mercoledì 4 marzo 2020

IL BENESSERE NON È ONNIPOTENZA

Ho imparato come si tossisce in un gomito, cosa significa uno starnuto, cosa può essere un virus. 
Ho capito che la vita può cambiare in un attimo, e che il titolo del premio Nobel Grazia Deledda, Canne al Vento, è una grande verità. Ho capito cosa significa essere più fragili di un granello di sabbia, e quanto avessero ragione i filosofi del tempo andato, Parmenide, Eraclito, nel dire che tutto scorre, che l'essere è fin tanto che esiste, che i bisogni primari non sono come i bisogni non necessari. 

C'è un confine per tutto, e quando stringi il filo, capisci che contano solo quelle poche cose importanti, l'affetto, l'amore, la salute, la vita. Da un lato c'è la vita, dall'altro ci sono la precarietà, la paura, la fragilità, il senso delle cose, l'esistenza. Ho capito Omero quando cantava che siamo come le foglie, e ho capito Archiloco quando interrogando il suo cuore, aveva come risposta "riconosci la misura che governa il mondo". Ho capito Mimnermo, Orazio, Catullo, Leopardi, Tasso, il Poliziano quando parlavano del dolore e dell'invito a godere del giorno. Ho compreso che il benessere alla fine non è onnipotenza, che l'uomo è uomo sempre, in qualunque epoca o momento. Ho capito che la precarietà fa paura, ma la fragilità è una costante di sempre. E la fragilità insegna cos'è l'amore.  




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