lunedì 7 novembre 2016

IL TEMPO DELLE MELE, 7 NOVEMBRE 1981

Le scritte sull'invicta sanno di scarpe da ginnastica troppo logore e di calzoncini al ginocchio o lasciati a metá. Sanno di pomeriggi sporchi di polvere, di soli limpidi nella luce strana dell'imbrunire, di vetri e finestre su cui si riflettono giochi di giorni che muoiono.
Le facce sulle figurine sono quelle di protagonisti di film e serie tv. Sanno di movenze plastiche e di sbarbatelli in posa da attore, di baci da sogno e pantaloni a vita alta, e top colorati che lasciano fuori ombelichi invidiabili e fianchi ben modellati.
Le luci della sfera stroboscopica sono quelle delle musiche che hanno fatto la storia. Quelle delle canzoni da collezione, quelle di una stretta ed una parola, quella di un giradischi e di un microfono, di cuffie grandi e da mettere al volo, e walkman fosforescenti da "rinchiudere" in una musicassetta e portare con te, su un lato b troppo lento e un lato a che è come "un ininterrotto e per sempre".
 E poi c'erano i diari da riempire, le scritte a colori o in grassetto, i ritagli di giornale incollati in pezzi strappati, e le fotografie troppo lontane e sviluppate da poco.
C'erano gli indirizzi a penna ed i numeri di telefono, i compiti per i casa e i cuori senza nome e belli così, e tutto era speciale perchè sapeva di "infanzia", di felicitá, di luce magica di tramonto sul muro della casa di fronte, sul tetto all'angolo di chissá quale indirizzo.
C'era il tempo delle mele, ognuno con il suo e sempre diverso, quello dei lenti o delle carezze, o delle corse a crepapelle inseguendo il vento.
Un tempo delle mele che è una realtá vista e vissuta in un sogno, un tempo delle mele che è un diventare grandi ed un correre verso qualcosa, magari con un sole intravisto nei vetri delle case, caldo e rosso e pieno di vita, nella luce magica di un tramonto...di un giorno che muore.
 

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