venerdì 14 luglio 2017

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I temporali d'estate arrivano all'improvviso, con l'urgenza di un qualcosa di piú, qualcosa che scuote il cielo e le parole, e ovunque é rumore, ovunque è silenzio. Si dovrebbe imparare dai temporali d'estate, con la loro urgenza di un qualcosa di piú, con il loro passaggio inaspettato, con la loro forza e paura, o dolce poesia.
Sì perché hanno il profumo delle cose che invecchiano e che ritornano nuove, e ti ricordano che il sole non é sempre caldo, che un giorno di luce é un tesoro prezioso, come il cielo blu che é profondo ed é pieno di sentimento e di immenso.
I temporali ci insegnano che non tutto dura per sempre, che il vento spazza via le impronte di ieri, che la pioggia lava via i sassi per la strada, e la strada torna nuova ed é sempre la stessa.
Eppure mi piacerebbe imparare da loro, dalla loro poesia che irrompe ed é tempesta, dalle loro assenze che tuttavia rimettono le cose a posto, ti incantano, e poi subito vanno via.
Il rumore della pioggia resta nelle pozzanghere in cui saltano i bambini, in cui i poeti cercano di sera il riflesso della luna a testa in giú. É in questi alberi che profumano e prendono vita, e forse in questa spiaggia un po' piú scura, dove il mare ritrova la sua quieta armonia.
Ma il bello dei temporali é che dopo le nuvole ovunque affiora un cielo terso. Come se passata la tempesta, il sole avesse urgenza di brillare. Bisognerebbe vivere così, come un sole che splende dopo pioggia e nuvole. Cercando il raggio giusto, tra tanti che non danno calore.

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