lunedì 3 settembre 2018

SETTEMBRE

Settembre. I giorni del rientro a scuola, in cui tutto rallenta, in cui la vita ricomincia. Non lo sapevo da piccola che era una nuova fase di vita che prendeva inizio, settembre era la fine del mare, dei bagni, delle vacanze. Per la veritá, era anche bello tornare alla normalitá, e per me normalitá aveva data 1 settembre, quando i miei genitori avevano la presa di servizio a scuola. Allora era un crescendo di nostalgie e aspettative, ed io cercavo l'estate tra i vicoli di un paese che del sole d'agosto aveva ben poco. C'erano allora le spese d'obbligo per tornare tra i banchi. E non si trattava solo di colori, astucci o libri di testo dal tipico profumo di nuovo. No. La mia spesa preferita era il diario, il diario scolastico che di lí a poco sarebbe stato pieno di frasi e di disegni. Mi affascinavano tutte quelle pagine bianche da riempire, e non mi rendevo conto che ognuna di quelle pagine sarebbe stato un giorno, e poi un mese, un anno, una vita. Non lo sapevo che si cresceva cosí, tra una pagina vuota e una da riempire, aspettando l'estate e i pomeriggi per giocare, tra gli sguardi di compagni e maestre, che erano lí e credevamo fosse per sempre. E cosí sui quaderni a quadrettoni abbiamo imparato a scrivere nei bordi, ci hanno insegnato che non tutti i numeri hanno un quoziente preciso, e che le rette possono essere infinite, ma solo a patto di avere l'immaginazione giusta per tenere assieme tutti quei puntini. Lo capisci dopo che non sempre la vita ti permette di tenere assieme le cose, ma ormai é giá tardi, e non bastano piú i quaderni da colorare per cercare ancora il sapore dell'estate in settembre. Cosí cresci, fino a quando ti dimentichi pure il suono della campanella, la leggerezza dello studente e delle sue matite, le penne che davano spazio al mondo, che lo inventavano nuovamente. Cresci con le cose che ti restano dentro, con quelle che ti hanno cambiato, con quelle che ti ridanno a te stesso, con un settembre nuovo, che si lascia alle spalle un'estate e i suoi granelli di sabbia, che forse sono infiniti come le rette di tanto tempo fa, ma solo a patto di saperle immaginare e di tenere insieme nel cuore tutto quello che dura per sempre.


Settembre da docente. Suono della campanella. Un programma davanti, una classe di fronte. Sguardi curiosi, assonnati, annoiati, sguardi indagatori, occhi che ti scrutano, o che cercano chissá cosa. Chissá come ero io alla vostra etá, cosa vedevo, cosa cercavo, chissá come mi vedete voi ora. Il perché sono qui me lo ripeto spesso, voi perché dovete, io perchè l'ho scelto. Mi chiedo quanta vita mi trovi di fronte. Quanta vita ci sia dietro la vostra irruenza, dietro la vostra fantasia, dietro la vostra paura o incomprensione del perché delle cose. Vorrei dirvi che vorrei capire anche io. Il perché delle cose, quelle che ti segnano sempre, quelle che si amano, quelle che rendono in ogni caso unica la vita. Vorrei dirvi che con la cultura siete piú forti, che sedevo anche io tra quegli stessi banchi e disegnavo meraviglie, e che il futuro appartiene a voi stessi, a patto di diventare davvero chi voi siete. Vorrei sedermi ancora tra quei banchi dove mi fermo da un'altra prospettiva, e guardare settembre come voi, con voi,  con il suono di una campanella che segna un nuovo anno,  mettendo assieme i puntini,  per sperare e sognare ancora.

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