lunedì 19 settembre 2016

"TRE VOLTE ALL'ALBA" di A.Baricco. Una recensione o "lettura imperfetta"

Una impostazione episodica riscaldata dalla luce di un’alba che tutto riaccende e tutto mette in moto. Sono questi i tre momenti di “Tre volte all’alba”, romanzo di Alessandro Baricco, testo d’una originalità e poesia particolari, non usuali. In una cornice in cui a farla da padrone è la luce di un giorno nascente, in un libretto in cui il feu rouge è l’incontro magico dei destini e della vita, Baricco incastona con il suo tocco delicato e geniale dei quadretti d’alta espressività, quadretti che vedono i personaggi che vi si muovono inseriti in un disegno più grande di loro, in cui protagonista è la vita, con tutte le sue realtà e le sue scelte.
La vita con tutte le sue sfumature, quelle del rimpianto, del dolore, dei desideri, della sopportazione, della vita che pure prende il suo posto e fa’ le sue scelte, quelle del tempo che passa, che sono come le mille sfumature del cielo in un’alba nascente.Già, la luce dell’alba, <<la luce giusta per tornare a casa>>, la luce migliore <<per sentirsi più puliti>>, la luce che non cancella le cose ma che tuttavia te le restituisce in una maniera nuova e <<reale>>. La <<misteriosa permanenza delle cose nella corrente mai ferma della vita […] La misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita>>.
La risposta c’è in Baricco, c’è velata come non mai nella luce <<metallica>> dell’alba, rivelata nella luce che pulisce e salva, nella <<luce cristallina>> che si alza a <<riaccendere le cose ed a rimettere in movimento il tempo>>, che è come una poesia che si accenna pian piano nel riflesso dolce del tempo che passa.
E non è indolore, no, questo no, perché per ogni casa che brucia c’è sempre per tutti <<qualche rovina che fuma>>, che fumerà per parecchio tempo, riverberata dalle luci blu che tutto circondano di qualche auto di polizia nella notte, che è come una ferita assopita ma sempre aperta. Nei quadretti di “Tre volte all’alba” il passato ti viene incontro con la delicatezza d’un soffio. C’è, si sente, condiziona pesantemente la vita dei protagonisti, le loro scelte, i loro modi di agire e di pensare, essi sono così perché c’è qualcosa che li ha cambiati enormemente, ognuno di loro porta con sé la propria storia, il proprio carico di dolore, di sofferenza e di riscatto.
Sotto la luce dell’alba avvengono tre incontri. Il primo, di una donna e un uomo in una stanza d’albergo, il secondo di una giovane con un uomo molto più grande di lei, portiere di un albergo, il terzo di una donna con un ragazzino. <<S’incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima>>. Tre storie dunque, che s’intersecano per un solo momento in questa cosa più grande di noi che chiamiamo “vita”.  Tre storie che s’incontrano e l’un l’altra –forse- si salvano, sotto quella luce più bella e speciale delle altre, che pulisce e riapre il giorno, riapre le possibilità.  E la risposta è forse in quella fitta che non si capisce, che rende tanto difficile <<separare il dolore del rimpianto dalla sensazione bella di aver combinato qualcosa di buono>>.  È in quella <<misteriosa permanenza delle cose>> nel fluire inclemente e tuttavia, a modo suo, bello della vita, in quelle cose che ci sono vicine, che a viverci insieme, prendono come <<una mano leggera di vernice, la tinta di certe emozioni destinate a scolorare, sotto il sole, in ricordi>>.

La misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita.  Appunto.               

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