venerdì 13 marzo 2020

STORIE

Conoscere il segreto delle storie, per comprendere la società. Si chiama storytelling, che è come dire, in maniera più semplice, dare un nome alle cose, chiamarle per quello che sono, definire un tabù linguistico, pronunciarlo, scrivere, lasciare che ti faccia male, che renda giustizia, chiarezza, o verità.

Siamo fatti di tante storie.Quante storie dietro una finestra, quante nelle case dei vicini, quante negli occhi di ognuno, nei post che leggo quotidianamente, nelle testimonianze di ognuno, o nelle piazze vuote, che ci dicono che qualcosa è cambiato, non lo sapevamo, ci credevamo immuni, e invece è successo. 

Quante narrazioni raccontano vite sospese a metà tra il sogno e la poesia, tra il certo e il probabile, tra quello che è stato, e quello che non è più. La narrazione mia di questi giorni è la malinconia, a tratti lo stupore, la stanchezza, lo sconvolgimento, ci sono verità che fanno male, ma forse è solo così che si cresce. 

Ci sono sono pagine che tornano in soccorso. In questi giorni mi sento come la liceale di un tempo, 
a suon di versioni fortunatamente Diogene Larzio mi ha insegnato l'autarcheia del saggio chiuso nella sua torre d'avorio (umilmente non mi paragono a Diogene, 
certo meglio del Conte Ugolino,  
o forse preferirei la chioma di Rapunzel del resto), ma se scrivo, leggo, studio o preparo le lezioni per i miei alunni, sono serena, sono fortunata, non mi manca nulla. 

Quello che mi manca davvero è la certezza di un tempo. Mi manca la normalità, mi manca il telegiornale che parla di problemi consueti, che non mi fa vedere letti di ospedale, e gente in lacrime. Mi mancano 
i fiori di marzo, che nonostante tutto sbocciano e non sanno quello che stiamo vivendo. 

La natura ha il suo modo per raccontare la vita. È una narrazione limpida nella sua verità, concreta nelle sue regole, attenta ai suoi ritmi, in linea con il respiro del mondo. Dall'altro lato c'è la poesia di chi vive, di chi soffre, si rialza, ce la fa, vede il mondo cambiare, vede la realtà trasformarsi. C'è la poesia dell'umano, che ci fa essere vicini più che mai, anche se lontani.  


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