Torna, se puoi tornare.
Torna con il treno
delle tre, con un vecchio
libro in mano, con
gli echi bianchi
di una poesia,
in cui chi legge sogna
e chi scrive, racconta.
Torna, se puoi.
Portami la cartella
della terza elementare,
la filastrocca dei colori,
i girotondi dei tramonti
quando si giocava
a nasconderci,
- chiusi gli occhi
in una bolla soffiata-
una bolla del cielo, del mare
torna perché è bello
tornare, nella canzone
in cui chi canta vive,
chi ascolta è il tuo nome.
Torna nelle mani strette
calde, a sentire,
a pregare, nel riflesso
di un vetro, al cielo
che imbruna, sfuma,
sfiorisce, svanisce,
nel giorno che ho dentro
e che dura da allora,
quel giorno che non finisce,
e che muto capisce.
Torna nei passi diversi,
nei giochi dismessi,
nei sogni dispersi.
Nei posti vuoti, finiti,
perduti, dimenticati,
scottati, seccati, nascosti,
- nelle rughe del viso
e del cuore che piange,
che cerca, resiste,
torna nel tempo
in cui chi ti chiama
esiste, chi ascolta sei tu.
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