mercoledì 5 agosto 2020

LETTERA AL VENTO

Cos'è questa malinconia che sento in un film in bianco e nero, nelle case abbandonate, nei vicoli dismessi dove sbiadiscono vecchi manifesti, e i fiori alle finestre sono timidi, e si consumano al vento le finestre. 

Cos'è questa malinconia che mi spinge a stringere la sabbia nelle tasche, il tepore della spiaggia sul finire del giorno, un mare che si svuota e torna il silenzio, ecco un pescatore, solo e lontano, nel suo sapore di tramonto e di sale. 

Cos'è questa malinconia che sento nascosta in un libro su una bancarella di antiquariato, in un treno alla stazione, nei passi indietro della memoria, del tempo, dei ricordi, dei giorni, dei libri preziosi, dei poeti, dei sogni. 

La malinconia della tv quando danno vecchie pubblicità, quando guardo vecchie foto, gli sguardi che non si sapeva quello che era, gli sguardi ingenui, felici, insicuri, ignari, gli sguardi pieni, coraggiosi, giovani, gli sguardi quando c'era tutto e non si sapeva. 

Cos'è questa cosa che senti e che sento, che ci fa guardare davvero, che ci fa capire, vedere, riconoscere, apprezzare, perdonare, mettere via, ritrovare. 

Questa cosa che fa sentire vuoto e presenza, assenza e certezza, conforto e tristezza. È un dato immutato, un segno mai spezzato, una lettera al vento, una lettera muta d'amore.  Come scrive Carter: "Vorrebbe dire qualcosa, ma non ci riesce. È lontano milioni di miglia. Siamo entrambi lontani da qui eppure c’è qualcuno che piange. Già allora cominciavo a capire com’è possibile stare in un posto. Ma anche in un altro".

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