sabato 1 ottobre 2016

UN BINARIO TARGATO FELICITÁ

Non so dove vadano tutti questi treni che mi passano davanti, dove si fermino, dove riprendano i propri percorsi.
I binari si inseguono e attraversano cartoline senza meta, sprazzi di vite vissute, quotidianitá intraviste nella luce di un treno che velocemente corre via.
Dietro i finestrini dei vagoni, piccoli giorni di sempre s'intersecano per un momento ai tuoi giorni,
 per un frangente di secondo, altre vite si sfiorano e si mischiano alla tua, e tu sei lì, per lo più inconsapevole, a prenderti quella vita che ti passa vicino e che ti accompagna sempre senza conoscerti mai, che puoi solo immaginare, nel fruscìo di un attimo che intanto scorre via.
 È lo sfiorare di un attimo, tutto arriva, tutto passa, tutto corre via.
C'è tutto un mondo nei vagoni di un treno, un mondo di valigie piene di vite vissute e di pensieri, di giornali stropicciati sui sedili e luci strappate alla notte, vite accortacciate che proiettano la loro immagine di sè, dal freddo di un finestrino che velocemente scompare.
Intraprendi il viaggio, e non sai mai quale posto ti tocca, quali sono i tuoi compagni di avventura, scelti dal caso e dalla sorte, dai capricci di un signore irriverente, non sai con quali passeggeri dividerai il tuo percorso, a quale fermata se ne andranno, quali bagagli porteranno con sè.
Il treno passa e va, e c'è chi sale e chi scende, chi ha lasciato un giornale, e chi ha abbracci tanto stretti da sussurrare, lì su un binario di una stazione sconosciuta.
Il treno passa e va e attraversa confini, lascia dietro di sè malumori e nostalgia, amori finiti e nuove occasioni, orologi guardati distrattamente e chiacchiere improvvisate senza preavviso, orizzonti immensi racchiusi dietro un vetro.
Non so dove portino queste rotaie, dove finisca questo fruscìo veloce eppure stridente, dove s'incrocino i bivi e si cambino i binari, eppure tutto succede, mentre si scrivono i destini della gente, e il vento li porta con sè, lungo un treno che corre veloce, su sentieri e geografie sconosciute, su perfette geometrie che nulla sanno della vita vera, quando questa è silenzio, quando questa é magia.
Forse perchè i binari sono i luoghi della certezza, sono i percorsi "facili", quelli dove sai e sei certo di arrivare, i luoghi dalla perfetta linearitá che costruisce giustizie ed ovvietá. Sono i posti un po' speciali, in cui tutto avviene con ordine, e tutto è "naturale" nel suo divenire concreto e reale.
 E il viaggiatore lo sa, il viaggiatore che pur ogni giorno percorre la sua strada ed è lì, lì con il cuore sottosopra, lì con una realtá che non va mai come dovrebbe, lì con i desideri e la vita e le parole che sfuggono sempre e che non sono mai quello che sono... mai come i binari, perfetti e lineari al capolinea, i binari che non rispettano necessitá e tanto meno vulnerabilitá, che vanno come vogliono, e non lasciano possibilitá.
E tutto passa, s'evolve, finisce, muta. Resta, anche, nei casi eccezionali, ma è solo per qualcuno, per chi vi si aggrappa forte e diventa un pò poeta, un pò folle o un po' bambino.
E così non c'è niente di più triste di un binario vuoto dopo che un treno è andato via.
Niente di più malinconico, di vagoni vuoti e treni abbandonati in una piccola stazione di provincia, sotto un cielo d'autunno senza nuvole e vento.
Niente di più bello, quando il treno arriva e passa e va, quando le valigie si appoggiano sull'asfalto, ed intorno è solo una danza, danza di sguardi e di promesse, di abbracci infiniti che sembra di stringere incanti.
Il viaggiatore lo sa e...comunque va.
Va con il suo disordine dentro e con i suoi sogni malandati, con il cuore sottosopra ed i desideri alla rinfusa, con i baci mancati e gli aquiloni lasciati nel vento, con i malditesta e gli scoppi di risa, con le valigie troppo pesanti e mai piene del tutto.
Va e non si sa dove nè come, su strade lineari o percorsi confusi e pieni di insidie, magari sbuffando o fischiettando come quello stesso treno che è preciso ed implacabile, nel seguire le sue orme ed il suo sentiero.
 Come quelle rotaie, come quei binari, egli va...
con un biglietto timbrato tra le mani o meno, con una direzione in testa e una in cielo, forse, soffrendo, fantasticando, ma sempre e solo con nel cuore, come meta la felicitá.

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