venerdì 28 febbraio 2020

VUOTO E PIENO

Il vuoto e il pieno, quando c' è il troppo pieno manca l'altro, quando c'è il vuoto manca tutto. Le strade di Milano, le vie dello shopping, le vie del lavoro, le corsie piene, le luci, i semafori, i negozi pieni, i vuoti che ognuno porta con sè. La città sa cullarti con i suoi rumori, con i suoi ritmi, il ripetersi continuo e caotico dei gesti, sempre diversi, sempre gli stessi, un' infinità di folla anonima che si porta dietro le sue storie, i suoi passi, i suoi pezzi di mondo. Corso Como, Via Torino, "al Sempione", piazzale Lotto, e poi fermata Cadorna, Garibaldi, i grattacieli, i palazzi che accarezzano il blu, la linea rossa, la metro che va. 

Ci ho messo tanto a capire che la perfezione non esiste, eppure è nell'imperfezione che ogni giorno avvengono quelle storie che sono un po' la nostra vita, e che l'amore abbellisce, rende speciali, eterne, o una piccola pena. Sono i treni che si prendono abitualmente, e che hanno il posto seduta-finestrino, su vite che scorrono e fantasie che non hanno fermata, almeno fino a quando l'aria condizionata non è troppo forte e allora ti devi accontentare di un posto corridoio. Ed è lì il problema, quando cambi il tuo posto finestrino significa che lo spettacolo non ti interessa più, sei grande, troppo stanco, non so. Le stazioni però vedono le storie più belle. Incontri, passi frettolosi, ricordi, commozione. Come quelle due rotaie che non si incotrano mai, ma che vanno avanti, sempre insieme, sempre di fianco. Alle stazioni capisci che ci sono due tipi di passeggeri, quelli che sanno viaggiare, sicuri, felici, pratici, pragmatici anzi, padroni di tutto, anche di quello che si lasciano dietro, e poi ci sono io, che non imparerò mai, che sono dalla parte degli idealisti, di quelli che si innamorano, di quelli che si struggono, cui a volte neanche un finestrino vista mare basterebbe, ma solo trovare a fine percorso un posto che li attende, un binario pieno, con le persone importanti.  

E così esistono i vuoti e i posti pieni.   
I vuoti fanno male, sono voci malinconiche, ma rivelano la realtà delle cose, fanno vedere meglio, fanno capire quello che conta, lo spazio che c'è in una piazza enorme, in un cuore, in un'ora, in una vita, in un vagone, in una metro, in un giorno. 
A volte, i posti vuoti si riempiono di un sentimento.
Anche a distanza. 
Si riempiono.


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