Si sta lontano,
e si lasciano dietro la porta
i giorni felici, i rumori
delle strade, i passi
verso l'eternità
inconsapevole.
Oltre, continua il rosa dei
cieli, il coraggio delle nuvole,
in un monologo
che è una clessidra del tempo,
scorre tra le dita,
come polvere di stelle,
era il volo delle bolle
di sapone, il viso
di un amore, il riflesso
di un pomeriggio
all'imbrunire, - corsa
di grazia e di attesa-
nell'ora che scioglie il giorno,
privandoci
delle aspettative, dei sogni.
Si vive soli dietro la porta.
Dietro la porta
rifugio, conforto, prigione.
Dietro la porta
è sparita la giovinezza,
è svanita l'estate, è
sfumata dalla conchiglia
la voce del mare,
si sono perse le rime
dei poeti di passaggio,
dei venditori di fumo,
dei passanti di quartiere,
delle tessitrici delle preghiere
e delle matasse.
Oltre, è scomparso l'altrove
della nostra incoscienza,
della nostra attesa, della nostra
ricerca da rabdomanti
di carezze
e aspettative.
Sono scomparsi i portalettere,
i mestieranti di giornata,
i poster appesi sui muri,
con la vita del posto
e la pubblicità.
Mi racconta una lacrima
un ti voglio bene
non detto,
un giorno sprecato,
la reticenza di vivere
e di vedere.
Dietro la porta
una macchia
di umidità e un poster
ormai sbiadito.