Non sai il valore di un anno, quando sei giovane. Un anno che non comprendi, quando sei alunno. Che centellini, che ti stupisci a ripercorrere in diari, registri, appunti, sguardi, quando sei proff. Ti manca l'ultima pagina del registro, quella su cui il prof più giudizioso scrive "compiti per le vacanze", quella su cui non si indugia su mari e canotte leggere, e che pure registra la penna che scrive "saluti, saluti per le vacanze". Saluti.
Un anno insieme e tutto è finito. Cessano gli elenchi, non hanno più senso gli appelli, nè gli zaini pieni di libri e di quaderni. Ti mancano quegli attimi di normalità, perchè poi impari a memoria il nome di ognuno di loro, ti resta in gola un polmone quando sbagliano i verbi ed è tutto da ricominciare, ma impari a volere bene a questi ragazzi, a cercare in loro qualcosa di più. Ti mancano i colleghi con cui condividi quello che è vostro. Ti mancano i colleghi che diventano amici, i giorni scanditi dagli argomenti da spiegare, i voti da mettere. Ti mancano anche i bidelli, con le loro circolari da firmare, le loro fotocopie, la loro presenza nei corridoi.
Ti manca il suono che compensa la fine della scena, la caduta del sipario, la fotocamera sulle pareti di casa, le pareti di casa che non sanno contenere quello che è passeggero. Lo impari da adulto. Per un ragazzo la fine della scuola è l'inizio delle vacanze, l'estate, la festa.
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