sabato 15 aprile 2017

RITORNI

Arriva Pasqua ed è tempo di bilanci. 
Tempo di scartare le uova, tempo di un appuntamento che è scoperta di cambiamento e di rinascita. Di cambiamento, sì. Perchè se ogni anno i fiori fioriscono e il sole torna a portare il suo profumo di calore e di vento, tu sai che non sei più lo stesso. Forse lo sai solo quando invecchi, o diventi grande, ma allora la conferma ce l'hai per davvero, e non è poi una bella cosa, pensare a come rincorrevi i tuoi anni da adulto quando eri bambino, quando Pasqua era una scorpacciata golosa di cioccolata e la pupa dalla nonna sapeva di festa e di felicità. E così la Pasqua è un ritorno. Come un viaggio, un incontro del caso, un pianto sommesso, un sorriso gentile...un ritorno. 
Viaggiamo per ritrovarci, e la Pasqua è quel posto un po 'speciale che ti fa sentire bambino e adulto allo stesso tempo, che ti fa riscoprire chi eri, e capire chi sei.  Si dice che non bisogna mai tornare nei posti in cui si è stati felici. Perfino Ulisse, giunto finalmente ad Itaca, alla fine dell'Odissea sembra ormai pago della moglie Penelope e dell'alta reggia, in cerca della quale aveva tribolato tanto. I ritorni sono dolorosi. L'Ulisse di Pascoli una volta tornato indietro scopre la sofferenza per l'estraneità dei posti in cui era stato, in cui tutto era cambiato, e niente era più lo stesso. L'Ulisse di Tennyson, invece tornato a casa, scopre l'insofferenza per un popolo ostile che non lo conosce e in cui lui non si riconosce più, l'Ulisse di Dante parte perchè ormai non può più arrestarsi.
Scrive Italo Calvino: "Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti". Il che è come dire, citando il Magris de "L'Infinito viaggiare", che il vero viaggio è un'andata ed un ritorno, uno scoprire se stessi nei posti che ci hanno visti e conosciuti, ma dopo la scissione iniziale, che ci hanno cambiato e riconfermato allo stesso tempo. E forse è questa la rinascita della vita, della Pasqua, degli incontri, dei posti speciali, delle fini, dei nuovi inizi. La certezza che nonostante tutto, noi siamo quelli che siamo, in un soffio di vento o un ricordo, in una casa spenta con il tavolo vuoto, in un mandorlo in fiore, noi siamo quelli che siamo. La vita ci cambia ma ci rivela se sappiamo essere noi stessi fino alla fine, e allora non cambia niente, perchè le cose preziose le portiamo con noi. 
Perchè cavalcate per queste terre?"-si legge in Novalis- "per ritornare".


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