venerdì 18 gennaio 2019

COME DON CHISCIOTTE

Ho imparato l'amore. A piangere anche.
A vivere forse sí, forse no, forse mai.
Sono cresciuto.
Ho dato nome alla forma delle nuvole, ascoltato i passi di un gatto per la strada, sentito il rumore del vento, la malinconia di una porta chiusa.
I sentieri non muoiono con la parola "fine", hanno altre strade, nuove vie, raccontano.  Quello che raccontano lo capiscono in pochi, quelli che hanno già visto, che hanno già capito. Chi può dire quando termina la storia di una strada, di un vicolo di paese, di una casa, di un mare, di un impero.
Forse hanno silenzi per farsi ascoltare?
E che voce può mai avere un qualcosa che non interessa più a nessuno? Basta un cartello con su scritto "vendesi", con le spranghe alle finestre, con le tende alle imposte, con gli occhi spenti, e la stanchezza nel cuore? Il viaggio di ognuno è un viaggio verso se stesso.
La scrittura si sbriciola in canto, si srotola per la strada dove non passa più nessuno, e tutto quello che resta è la storia di un uomo, forse.
Ne resta traccia sull'ombra di un ricordo alla finestra, sui muri scrostati, nei vicoli dove s'intrecciano altre storie, altre vite, nelle strade dove non passa più nessuno, eppure ancora si legge un nome, appena, l'impronta di una scarpa, di un profumo.
Tutto passa, e ovunque è sempre un sogno scritto a metá.

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