"Nessun
lavoro é vergogna, poltrire é vergogna" scrive Esiodo ne "Le Opere e
i Giorni".
Con una concezione che ribalta quella tradizionale per cui l'uomo greco per eccellenza é quello "kalos kai agathos"(bello e buono di fama e di valore), il quale si sottrae al giogo dell'età del ferro (età che registra l'introduzione del lavoro, per gli uomini, degradazione seriore all'età dell'oro, l'età degli dei) Esiodo definisce il valore del lavoro fine a se stesso, non solo mezzo di arricchimento e di miglioramento di vita, ma anche e soprattutto contrassegno evidente di elevazione spirituale ed esistenziale. La dignità del lavoro come simbolo di ordine, perfezione, serietá, armonia, ricorre nelle Georgiche di Virgilio, in particolare nel passo dedicato alle api, con un'immagine mutuata da quella ciceroniana presente nel "De re publica", laddove l'immagine delle api (res publica) ricalca quella della moltitudine del popolo (res populi), con chiara valenza paradigmatica dell'operosità come presupposto imprescindibile della sana collettività , di una "Res Publica" che coopera in vista di un bene e uno scopo comune. Scrive infatti Virgilio (libro IV, Egl.) in riferimento alla città delle api: solo loro "vivono seguendo leggi rigorose, solo loro riconoscono sempre la patria, il focolare, e sapendo che tornerà l'inverno in estate si sottopongono a fatica per riporre in comune ciò che si procurano" (magnisque agitant sub legibus aevum, | et patriam solae et certos novere penates,| venturaeque hiemis memores aestate laborem |experiuntur et in medium quaesita reponunt vv.155-158).
Con una concezione che ribalta quella tradizionale per cui l'uomo greco per eccellenza é quello "kalos kai agathos"(bello e buono di fama e di valore), il quale si sottrae al giogo dell'età del ferro (età che registra l'introduzione del lavoro, per gli uomini, degradazione seriore all'età dell'oro, l'età degli dei) Esiodo definisce il valore del lavoro fine a se stesso, non solo mezzo di arricchimento e di miglioramento di vita, ma anche e soprattutto contrassegno evidente di elevazione spirituale ed esistenziale. La dignità del lavoro come simbolo di ordine, perfezione, serietá, armonia, ricorre nelle Georgiche di Virgilio, in particolare nel passo dedicato alle api, con un'immagine mutuata da quella ciceroniana presente nel "De re publica", laddove l'immagine delle api (res publica) ricalca quella della moltitudine del popolo (res populi), con chiara valenza paradigmatica dell'operosità come presupposto imprescindibile della sana collettività , di una "Res Publica" che coopera in vista di un bene e uno scopo comune. Scrive infatti Virgilio (libro IV, Egl.) in riferimento alla città delle api: solo loro "vivono seguendo leggi rigorose, solo loro riconoscono sempre la patria, il focolare, e sapendo che tornerà l'inverno in estate si sottopongono a fatica per riporre in comune ciò che si procurano" (magnisque agitant sub legibus aevum, | et patriam solae et certos novere penates,| venturaeque hiemis memores aestate laborem |experiuntur et in medium quaesita reponunt vv.155-158).
Se il
clima é quello, squisito, del classicismo e mecenatismo augusteo, l'immagine
delle api é quella di una società unita, fedele a se stessa e alle leggi, che
ha casa, figli, obiettivi e che, in virtù del lavoro e grazie al proprio
lavoro, coopera dignitosamente in vista del bene comune.
Come dire: "l'Italia é una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
Il lavoro
rende liberi, completi, dà dignità e possibilità di arricchimento personale,
esistenziale, culturale.Come dire: "l'Italia é una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
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