martedì 21 aprile 2020

LUCE

In principio ci fu il Decamerone, poi ci si perfezionò, l'allegra brigata divenne una videolezione su meet, e la videochiamata fu la videonovella di ogni giornata, roba da classici e sognatori il videoracconto di videopensieri e videomalumori. Per la verità, ci fu una tappa intermedia con il Manzoni, quel di Tucidide ci sembrava troppo distante, e cosí in nome del nuovo abbiamo preferito videocercarci e videpensarci,  lasciare il disuso nei polverosi scatoloni dei nostri progetti, della modernità. 

Scatoloni su cui fare fitness, step perchè no, su cui sfoggiare tute e ritmi alla moda, scatoloni da videodivani, da videotapiri, da videoabbonamenti, scatoloni dei ricordi e della nostalgia, degli angoli messi a tacere o solo da parte, perchè anche a togliere le cose vecchie, dimesse, passate, c'è un bel po' di malinconia. 

Abbiamo chiuso a chiave porte e finestre. Abbiamo riempito pagine e svuotato cassetti, abbiamo frugato e ci siamo fermati, per capire che non c'è un posto che ci consenta di bloccare lo scorrere del tempo e i momenti. Le foto, no. Mi piacciono le foto ma conservano l'immagine di allora mentre ti parlano di"ora", e a volte sono spietate, ti buttano in faccia la verità, e per qualcuno viste in negativo sono una perdita. 

In questi giorni c'è chi passa il tempo a fare torte e a prendersi cura della casa, per me fare una torta significa disegnarla, o al massimo descriverla, inventarla. Ho capito che c'è molto di più in me dell'astrofisica per il caos spaziale che non della donna amante delle faccende domestiche, anzi per me la casa è come la casa di carta, è un mondo da leggere, da scrivere, da scriversi dentro, da lasciarsi nell'anima, tantomeno da seguire in tv. 

E così, aspetto la fine di tutto questo. Non so come sarà, come sarò, come proseguirà. Aspetto alla finestra, nello schermo di un computer, nella musica degli auricolari, nella poesia mancante sempre di un verso. Aspetto nelle storie del mondo, nelle stelle del cielo, che ci sono anche di giorno, anche se non si vedono. 

Torneranno gli aloni dei lampioni, i riflessi di sole, gli abbracci di fronte ai semafori, i passi lenti, le tasche piene di sabbia e di mare. Torneranno gli occhi negli occhi, i versi dei poeti, gli sguardi degli anziani. Le scuole, i treni, i posti a sedere della metro. Dietro una finestra, da cui, intanto, entra la luce.

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