martedì 3 gennaio 2017

INVERNO

Inverno se ti fermassi sulle porte di casa o sui vetri alla finestra, 
forse non faresti tanto male, forse saresti pure bello, piacevole, 
come lo sono quelle sospensioni di vita irreali che restan sospese
e non portano a nulla.
E invece tu sei così,
sei il rumore dei pensieri quando l'ombra che ci portiamo dentro s'allunga dietro di te e si chiama malinconia, sei l'attesa interminabile di una voce o una presenza, sei la stanchezza logora di aspettative, desideri e pianti che infiammano e non si avverano mai. 
Sei ingiusto inverno,
e sai essere inclemente alle volte, per i sogni lasciati dietro le porte,
e il calore sospeso divenuto gelo e freddezza.
Sei ingiusto, nei pomeriggi interminabili che s'accorciano 
e sono giá notte, e svaniscono così, e si portano via i giorni di sempre,
e si portano via un pò di noi, e si consumano, 
portando via chissá cosa, lasciando via i chissà e i perchè.
Inverno, se potessi imbrigliare tutta questa pioggia che mi sfiora i sogni e indispone i pensieri, e strappar via tutto questo grigiore che è
inedia e tormento,
vorrei che tu divenissi un messaggero di sereno candore.
Vorrei che tu fossi la mano stretta tra le mani
a cercar calore,
e il profumo di una primavera lontana, ma pronta a venire, in un raggio di sole.
Vorrei che fossi i racconti di un tempo perduto,
la fantasia in un cielo di nuvole,
le fotografie in bianco e nero che significano per davvero, ed hanno valore.
Vorrei che fossi la quiete del cuore e dell'anima,
l'abbraccio caldo delle cose che sono,
la certezza di un sentimento che è,
esiste, e dura tutt'ora.

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