sabato 30 marzo 2019

IL RUMORE DI SEMPRE

La tenerezza di un nome, la semplicità delle foglie, l'armonia di un cielo al tramonto. Un giorno nuovo, uno appena passato. 
Questa vita che scorre via, e si porta via parti di noi. Il cuore nelle cose.
La vita è troppo grande, il cuore è troppo vero.


Raggi del sole tra le foglie degli alberi. Se dovessi descrivere la timidezza, penserei alla luce che arriva nonostante tutto, che non è disincanto ma dolcezza, che è bellezza, perchè lì dove si incontrano le lacrime, cresce la luce dell'amore.


Che strana cosa la felicità, la delicatezza di un sentimento, di un gesto, di un profumo, di un ricordo. È come scrivere per non far andare via le onde del mare.


Campo di fiori. Dai prati nascono quartine.
Qui tutto resta, il cuore, il rumore di sempre. 







martedì 26 marzo 2019

IO PICCOLA PRINCIPESSA

Giro per il web e trovo post su come vestirsi bene, come truccarsi bene, come sfruttare al meglio la luna in Venere o le magiche virtù di un probabilissimo oroscopo. Non so quanto conti interrogare le stelle, oggi c'è un sacco di gente che lo fa, forse perchè è divertente, perchè ognuno ha una piccola grande speranza, forse perchè ognuno cerca una piccola grande risposta, come dire, una piccola grande promessa. Non sono tipo da oroscopi, a me l'oroscopo fa sorridere, la congiunzione astrale la vivo ogni giorno, ed è Venere, Ares o Marte in combutta con i miei alunni o capelli, o forse è solo perchè mi piace guardare le stelle,  loro hanno sempre una risposta, loro lo sanno come batte il cuore quaggiù.
E così più che astronoma mi sento come il piccolo principe di fronte alla luce limpida e sicura di milioni di stelle come sonagli che conoscono il senso dell'amicizia e sanno ridere. Piccola principessa, che al sospirar d'amorose rime trae vero e diletto, seppur "giova la ricordanza" se amor e cor gentil sono una cosa, se come "amor mi 'spira noto, e alla maniera che ei gitta dentro vo' ragionando".
Chissà se Dante guardava le stelle quando componeva versi per la sua Beatrice, o se il paradiso era tutto in quel "voi che ascoltaste in rime sparse il suono", e quel suono in rime sparse ci è rimasto dentro, fino a rimare e fare versi al senso del sentimento della vita di ognuno.
Sarà che il mondo è pieno di così tanta bellezza, dove c'è l'amore, che la sofferenza è la voce della nostra umanità, sarà che lì dove c'è il dolore, c'è anche il senso di qualcosa di più, di qualcosa di unico, di qualcosa vero.
Che è come guardare le stelle, nelle notti di luna e di silenzio, lì dove sono tutte le cose che contano.  




mercoledì 20 marzo 2019

NOSTALGIA

Quando l'anima sente, è già nostalgia. Lo sa bene il mare, quando va avanti nella notte, quando resta un'espressione sul viso, come una ruga, un ricordo, per quello che è passato, per quello che è già perso.
Quando cambiamo davvero, lo facciamo  poco a poco, o c'è un momento preciso, un prima e un dopo, un mentre che non riusciamo ad afferrare, se non nello scorrere dei ricordi, nello stringere forte una mano, nei per sempre che vogliamo non finiscano mai.
Non lo so. Non so poi molto.
So solo che mi specchio nei tuoi occhi,
negli sguardi ovunque resti tu. 


sabato 16 marzo 2019

IO

Io lo so che sono antica,
non mi piacciono le cose fatte velocemente,
i gesti vuoti,
le parole come suoni e basta.
Per me ogni cosa deve avere un valore,
un significato,
non mi interessa la vita che sia
vocio inutile e commercio con altri,
io do senso ad ogni mio gesto,
ad ogni mio sguardo,
ogni mia parola.
Ai posti affollati preferisco
i posti per pochi,
alle luci artificiali
preferisco l'odore del mare,
agli abissi delle finte compagnie
la dolce verità della mia solitudine.
Lo so che non è semplice
essere così in un mondo che non accetta
il bene del sentimento e il sacro della dedizione,
gli ideali, o la voce della coscienza.
Forse perchè essere tristi è facile
ma essere se stessi è avere il cuore pieno
e tutto quello che conta,
l'amore più vero. 




lunedì 11 marzo 2019

CANTO ALLA LUNA DELLE ILLUSIONI

Io leggo. Leggo per cercare le risposte, per trovare le parole, per vivere quella sospensione del tempo, per avere un piccolo sembiante di eterno.
Leggo, e tutto prende forma. Leggo le parole che furon di altri, i pensieri che sono sentimento comune, in questa vita fatta di amore e di pianto, di gioia e lamento, di infinito e forza. A volte scrivo, ma quello che scrivo non è mai come ció che leggo. È nella lettura che c'è arricchimento, conoscenza, nuovo inizio ed eterna gioventù. Scrivere è una forma di compensazione. È un anestetico per tutto quello che ho perso, per quello che non è più, per il canto alla luna delle illusioni, per quello che non sono stata capace di capire, per quello che non sono stata in grado di vedere, per quello che è parte di me, per quello che mi riporta a me stessa. Non puoi scrivere se non pensi a qualcuno, se non porti qualcuno o qualcosa nel cuore. C'è un momento preciso che ti insegna il valore delle cose. Non lo impari subito, lo capisci a poco a poco, e succede ogni volta all'improvviso, quando la vita ti mette davanti alla verità delle cose, quando ti lascia il sapore di una casa o di un ricordo, dei giorni dell'infanzia, delle finestre della nonna con ancora i vasi di fiore e pieni di luce. Lo capisci quando non puoi fermare il tempo, nè i segni dei giorni sul calendario, e le tasche ormai non hanno più caramelle, ma sospiri, o qualche rapido fiore. Lo capisci quando stringi tutta te stessa, e l'anima s'incontra in un pensiero d'amore e una preghiera. 


martedì 5 marzo 2019

PER SEMPRE DYLAN MCKAY

Erano gli anni 90, gli anni di tutta una generazione, gli anni delle sigle in tv, dei mondiali alla finestra, delle canzoni su musicassetta e su nastri lp.
Erano gli anni della giovinezza e della felicità, perchè era facile essere giovani negli anni della felicità, quando la leggerezza aveva confini ben precisi, e i tempi erano scanditi dai rintocchi analogici di qualcosa di magico, come qualcosa di inatteso e sempre nuovo, e tutto quello era già eccezionalità. 
Erano gli anni del mito, ancor prima che il mito iniziasse. Lo cantavano gli 883, lo cantavano gli italiani del mondiale, lo cantavano le ragazze di Non è la rai, lo cantavano perfino i bambini di Bim bum bam, era un'Italia che si stringeva nel sogno e ovunque si riconosceva, l'Italia di Senna e delle fotografie, l'Italia dei Giochi senza frontiere e delle edicole e paninerie.  
Non lo sapevamo, allora, che di lì a qualche anno il mondo avrebbe cominciato ad andare velocissimo. Nel tempo di un attimo, avremmo perso i confini, avremmo dimenticato i contorni, avremmo annullato le distanze.
Di lì a poco, per la verità, il mondo non sarebbe più neanche stato lo stesso.
Ce lo avrebbe ricordato una data, un giorno di più, ogni compleanno in cui avremmo lasciato e messo via senza accorgercene una pagina di diario, una partita di pallone, una corsa per strada.
Saremmo diventati grandi senza saperlo, senza volerlo, senza capirlo, travolti da un mondo senza confini e senza pubblicità, senza nastri da riavvolgere con la penna e con le repliche e spotify ad appena un dito nella tasca.
Ecco perchè ieri, quando abbiamo saputo della morte dell'attore Luke Perry, il Dylan di Beverly Hills, abbiamo pianto.
Perchè con lui se ne va un pezzetto della nostra storia, se ne vanno gli anni '90, i primi batticuori, le prime illusioni, gli album di figurine che erano il nostro instagram di allora, se ne va l'attesa di una seconda puntata, la convinzione che il mondo potesse essere per sempre. 
Con Dylan se ne va una generazione che non voleva apparire ma si proponeva di essere, che cercava se stessa nel mito dell'amicizia, dell'amore, della famiglia, della vita, della felicità o della sua attesa, della sua conquista.
Se ne va il mito del cinema, che non è riuscito a rendere eterni gli uomini ma solo la loro immagine, che non è riuscito a fermare il tempo ma solo ad assolutizzarlo o velocizzarlo,
e per il resto c'è il cuore che forse va lento, ma conserva tutto.

sabato 2 marzo 2019

SOLE DI MARZO

Sole di marzo
mi ricordi
l'attesa della luce
della mattina
il tempo che rincorreva
il pallone dei giochi
lo sbocciare di un fiore
ogni nuova primavera
ora che siamo solo
gli sguardi dei giorni
le pieghe dei segni
sui calendari