tempo sospeso, sulla scia di una nuova consapevolezza e verità. Ogni giorno mi risveglio diversa. Ogni giorno mi risveglio in un mondo diverso, un mondo che cambia, come cambiano le vite degli uomini, come cambiano le storie dell'anima, le mille realtà quotidiane che ti lasciano una ruga o una piaga sul cuore. 

Che sia l'amore a cullare i ricordi. Che si possano stringere tra le braccia come fossero sogni, tesori preziosi, al canto di una ninnananna e di una filastrocca, di tutto è la tenerezza che ci resta dentro e non ci abbandona mai. 
Quanto dolore conserviamo dentro di noi? Di quanto ci ha cambiato, quanto di tutto questo possiamo spiegare? Se ci sia una risposta non lo so, cos'è che decide i percorsi e le vite, ma da ogni dolore può nascere un fiore, ed è lì che allora siamo veramente umani.  

Che sia l'amore a dirci che tutto è servito davvero e mai nulla è stato sprecato. Che colmi i rimpianti e i drammi, i vuoti di questi giorni, anche se so che certi vuoti non si colmano mai. E allora che sia l'amore in queste lacrime a riempire le parole superflue, a pronunciare quelle nascoste, a sanare le solitudini che ci portiamo dentro, le superficialità che non danno poi molto. 

Che sia l'amore a riempire questo canto, lì dove il cordoglio è un pianto dignitoso, lì dove c'è forza per ricominciare, e mai finire davvero. Lì dove ci sono storie di dolore, ci sono storie di umanità e verità, e dove c'è questo, l'amore basta a coprire tutto. 

Che sia l'amore a far muovere le giostre, a giocare con il vento, ad accendere le cime dei monti, le onde del mare, i passi degli uomini, le foglie degli alberi.
Che sia l'amore a dirci che di tutto quello che passa, qualcosa rimane, lì dove passano le vite degli uomini, 
qualcosa dura per sempre.


martedì 21 aprile 2020

LUCE

In principio ci fu il Decamerone, poi ci si perfezionò, l'allegra brigata divenne una videolezione su meet, e la videochiamata fu la videonovella di ogni giornata, roba da classici e sognatori il videoracconto di videopensieri e videomalumori. Per la verità, ci fu una tappa intermedia con il Manzoni, quel di Tucidide ci sembrava troppo distante, e cosí in nome del nuovo abbiamo preferito videocercarci e videpensarci,  lasciare il disuso nei polverosi scatoloni dei nostri progetti, della modernità. 

Scatoloni su cui fare fitness, step perchè no, su cui sfoggiare tute e ritmi alla moda, scatoloni da videodivani, da videotapiri, da videoabbonamenti, scatoloni dei ricordi e della nostalgia, degli angoli messi a tacere o solo da parte, perchè anche a togliere le cose vecchie, dimesse, passate, c'è un bel po' di malinconia. 

Abbiamo chiuso a chiave porte e finestre. Abbiamo riempito pagine e svuotato cassetti, abbiamo frugato e ci siamo fermati, per capire che non c'è un posto che ci consenta di bloccare lo scorrere del tempo e i momenti. Le foto, no. Mi piacciono le foto ma conservano l'immagine di allora mentre ti parlano di"ora", e a volte sono spietate, ti buttano in faccia la verità, e per qualcuno viste in negativo sono una perdita. 

In questi giorni c'è chi passa il tempo a fare torte e a prendersi cura della casa, per me fare una torta significa disegnarla, o al massimo descriverla, inventarla. Ho capito che c'è molto di più in me dell'astrofisica per il caos spaziale che non della donna amante delle faccende domestiche, anzi per me la casa è come la casa di carta, è un mondo da leggere, da scrivere, da scriversi dentro, da lasciarsi nell'anima, tantomeno da seguire in tv. 

E così, aspetto la fine di tutto questo. Non so come sarà, come sarò, come proseguirà. Aspetto alla finestra, nello schermo di un computer, nella musica degli auricolari, nella poesia mancante sempre di un verso. Aspetto nelle storie del mondo, nelle stelle del cielo, che ci sono anche di giorno, anche se non si vedono. 

Torneranno gli aloni dei lampioni, i riflessi di sole, gli abbracci di fronte ai semafori, i passi lenti, le tasche piene di sabbia e di mare. Torneranno gli occhi negli occhi, i versi dei poeti, gli sguardi degli anziani. Le scuole, i treni, i posti a sedere della metro. Dietro una finestra, da cui, intanto, entra la luce.

venerdì 17 aprile 2020

SPAZI

Lo spazio vuoto di un abbraccio sono le ali in questi giorni in cui tutto è come sospeso. Lo spazio vuoto di uno schermo è la distanza che diventa ancora un po' più grande. Gli spazi vuoti delle strade, delle piazze, delle aule, dei locali, dei tavoli, delle chiese, dei cinema, dei teatri, sono gli spazi vuoti  delle stelle del cielo, si riempiono di preghiere, e il resto è il rumore bianco delle verità di chi resta in silenzio a guardare.  

Ci sarà lo spazio di un sospiro quando una stella esplode. Quando si muovono le galassie senza far rumore, e restano in attesa le vite quaggiù, mentre esplodono questi giorni, mentre ci ricordano che le distanze non esistono quando dentro si hanno ali per volare vicino.

Ci sarà ancora il rumore del mare, da qualche parte. La luce della luna, i passi delle stelle sulle storie del mondo, i vuoti di questa storia faranno ancora male, non si dimenticheranno, ma ci lasceranno qualcosa di più forte e più grande, se l'amore è un volo e il cuore un battito di ali, se i fiori nascono nonostante i vuoti del mondo, nonostante tutto.

Tornerà la luce dei lampioni sui quadri di anonimi pittori. Torneranno i libri ingialliti sulle bancarelle di antiquariato, il suono di una vecchia canzone, una nuova poesia, torneranno i posti del cuore a colmare i vuoti dei lutti, i passi mancati, le pagine nuove, dove tutto aspetta per ricominciare.

lunedì 13 aprile 2020

FINESTRE

Finestre, un limite, un confine che delimita le nostre vite rinchiuse, la vita fuori, la vita adesso. Gli occhi che cercano e non si incontrano mai, si scrutano dentro, 
 raccontano le grandi verità di quartiere, dietro ogni vetro parlano le case.

Il tuo cuore è quello che sei, il tuo cuore è la tua ricchezza. Non servono a nulla grandi motti e paroloni, la tua ricchezza è dentro di te, la tua stanza è il tuo cielo, il cuore è il tuo cielo in una stanza. 

Disegnami il cielo in questo giorno d'aprile, disegnami le stelle che non sanno finire, i fiori che rilucono di svariati colori, disegnami un bacio dai profumi più buoni. Disegnami il posto delle cose perdute, le vite sospese, le vite a metà, i giorni interrotti, i momenti sbagliati, i i giorni perduti, i sentimenti sprecati, i giorni mai vissuti, i sogni mancati.

Disegnami il mondo in questa giostra sospesa, disegnami il corso di un fiume, di un mare, un amore, il senso di un percorso, di una realtà, di un silenzio, di un giorno. Spiegami il dolore che non ha lacrime, che non ha parole, che è come un vestito cucito addosso, una costrizione, una gabbia, lacera dentro, ti stanca, ti invecchia, ti accompagna.

Disegnami i riflessi di luce da questa finestra, il posto dei passi del mondo, di un sogno, di un volo, di un nuovo giorno. Delle solitudini nascoste da un vetro,  delle mille veritá di questo tempo, delle gioie invicibili, da chi è vicino nonostante tutto a modo suo, per ritornare. 



sabato 11 aprile 2020

DIARIO DELLA QUARANTENA

Ci saranno i giorni di gioia, i giorni di luce, i giorni dei voli, i giorni dei passati malumori. Ci saranno i giri di boa, i bivi e le svolte, i passi mancati, i passi saltati, quelli da rifare, quelli da dimenticare. 

Ci saranno i pianti più forti, i grandi risvegli, i nuovi sorrisi, i tagli sulla cicatrice dei giorni, una ruga d'amore, un segno del tempo, un tempo perso ed uno incompreso, il tempismo sbagliato, le verità che nessuno ha imparato. 

Ci saranno le vecchie certezze e le nuove incertezze, lo scadere di un momento, lo scadere di un sogno, di un progetto, di un giorno. Ci sarà l'insicurezza che sono, la bambina che ero e quella di oggi, ci saranno i passi del mondo, i pezzi di luna, i pezzi di sogno.

Ci saranno stanchezze, consapevolezze, verità, ci sarà che si cresce, e allora quello che conta è un prezzo salato, quello che conta è un dono negato, quello che conta è qualcosa di amato. Ci saranno parole giovani e cornici mature, grandi amori e grandi perdoni, ci saranno foto a colori, canzoni. 
  
Resterà la luce sui muri dei giorni, il silenzio sul significato dei sogni. Il mare andrà avanti con il suo mormorio, sempre lo stesso, sempre diverso, e le onde delle poesie saranno parole d'amore, forme sulle solitudini delle ombre del sole.

Resteranno gli spazi muti stretti tra le mani e gli abbracci delle storie del mondo, i nomi che definiscono verità, ancora una volta resterà l'amore, il canto, resterà che ti voglio bene. 




venerdì 10 aprile 2020

IL LUOGO DELLE COSE DIMENTICATE

Non guardo Netflix. Meno che mai resisto troppo tempo davanti alla tv, al massimo posso restare per qualcosa che mi piace, e quel qualcosa oscilla tra la nostalgia mielosa disarmante dei film e serie tv anni '90, l'informazione dei documentari, e l'emozione eterna infinita e senza tempo dei cartoni animati! Sono vintage anche nei programmi tv. Le serie crime nuove mi fanno venire il mal di testa, troppi effetti speciali mi sanno tanto di stupidata, certi modelli di donna che non deve chiedere mai super indipendente e super accessoriata mi fanno sorridere, gli uomini bellocci serie extreme e all inclusive mi spingono all'analisi logica di tutto quello che dicono, mi piacciono più i film dalle poche azioni e dalle grandi emozioni, non mi interessano gli eccessi, gli eccessi lasciamoli a chi non ha immaginazione.
Per gli anime, invece, è un'altra cosa. 
Potrei vedere Goldrake o Mazinga all'infinito, tornare a City Hunter o a Sailor Moon e ridere e piangere allo stesso tempo per i paladini che salvano il mondo, che poi da bambini era tutto più facile e bastava una calzamaglia trovata in casa a trasformarti in un supereroe. Certo, i cartoni non ci hanno insegnato che ognuno si salva da solo, ma ci hanno detto che ognuno a modo suo può essere un supereroe. E allora spazio all'infanzia, il posto più bello per tutti. Le sigle di apertura e chiusura poi, sono ancora più belle. Date un premio alla sigla di Ken il Guerriero, a quella di Dragon Ball, a quella di Maledetti scarafaggi...quanta dolcezza in quelle di Kiss me Licia o dei Bee Hive... l'ho capito che è in queste canzoni la causa della mia idea di felicità, non per nulla so ancora tutte le parole.
E così, generalmente la tv mi annoia. Ho deciso di tornare a disegnare, magari a dipingere, è una vita che non lo faccio. La tv racconta quel tanto che basta a distrarti. Ma non riempie. E allora meglio leggere, scrivere, sentire la musica, fantasticare, prendere la matita in mano. È qui che è nata per Gozzano l'idea della soffitta della signorina Felicita (non è soltanto la misura del mio interesse per le attività domestiche), forse il luogo delle cose dimenticate ce lo portiamo dentro tutti, ed ogni tanto, quando "nel cuore amico scende il ricordo", ecco che all'improvviso, quel luogo unico all'improvviso riaffiora. 

giovedì 9 aprile 2020

RITORNI

Tornerà il mare, "la musica, la playa, l'estate, la festa", tornerà il blu negli occhi dipinto di blu, il cielo, la sabbia rovente che si raffredda a poco a poco,tornerá il sole che si bagna nel profumo d'agosto,e il tramonto lungo dell'estate sui passi di sabbia.

Tornerà il cielo di giugno ad inondare i campi di grano, tornerà il vento dei sonnolenti sopori, torneranno le onde a lambire i passi del mondo, la spuma bianca a solleticare la riva dei giorni, le orme di ieri, i castelli di sabbia. 

Torneranno i bambini a costruire fortezze sulla spiaggia del tempo, e gli adulti a cercare certezze che la vita poi perde, l'acqua lambisce, la pioggia svanisce, l'aquilone nel cielo sparisce. 

Torneranno i baci di sale, i profumi dei nomi, i bicchieri gelati, i motivi, i ritornelli, i fuochi di stelle, i fuochi dei cuori. Torneranno i canti, i balli, il "s'illuminava e aveva il suono di una melodia lontana" intonato alla sera, torneranno i canti alla luna, le luci dei lampioni, i poemi anonimi, le stazioni, torneranno i posti del tempo, i ricordi, i giorni nuovi.


lunedì 6 aprile 2020

GIORNI DI QUARANTENA

Giorni di quarantena, sono stanca, dormo poco. Le notizie dalla tv sono sempre più tristi, guardo fuori dalla finestra, sembra tutto come sempre, eppure no, crolla il mondo che conosciamo, è il mio cuore il paese più straziato. 

Giorni di quarantena, aprile fiorisce, fioriscono i vetri alle finestre. Fioriscono i giorni passati, i sogni che ho infranto, le cesure del tempo. Ognuno è solo nelle stanze del cuore, trafitto da un raggio di sole.  

Giorni di quarantena, nenia, silenzio. Nostalgia, forse, malinconia. Non capisco chi canta alla finestra, chi si lamenta per un ritiro forzato, mi sento più vicina alla dignità del Nord ferito e lacerato, al silenzio pieno di tutto, ai vuoti che lasciano un dolore, all'amore che lo sa colmare. 

Forse di tutto questo racconteremo una lunga pausa, una lunga preghiera, una nuova verità, una lunga agonia. Racconteremo i camion in fila, gli spazi vuoti, i pezzi in sospeso, i giorni a metà. Racconteremo nuove consapevolezze e verità, le immagini che riempiono una volta ancora gli occhi, mentre vanno via lasciandoci soli.

sabato 4 aprile 2020

LA VITA SMART

La vita smart, la vita intelligente, la vita a distanza, il lavoro a distanza. Smart working, smart teaching, smart thinking....il mondo smart, intelligente, preciso, tecnologico, efficiente. L'interfaccia di oggi è lo schermo di un pc, di uno smartphone, una vita connessa, una vita sconnessa. Fuori, i raggi di sole di primavera...mi portano malinconia, accorciano le distanze, un tempo lontanissimo, i ricordi. Dentro, il cielo in una stanza, fuori, il mondo. Il mondo in una stanza.

Questo mondo che rivive in una battuta di un film, un profumo, l'odore di tanto tempo fa, l'odore che annulla le distanze, che c'è ancora oggi. Non basta il riflesso in uno specchio per capire che tutto è cambiato. Me lo dice il ritornello di una canzone, che accorcia giorni, anni di lontananza, con gli odori, i colori di un tempo. Dove sono finiti quei giorni... Mi risponde la piega di un calendario, il riflesso di una finestra, e allora mi chiedo quali segni, sul corpo, sul cuore o nella vita ci dicano che siamo cambiati, quali segni ci cambiano realmente. La vita smart...intelligente, preziosa. Tutto è prezioso, come un film di ieri che mi fa ancora ridere o piangere. Come un poema scritto tanto tempo fa  di cui non conosco il senso, e mi resta quell'unico verso che mi riporta a quel tempo lontano. 

La vita smart è vicina ma inarrivabile, come i giorni che non si fanno capire, che sono un'incognita, e sono sospesi. Qui tutto è sospeso, quasi irreale nella webcam di un pc. Tutto a pixel, o minipixel, o peggio hd. Mi mancano i momenti di quando tutto era reale, come una vita sognata, il posto delle nuvole, o delle quotidiane normalità. Forse perchè di tutto questo smart non mi resta poi molto, mi resta la malinconia, il dolore della verità che è attorno a noi, o forse perchè "il cervello non basta a farti felice, io voglio un cuore". Ci deve essere un posto per il cuore in tutta questa tristezza, in tutto questa alienazione, in tutto questo spazio o silenzio. Ditemi ancora che il cuore sistema tutto.